Un nuovo appello alla pace, rivolto sia all’Occidente sia all’Oriente, affinché si “vengano incontro” per “il bene della convivenza umana”. Papa Francesco, nel corso dell’Angelus in piazza San Pietro, è tornato a parlare di guerra in Ucraina.

“La pace – ha spiegato – va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza. Noi vorremmo che la pace piovesse dall’alto, invece la Bibbia parla del ‘seme della pace”. Per raggiungerla, ha continuato, non si deve “conquistare o sconfiggere qualcuno”. La pace “non è mai violenta non è mai armata”, ma, ha affermato ancora, “germoglia dal terreno della vita, dal seme del nostro cuore; cresce nel silenzio, giorno dopo giorno, attraverso opere di giustizia e di misericordia, come ci mostrano i testimoni luminosi che festeggiamo oggi”.

Parlando del suo imminente viaggio nel regno de Bahrain, Bergoglio ha esortato Occidente e Oriente a venirsi incontro “per il bene della convivenza umana”. Quello in Bahrein sarà “un viaggio all’insegna del dialogo”, ha spiegato. “Parteciperò infatti a un forum che tematizza l’imprescindibile necessità che Oriente e Occidente si vengano maggiormente incontro per il bene della convivenza umana – ha detto ai fedeli – Avrò l’opportunità di intrattenermi con rappresentanti religiosi, in particolare islamici. Chiedo a tutti di accompagnare con la preghiera perché ogni incontro e avvenimento sia un’occasione proficua per sostenere in nome di Dio la causa della fraternità e della pace di cui i nostri tempi hanno estremo e urgente bisogno”.

Nel corso dell’Angelus il Pontefice ha avuto modo anche di “spiegare” come si può diventare “operatori di pace“. “Prima di tutto occorre disarmare il cuore – ha osservato -. Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi e parole taglienti, e pensiamo di difenderci con i fili spinati della lamentela e con i muri di cemento dell’indifferenza. E questo non è pace, questa è guerra! Il seme della pace chiede di smilitarizzare il campo del cuore”. Secondo il Pontefice, “essere operatori di pace, essere santi, non è capacità nostra, è dono di Gesù, è grazia”. “Guardiamoci dentro e chiediamoci – ha quindi esortato -: siamo costruttori di pace? Lì dove viviamo, studiamo e lavoriamo, portiamo tensione, parole che feriscono, chiacchiere che avvelenano, polemiche? Oppure apriamo la via della pace: perdoniamo chi ci ha offeso, ci prendiamo cura di chi si trova ai margini, risaniamo qualche ingiustizia aiutando chi ha di meno? Questo si chiama costruire la pace”. E alla domanda “conviene vivere così? Non è perdente?”, Francesco ha risposto che gli operatori di pace “nel mondo sembrano fuori posto, perché non cedono alla logica del potere e del prevalere, in Cielo saranno i più vicini a Dio, i più simili a Lui”. “Ma, in realtà – ha aggiunto -, anche qui chi prevarica resta a mani vuote, mentre chi ama tutti e non ferisce nessuno vince”.

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