Tre operai della Iron&Logistics – che si occupa di imballaggi, smistamento e logistica in conto terzi per case di moda – sono rimasti feriti durante un presidio davanti alla loro azienda, a Prato. Il sit-in 24 ore su 24 dura ormai da oltre 40 giorni dopo che 22 dipendenti sono stati licenziati in tronco via citofono. Uno dei tre addetti che hanno avuto bisogno di cure è stato anche portato in ospedale con ferite da taglio e un trauma cranico. Quella che il sindacato SiCobas – che riferisce l’accaduto – definisce “aggressione” è stato l’ultimo atto dell’escalation nel braccio di ferro tra dipendenti, ex e azienda, che si è consumato dopo l’ultimo, sorprendente capitolo della storia, quando i lavoratori si sono accorti di movimenti ritenuti “anomali” all’interno dello stabilimento. Secondo la loro ricostruzione dei sindacalisti l’azienda ha smontato i macchinari, spacciando queste operazioni inizialmente per “manutenzione”. “In realtà una ditta esterna ha lavorato a ritmo incessante per tutto il fine settimana” dicono i sindacalisti. Il loro timore è che l’azienda abbia pianificato un’operazione “chiudi e riapri”: “Mentre noi stavamo andando in consiglio comunale a dire che le istituzioni sono zitte e ferme – sottolinea Luca Toscano, altro esponente del sindacato – l’azienda stava smantellando una fabbrica per chiudere e riaprire con un’altra partita Iva”. “Non consentiremo che la fabbrica sia smantellata avvalendosi di metodi mafiosi e squadristi – conclude il SiCobas, che ha sempre seguito le vertenze nella ditta – Ora le istituzioni battano un colpo“.

Ad aggredire gli operai, sottolinea la coordinatrice locale del sindacato Sarah Caudiero, è stato “un gruppo di 20 persone” e l’obiettivo era “permettere il passaggio di un camion con cui stavano portando via i macchinari”. “Dopo l’aggressione siamo entrati dentro l’azienda – dice Caudiero – La Regione ci ha fatto sapere che Valerio Fabiani“, consigliere per le crisi aziendali del governatore Eugenio Giani, “verrà qui in fabbrica per parlare con i lavoratori”. Lunedì è in programma la prima riunione del tavolo regionale per il licenziamento dei 22 dipendenti. “E’ intollerabile – aggiunge Caudiero – che ne momento in cui si apre un tavolo di trattativa in Regione che l’azienda inizi a smantellare la fabbrica. E’ una presa in giro per tutti”.

Secondo la ricostruzione del sindacato, tutto è scaturito quando due mezzi dell’azienda, nel tentativo di uscire dai cancelli con alcuni macchinari da trasportare in un’altra sede, sono stati fermati dagli operai davanti alla ditta. Da qui l’aggressione per “liberare il passaggio”. Secondo il sindacato tra gli aggressori si trovavano alcuni dipendenti “fedeli” e altri ignoti. Sul posto sono intervenute un’ambulanza del 118 e le pattuglie della polizia e dei vigili urbani. La Digos ha fatto uscire in sicurezza i lavoratori rimasti dentro l’azienda per l’occupazione (che poi è terminata nella notte tra giovedì e venerdì).

La situazione della Iron&Logistics è una polveriera ormai da settimane per non dire mesi. L’ultimo capitolo, prima di oggi, è stata la manifestazione davanti alla prefettura di Prato, organizzata dopo che i lavoratori hanno notato movimenti ritenuti “anomali” all’interno dello stabilimento. Secondo la ricostruzione dei sindacalisti l’azienda ha smontato i macchinari, spacciando queste operazioni inizialmente per “manutenzione”. “In realtà una ditta esterna ha lavorato a ritmo incessante per tutto il fine settimana”. Il timore, spiega il sindacato di base, è che l’azienda abbia pianificato un’operazione “chiudi e riapri”. La prefetta di Prato Adriana Cogode ha poi ricevuto i titolari di Iron&logistics e una delegazione dei dipendenti per parlare della situazione.

I problemi tra i lavoratori e l’azienda erano iniziati nel settembre 2021, quando gli iscritti al SiCobas avevano lamentato il ritardo degli stipendi pagamento degli stipendi. Più tardi il sindacato aveva inviato numerose diffide per condotta antisindacale all’azienda quando i lavoratori sindacalizzati erano stati esclusi dai turni. “Gli operai – spiega ancora il SiCobas – venivano ripetutamente lasciati a casa millantando un presunto – ma inesistente – calo dei volumi”. I 22 licenziati erano tutti iscritti al sindacato che nell’ultimo mese aveva chiesto anche l’intervento dei brand committenti, tra i quali figura anche la casa di moda LiuJo. Per questo gli operai nelle scorse settimane hanno manifestato anche davanti ai punti vendita della nota catena di abbigliamento.

Dall’altra parte Mihaela Paraschiva Sasu, titolare della Iron&Logistic e Iron Group aveva replicato così: “I 22 dipendenti sono stati licenziati tramite raccomandata per giusta causa, alcune lettere sono tornate indietro perché le persone a cui erano indirizzate sono risultate irreperibili nei domicili che loro stessi hanno fornito in Comune. I pagamenti degli stipendi sono sempre stati regolari”.

La scorsa settimana si era svegliata e si era mossa (timidamente) la politica. Nella sede della Regione i sindacati avevano incontrato Valerio Fabiani, consigliere delegato del presidente Eugenio Giani. I sindacati ne erano usciti soddisfatti per la promessa di un nuovo tavolo di confronto a cui sarebbe stato invitato un rappresentante dell’azienda. Ma ora tutto sembra diventato inutile. “Noi non faremo un passo indietro e rimarremo davanti a quei cancelli – spiega il SiCobas – Questa volta il loro sistema ‘chiudi e riapri’ non potrà funzionare. Questa volta no, non gli basterà cambiare nome e partita Iva per tornare a fare come vogliono loro”.

Alla Nazione aveva parlato anche Lisa Monni, legale di Iron&logistics: “Ci sono griffe che hanno deciso di revocare le commesse come LiuJo, Emporio Armani, Peuterey. Adesso parte dei dipendenti sono in ferie sino ad esaurimento”. E aggiunge: “Si sta pensando di chiedere l’attivazione di un tavolo di crisi con la Regione per un esubero di personale di almeno una quarantina di unità”.

Secondo l’azienda, dunque, la crisi è stata causata dalla revoca delle commesse, dovuta ai presidi e alle proteste dei 22 operai licenziati. Secondo Monni, tra le aziende che hanno disdetto gli ordini, c’è anche LiuJo. La catena di negozi di abbigliamento in realtà precisa: “Non è Liu Jo che ha tolto le commesse perché LiuJo non ha un rapporto diretto con Iron&logistics: è una decisione del fornitore. Il fornitore ha detto ai suoi clienti di spostare le sue commesse su altri sub-fornitori già certificati, LiuJo continuerà a lavorare in Toscana, a Prato dove ci sono delle eccellenze. Lo spostamento, deciso dal sub-fornitore, è comunque all’interno del contesto produttivo toscano”. Quanto alle condizioni di lavoro LiuJo ha assicurato di aver eseguito più volte controlli alla Iron&logistics e tutto era risultato regolare.

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