Dopo diversi rinvii è iniziata il processo su quanto accaduto il 3 ottobre 2018 sulla spiaggia di Torre Flavia, a Ladispoli, provincia di Roma quando un kitesurfer romano, il 53enne Alessandro Ognibene fu sbalzato in aria con la propria vela per poi schiantarsi violentemente sull’arenile. Per l’accusa, a provocare l’incidente fu un elicottero militare dell’esercito impegnato in una esercitazione.

Il caso, dopo la derubricazione del reato a lesioni, è finito nelle aule del Giudice di pace. Qui, la difesa degli imputati – i due piloti dell’elicottero e un ammiraglio che era responsabile dell’esercitazione – ha sostenuto che l’uomo non era stato risucchiato dall’elicottero dell’esercito bensì sollevato dal vento. Di tutt’altro avviso, invece, i testimoni: Marco Lorenzi, pescatore, e Santino Esigibili, titolare di una struttura ricettiva nella zona di Torre Flavia. I due, ascoltati nell’aula del giudice di pace di Civitavecchia, hanno confermato la ricostruzione degli investigatori, spiegando di aver visto il 53enne risucchiato dall’elicottero. I testimoni, inoltre, hanno specificato che, quel giorno, non c’era particolare vento. “Ero dietro alla duna, dopo il sollevamento della vela ho visto il corpo salire di scatto e poi scendere giù, a peso morto”, ha spiegato il pescatore romano.

L’ultima parola spetterà al giudice. Intanto è stata convocata la prossima udienza che si terrà il 13 gennaio 2023. In questa occasione sarà chiamato a testimoniare anche il sindaco di Ladispoli, Alessandro Grande, il quale dovrà chiarire le eventuali limitazioni del Comune relative all’esercitazione dell’esercito.

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