Che non sia solo una “norma anti-rave”, ma una previsione in grado di criminalizzare molte altre forme di raduno, appare sempre più chiaro. Così, dal mondo delle associazioni e dalla politica, si moltiplicano le voci che chiedono di cancellare il nuovo articolo 434-bis del codice penale, introdotto dal primo decreto-legge del governo Meloni, che prevede il carcere da tre a sei anni o la multa da mille a diecimila euro – oltre alla confisca obbligatoria e alla possibilità di applicare la sorveglianza speciale – per gli organizzatori di un'”invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Una fattispecie che entra in vigore da subito, scritta in modo da essere applicabile ben oltre casi come quello di Modena (il pretesto di cronaca usato dal governo) e di andare a colpire centri sociali, occupazioni studentesche, picchetti o manifestazioni di piazza non autorizzate.

Il decreto, denuncia l’ong Amnesty Italia in un tweet, “rischia di avere un’applicazione ampia, discrezionale e arbitraria a scapito del diritto di protesta pacifica, che va tutelato e non stroncato”. Per la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari si tratta di una “misura liberticida e pericolosa” che rischia di essere soggetta a interpretazioni che limitano fortemente la libertà di manifestazione. “Sia per la vaghezza del testo che – sottolineano – per il suo contenuto, il rischio per gli studenti e le studentesse è l’applicazione di misure fortemente repressive che non colpiscono solo i rave ma anche le manifestazioni, le occupazioni scolastiche e universitarie e potenzialmente qualsiasi forma di manifestazione”. “Un testo scritto male e in fretta – commentano da Rete Studenti e Udu – C’è ancora tempo prima della conversione in legge definitiva per modificare il comma che contestiamo. Governo e Parlamento agiscano e evitino la limitazione delle libertà di manifestare e dissentire”. Critiche, condivisi da gran parte delle opposizioni, che vengono respinte da fonti del Viminale: “La norma anti-rave illegali interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l’incolumità pubbliche”. Una norma, sostengono sempre dal ministero dell’Interno, “che non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni”. Il Viminale però non fornisce una spiegazione, ripetendo di fatto le stesse parole che sono contenute nel decreto.

I timori e le critiche che arrivano dall’opposizione riguardano però proprio il campo di applicazione del nuovo reato. Non utilizzando la parola “rave”, la norma può includere anche altre situazioni. “Il governo ritiri il primo comma dell’articolo 434-bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione“, ha twittato il segretario del Pd Enrico Letta. Parole che hanno provocato la reazione del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha deciso di replicare al tweet: “Un Pd ormai in confusione totale difende illegalità e rave party abusivi, chiedendo al governo di cambiare idea. No! Indietro non si torna, le leggi finalmente si rispettano”, ha scritto il vicepremier.

Durissimo anche il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte: “Il modo con cui si è intervenuti è raccapricciante. La punizione è del tutto abnorme. Il governo dimostra la sua totale intolleranza per i nostri giovani che si riuniscono in campagna o in un edificio sino al punto di punirli con una pena superiore a quella prevista per i reati pur gravi di pubblici funzionari che alterano le gare pubbliche (art. 353 e 353 bis c.p.) o per il reato di frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.) che viene commesso, ad esempio, da chi fornisce cemento armato depotenziato, all’origine del crollo di ponti e scuole”, scrive in un post su Facebook. E aggiunge: “In conclusione, questa norma non ha nulla a che vedere con il diritto penale. Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università”.

“Ci aspettavamo come primo atto del Governo un intervento per il caro-bollette e per il caro-prezzi. Nulla di tutto questo”, attacca Conte. “Abbiamo invece una esibizione muscolare di un governo impregnato di una ideologia iniquamente e soverchiamente repressiva. Questa è una norma da “Stato di polizia“. La Meloni ha dichiarato di non avere simpatie per il regime fasciste. Ma la sua cultura non è distante. Ci batteremo per contrastare questa deriva con tutte le nostre forze”, scrive su Facebook. E torna sulla sfilata delle camicie nere per il centenario della marcia su Roma: “Ieri, durante la conferenza stampa, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno hanno giustificato il raduno di Predappio dicendo che è questione diversa. Dovrebbero saperlo che quel raduno configura il reato di apologia del fascismo, punito con la reclusione ai sensi dall’art. 4 della legge n. 645/1952, quale modificato nel 1993. I prefetti e le forze di polizia hanno l’obbligo di intervenire per impedire condotte che configurano reati. Doppia morale?”.

Per Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Articolo Uno, i rave party sono “un evidente specchietto per le allodole”. “La verità – dichiara – è che questo provvedimento varato ieri dal governo Meloni riguarderà gli operai che occupano le fabbriche, gli studenti che occupano le scuole e le università ed altro ancora”. Un aspetto che preoccupa anche Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci del Pd: “Nel 93’/94′, da rappresentante d’istituto, guidai per tre giorni l’occupazione e l’autogestione. ‘Jurassic school’ era il movimento studentesco, uno dei momenti più formativi ed entusiasmanti per tanti studenti come me. Oggi con Meloni saremmo condannati a 6 anni di carcere“, commenta amaramente su Twitter.

“Hanno usato il pretesto del contrasto ai rave per inserire norme con pene pesantissime che potranno essere utilizzate in ben altri contesti. E penso ad esempio ai cortei sindacali dei lavoratori sempre più esasperati, alle mobilitazioni studentesche o alle proteste dei comitati e dei movimenti come quelle che in questi mesi si sono sviluppate a Piombino“, afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra. I timori riguardano proprio le espressioni generiche contenute nel decreto, come “‘terreni o edifici altrui, pubblici o privati”, oppure “può derivare un pericolo per l’ordine pubblico”. All’interno “ci ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i rave, ma anche le università, i luoghi di lavoro, le piazze”, denuncia il coordinatore della segreteria di Più Europa, Giordano Masini. Quindi, prosegue il suo ragionamento, “a rischiare la reclusione da tre a sei anni saranno le persone che organizzano e partecipano a qualsiasi manifestazione per la quale venga ipotizzato (dal governo) un pericolo per l’ordine pubblico“. Secondo i Radicali Italiani, la norma è stata “volutamente scritta male“, per essere “applicabile a qualunque raduno che l’autorità pubblica reputi, a proprio giudizio, ‘pericoloso’. Un giudizio del tutto discrezionale, perché la norma non fornisce criteri per definire la pericolosità, così violando il principio di tassatività delle norme penali”, spiegano in una nota Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni. “Inoltre – proseguono – non essendo ovviamente codificata la nozione di ‘rave party’, il governo parla di ‘raduni non autorizzati’, così facendo però ricomprendendo nell’alveo della punizione qualsiasi raduno si svolga senza autorizzazione in qualsiasi luogo privato o pubblico, sanzionando tali condotte con pene sproporzionate“.

Tra i primi a denunciare la sproporzione del provvedimento, lunedì, era stato proprio Conte: “Per i rave e i “raduni” tolleranza zero. Aspettiamo di leggere la norma. Mentre è certo che per le camicie nere di Predappio e gli evasori questo governo preferisce chiudere tutti e due gli occhi”. Un concetto sul quale sono tornati oggi anche diversi esponenti del Partito democratico. Tra questi anche la presidente del Pd al Senato Simona Malpezzi: “La destra chiami le cose con il loro nome: quella approvata non è una norma anti rave party ma una norma contro la libertà di incontrarsi e di manifestare (ti dicono loro se si può fare!). Silenzio invece su Predappio o su quanto successo in curva“. Il riferimento è allo sgombero forzato della Curva Nord deciso dagli ultras dell’Inter dopo la morte di Vittorio Boiocchi. Un altro commento è arrivato dal deputato dem Piero Fassino: “Una legge sui rave party che ci riporta alle norme liberticide del codice Rocco. Nulla su caroenergia, inflazione, aumento dei prezzi. Insomma: reazionari da subito”.

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