Matteo Brigandì non è colpevole di patrocinio infedele e autoriciclaggio. Lo ha deciso la corte d’Appello di Milano ribaltando il verdetto per l’ex legale della Lega e di Umberto Bossi. Condannato in primo grado, nell’ottobre 2019, a due anni e 2 mesi e a risarcire il Carroccio con oltre un milione e 870mila euro, Brigandì è stato assolto dai giudici del secondo grado con formula piena. Ed è stata revocata anche quella maxi-provvisionale di risarcimento che era stata disposta a suo carico, oltre che i sequestri disposti per la stessa cifra. Lo ha deciso la quarta sezione d’appello (giudici Vanore-Cannavale-Marchiondelli) che ha accolto la linea difensiva dell’avvocato Luca Paparozzi, assolvendo Brigandì dalle due imputazioni con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Per Brigandì il sostituto pg di Milano Giuseppe De Benedetto aveva chiesto la condanna per l’accusa di autoriciclaggio e la prescrizione per quella di infedele patrocinio. Secondo le indagini, quando era avvocato della Lega, Brigandì si sarebbe reso “infedele ai suoi doveri professionali“, omettendo “di denunciare il proprio conflitto di interessi” in relazione ad un decreto ingiuntivo, emesso nel 2004 e poi eseguito nel 2012 e da lui richiesto, incassando così quasi 1,9 milioni di euro di compensi per la sua attività. E avrebbe anche trasferito, secondo l’accusa, “la somma di 1,67 milioni” su un conto di una banca in Tunisia. Da qui la contestazione di autoriciclaggio. Imputazioni cadute, però, oggi in appello con l’assoluzione con formula piena (motivazioni tra 90 giorni).

L’ex legale del movimento, aveva spiegato il pm nella requisitoria di primo grado, si sarebbe creato “una sorta di tfr non formalizzato per la sua uscita dal partito, appropriandosi in pratica di quasi 2 milioni”, riuscendo da “difensore a difendere se stesso ma anche a fare causa all’ente di cui era, allo stesso tempo, procuratore legale”, ossia la Lega. Il Carroccio, che all’epoca era guidato da Roberto Maroni (che ha anche testimoniato nel processo), aveva denunciato Brigandì ed era parte civile nel procedimento, con l’avvocato Domenico Aiello. Cancellata oggi dai giudici anche la provvisionale, che era immediatamente “esecutiva”, di quasi 2 milioni di euro, oltre ai sequestri conservativi che erano stati stabiliti sempre 3 anni fa dal Tribunale (decima sezione penale).

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