A più di un anno e mezzo dall’uccisione di Saman Abbas e a pochi mesi dall’avvio del processo, il Pakistan ha emesso un mandato di cattura nazionale per i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. La coppia è ricercata dalla Procura e dai carabinieri di Reggio Emilia con l’accusa di aver partecipato all’omicidio della figlia 18enne che aveva rifiutato un matrimonio combinato. A rivelarlo è stata la direttrice della seconda divisione dell’Interpol, Maria José Falcicchia, nel corso della trasmissione Quarto Grado su Rete4. “Nelle scorse settimane – ha spiegato la dirigente – le autorità del Pakistan hanno recepito la fondatezza delle attività svolte in Italia dai carabinieri di Reggio Emilia e dall’autorità giudiziaria supportata dai servizi di cooperazione di polizia. Dopo una valutazione molto lunga per un caso complicato anche per loro e senza precedenti, hanno deciso di fare propria la ‘red notice’, ossia la richiesta di arresto internazionale già nel circuito Interpol, delegando le autorità di polizia del Punjab, regione dalla quale proviene la famiglia di Saman”.

Shabbar e Nazia sono partiti da Novellara il primo maggio, in direzione Pakistan, mentre di Saman si è persa ogni traccia dalla notte precedente. Per i due è stato fissato il processo per il 10 febbraio davanti al tribunale di Reggio Emilia: rispondono del delitto in concorso con Danish Hasnain, lo zio della ragazza, ritenuto l’esecutore materiale e con i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, che dopo essere stati arrestati tra Francia e Spagna si trovano in carcere a Reggio Emilia. Tutti e cinque dovranno rispondere di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere.

Qualora i genitori dovessero venire rintracciati e arrestati dalle forze di polizia pachistane, si aprirebbero le trattative per l’estradizione. “L’Italia l’ha già chiesta – ha ricordato la dirigente Falcicchia – Il Pakistan cita un vecchio trattato del ’72, ma per noi l’estradizione non è esclusa. Non c’è un attuale trattato firmato da entrambi i Paesi ed esiste l’estradizione di cortesia, una consuetudine internazionale che spesso tanti Paesi adottano. Siamo molto fiduciosi per la sensibilità che abbiamo riscontrato dalle autorità pachistane, sono stati due anni lunghi ma non privi di impegno e di continue attività svolte dall’Interpol e dal nostro esperto di sicurezza presso l’ambasciata in Pakistan”. Recentemente, ha aggiunto “i nostri vertici di cooperazione internazionale, il generale Giampiero Ianni e il prefetto Vittorio Rizzi, hanno incontrato le autorità pachistane a margine di un incontro in India”.

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