Quasi la metà dei Paesi in via di sviluppo ha ridotto la propria spesa pubblica durante la pandemia. È quanto emerge dal nuovo rapporto sulle diseguaglianze di Oxfam e Development Finance International, pubblicato in occasione dei meeting annuali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, in
programma dal 14 al 16 ottobre a Washington. In particolare, il 70% dei paesi più poveri ha ridotto la propria spesa per l’istruzione. Queste scelte sulle politiche pubbliche aumenteranno il divario con i paesi sviluppati, che hanno potuto contare sulla liquidità necessaria a mettere in campo interventi di welfare emergenziale. Uno dei motivi per cui i paesi in via di sviluppo non hanno potuto adottare politiche di supporto al reddito è la necessità di pagare il proprio debito interno ed estero. Matthew Martin, direttore di Development Finance International, spiega che “per ogni dollaro speso per la sanità pubblica i paesi in via di sviluppo spendono quattro dollari per ripagare i propri debiti contratti in prevalenza con ricchi creditori esteri”. La proposta è quindi di ristrutturare il debito sulla base di accordi equi.

La maggior parte dei paesi non è intervenuta per ridurre le diseguaglianze interne, sottolinea Oxfam, che evidenzia anche come nel 2020 e 2021 “nonostante gli innumerevoli precedenti storici – quanto accaduto all’indomani dell’influenza spagnola o al termine della seconda guerra mondiale” sia stato molto raro incremento delle imposte sui patrimoni e i redditi più alti. Quasi in nessun caso c’è stata una tassazione straordinaria degli extra profitti del settore farmaceutico e degli altri settori che durante la pandemia hanno aumentato i propri guadagni.

Nel contesto italiano i temporanei interventi compensativi di welfare hanno contribuito ad attenuare le disuguaglianze di reddito nel primo biennio pandemico. Ma la riduzione delle disparità si è accompagnata con un calo dei redditi per una quota ampia della popolazione meno abbiente. La crisi energetica, la crescente inflazione e i rischi di recessione rischiano di qui in avanti di esacerbare ulteriormente le disparità. “Mentre non è ancora noto come il nuovo governo intenderà agire contro il caro-energia e il caro-vita, desta allarme la sottovalutazione dei divari economici e sociali che lacerano il nostro paese e l’indifferenza verso efficaci ed eque misure politiche redistributive e pre-distributive in grado di porvi rimedio – commenta Mikhail Maslennikov, policy advisor sulla giustizia economica di Oxfam Italia – Con riferimento alle politiche fiscali, del lavoro e della spesa pubblica non c’è da aspettarsi dalla nuova compagine governativa, stando ai programmi elettorali, un potenziamento della portata redistributiva del nostro sistema fiscale, interventi robusti orientati a promuovere minimi salariali adeguati, contrastare la povertà lavorativa, ridisegnare un welfare pubblico universalistico, al passo con le dinamiche demografiche e le trasformazioni del mercato del lavoro. Preoccupano inoltre le sorti del reddito di cittadinanza che invece di essere reso uno strumento di contrasto alla povertà più equo ed efficiente, rischia la cancellazione”.

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