Perizie e visite mediche finte, necessarie per tenere il presunto boss Elvis Demce lontano dal carcere. È questa l’accusa per Andrea Pacileo, dirigente medico e psichiatra dell’ospedale San Giovanni di Roma. Secondo gli inquirenti sarebbe stato a libro paga del 36enne Demce, accusato di essere a capo di un’organizzazione di narcotrafficanti attiva in città, ma anche ai Castelli Romani e sul litorale romano. Il 24 ottobre il suo ufficio è stato perquisito dai carabinieri del nucleo investigativo. Il dottore adesso è accusato di falso, corruzione e procurata evasione. I pm Francesco Cascini e Mario Palazzi hanno rivelato la circostanza nel corso del processo contro la presunta associazione mafiosa capeggiata da Demce, opponendosi alla richiesta di misure alternative al carcere depositata dai difensori.

Oltre alle perizie false, Pacileo è indagato per aver messo a disposizione il suo studio negli spazi del San Giovanni di Roma, estraneo alle indagini, come base per gli incontri tra l’uomo e i suoi sodali. Demce, grazie ai documenti redatti dallo psichiatra aveva il permesso di allontanarsi dagli arresti e di incontrare chi voleva durante le “visite” dal dottore, al costo di 300 euro a incontro. Secondo l’ipotesi degli inquirenti, la corposa documentazione medica firmata dal dottor Pacileo in cui si attesta che il boss è incompatibile con la detenzione in carcere sarebbe stata pianificata con cura fin da quando Demce si trovava in carcere per un’accusa da cui poi è stato assolto. Una misura preventiva per il futuro, per consentirgli di uscire di prigione o quantomeno di allontanarsi da casa qualora fosse stato sottoposto agli arresti domiciliari, Un’assicurazione per continuare a gestire gli affari, indipendentemente da tutto.

“La cosa importante è la psichiatria, è la testa. Perché con la testa rimani sempre fuori, se ti dice bene, per qualsiasi cosa succede”: è il consiglio, riportato da Il Corriere della Sera, che un amico fidato dava a Elvis Demce per il futuro. Le intercettazioni e gli appostamenti effettuati dai carabinieri tra l’ottobre 2020 — quando Demce finisce ai domiciliari in un vecchio procedimento — e il gennaio 2022 — quando viene di nuovo arrestato per traffico di stupefacenti — svelano che per almeno 15 volte il 36enne ha usato lo studio dello psichiatra come base per ricevere i complici al riparo delle microspie.

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