Quando il mondo (e soprattutto l’Italia) sembra voler tornare prepotentemente indietro sui diritti delle donne, diventa urgente e necessario ripartire dalle basi. Azzerare le discussioni, mettendo in fila le idee e le conquiste ottenute fino qui. Perché la propaganda, vecchia o nuova che sia, non spazzi via tutto. Quindi: no, le femministe “non la pensano alla stessa maniera su tutto”. Nessuna “odia i maschi, anche se sarebbe facile farlo”. E “alcune sembrano sempre arrabbiate, ma sono solo stanche”. Semplice? Eppure c’è bisogno di ridirlo e di farlo con precisione. Le basi, se così le possiamo chiamare, le mette in fila Eugenia Nicolosi nel suo “Patriarcato for dummies” (Giulio Perrone Editore). Ovvero “patriarcato per principianti”, ma anche, per dirla più facile, il patriarcato spiegato a chi crede di non capirci più niente.

Il caos è innegabile. Poco meno di un mese fa, l’Italia si è svegliata con la prima presidente del Consiglio donna della storia. Neanche il tempo di rendersene conto che lei, la premier e la leader del suo partito, diffondeva circolari per chiedere di essere identificata al maschile. Così mentre mandava in frantumi il tetto di cristallo, si affannava a conservare gli schemi di potere del passato. “E ora le femministe cosa dicono?”, una delle frasi più twittate degli ultimi giorni (ma anche anni). Esauste e sconsolate, ci aggrappiamo a Nicolosi e ripetiamo il punto di partenza fondamentale: “Baseline del maschilismo: il maschio è superiore alla femmina. Baseline del femminismo: nessuno è fisiologicamente superiore a nessun altro e occorre lavorare perché tutti lo sappiano”. Questo dicono le femministe: nessuno vuole ergersi sopra gli uomini, solo si chiedono uguali possibilità, diritti e rappresentanza. La richiesta, minima, genera terremoti in un sistema che si vorrebbe sempre uguale a se stesso. E soprattutto li genera il femminismo intersezionale che unisce le lotte perché “il nemico è uno solo”. E il nemico non sono gli uomini, ma “il patriarcato”. Ecco perché si parla di femminismi al plurale e l’intersezione è “lo spazio dove le diverse lotte si uniscono”.

Un’intersezione che Nicolosi interpreta in prima persona: giornalista, scrittrice e attivista femminista e del movimento lgbtqia+, vive lo spazio di militanza a Palermo dove le sue lotte (e non solo) si mescolano e si fondono. E non a caso nel suo libro-saggio cita una storia che sceglie come emblema dell’intersezionalità: quella di Fufo e Fufa, “le cui vite si sono intrecciate per non slegarsi mai”, modelli di disobbedienza e ancora oggi alla testa dei cortei “fisicamente e ideologicamente”. E soprattutto Nicolosi cita un verso di Fufo (Nino Gennaro), morto di Aids nel 1995: “O si è felici o si è complici”. Cioè, “se non si è felici per chi disobbedisce alle oppressioni si è complici dell’oppressore”, dice Nicolosi. La forza delle lotte è tutta in quelle parole.

“Patriarcato for dummies” è un manuale da tenere sul comodino in tempi sempre più densi, mentre le destre invocano un cambio di paradigma e di fatto promuovono un ritorno al passato. Per questo, mai come ora, diventa fondamentale ricordarci dove siamo arrivate e arrivati. Il libro è anche un viaggio tra tutti i luoghi comuni, gli stereotipi e le accuse che le femministe si sentono rovesciare addosso da anni. Nicolosi, infatti, tra le tante cose, prende di petto l’esasperante dibattito sul fantomatico Politically correct. Che le destre (ma non solo) non si stancano di sbandierare a ogni contestazione. “Si chiama educazione”, scrive la giornalista. “Alcune forme di simpatia sono, che strano, messe in atto solo dalla categoria dominante e da quelle persone che quella categoria la vogliono scimmiottare per avere la sensazione di condividerne il potere”. E’ fondamentale capirlo, va ripetuto e imparato a memoria. E Nicolosi, con grande pazienza, ce lo rispiega. E spiega perché no, non si può fare finta di niente. E ancora: “I corpi delle donne non sono qui per il tuo piacere, il tuo dominio, la tua caccia”. Solo il fatto che ci sia bisogno di dirlo, è prova delle difficoltà che vive una parte di noi.

L’autrice poi, mentre descrive un mondo di battaglie quotidiane, lascia trapelare squarci di ottimismo. Quella che viviamo oggi, spiega è “la quarta ondata di femminismo”. Ed è quella “digitale”, che si nutre della forza della condivisione online. “La democraticità dei social è quella che infastidisce giornalisti della vecchia scuola”. I giornalisti, ma anche chiunque goda di una posizione privilegiata da cui propagandare e rafforzare il proprio potere. E invece ora qualcosa sta cambiando. “Ci facciamo da megafono”, dice Flavia Brevi di Hella Network a Nicolosi. E mai frase potrebbe essere più simbolica e potente. L’altro squarcio di positività lo apre Lorenzo Gasparrini che parla invece del ruolo degli uomini che vogliono essere alleati. Perché loro, gli uomini “bianchi, etero, cis” continuano a essere i grandissimi assenti delle assemblee femministe. “Nessuno chiede all’uomo, bianco, etero cis di smettere di esserlo”, dice. Solo di essere “meno oppressivo”. Vi sembra banale? E allora perché non è già così e non siamo tutti d’accordo? Di materiale per abbattersi ce n’è e tanto, ma Nicolosi chiude con una constatazione che da sola basta a dare conforto di fronte a futuri sempre più incerti: “Siamo marea”, scrive. Anche perché ora non ci sono più solo “le nipoti delle streghe che non sono riusciti a bruciare durante l’Inquisizione”, ma anche le loro nipoti. “E avremo nipoti a nostra volta. Le nostre nipoti avranno amiche, che avranno figlie e nipoti. Le nostre vite sono infinite“. Una marea, appunto. Allora, mentre tutto intorno sembra preannunciare tempi bui, ci aggrappiamo a “Patriarcato for dummies”. E, in particolare, a quella dedica con cui Nicolosi ha deciso di aprire il libro: “Sii risoluta e l’universo verrà in tuo soccorso”.

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