C’erano già stati diversi screzi con il titolare dello stabilimento. Per questo madre e figlia, proprietarie di una concessione per noleggio di sdraio e ombrelloni a Sabaudia, avrebbero pagato 500 euro due uomini per dare fuoco al lido. È questa la ricostruzione degli inquirenti di quanto avvenuto la notte tra il 5 e il 6 gennaio scorso, quando a Sabaudia, centro in provincia di Latina, un rogo ha distrutto lo stabilimento balneare Dune 31.5, sul lungomare pontino. Per questa vicenda i carabinieri hanno arrestato, dopo le indagini coordinate dalla Procura di Latina, quattro persone. I due esecutori materiali, due trentenni con piccoli precedenti, e le due mandanti, entrambe residenti a San Felice Circeo: Mirella D’Indio e sua figlia Tatiana Rizzi, 35enne conosciuta anche sui social per il suo lavoro di modella e fotomodella freelance.

Le due donne avrebbero agito per un movente economico. Secondo gli inquirenti, l’obiettivo delle mandanti era di intralciare i concorrenti. L’attività di noleggio di sdraio e ombrelloni, gestita dalle due donne, era già stata interrotta, dopo le ripetute violazioni accertate dai carabinieri forestali del Parco di Fogliano. Recentemente, però, era stata riaperta in un’altra località del lungomare sabaudo. Madre e figlia non volevano che i concorrenti si allargassero nel loro territorio.

L’ipotesi che si trattasse di incendio doloso è stata seguita subito dagli inquirenti. Nella zona del lido bruciato, infatti, è stata trovata una bottiglia con residui di liquido infiammabile sulla quale i carabinieri hanno immediatamente iniziato a lavorare. In caserma sono state ascoltate diverse persone tra cui i titolari dello stabilimento incendiato e quelli dei lidi e dei chioschi limitrofi. “Grazie all’attività istruttoria è stato possibile acquisire elementi concreti a carico dei quattro indagati”. Per le due donne sono stati disposti gli arresti domiciliari mentre i due uomini sono finiti in carcere.

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