Da sei anni contribuisce ad alimentare la propaganda del Cremlino attraverso il canale televisivo delle forze armate russe Zvezda. Ma dopo che suo fratello è stato chiamato al fronte in seguito alla mobilitazione parziale ordinata dal presidente russo Vladimir Putin nell’ambito dell’invasione dell’Ucraina, insieme a penna, taccuino e videocamera Georgij Mamsurov ha deciso di imbracciare anche le armi arruolandosi nell’esercito di Mosca. Mamsurov conosce bene la frontline ucraina: dall’inizio del conflitto è stato più volte al fronte, incaricato dal ministero della Difesa russo di seguire gli accadimenti nel Donetsk e a Mariupol per produrre contenuti per la tv di regime. Mentre sta svolgendo gli ultimi giorni del proprio addestramento in Ossezia del Nord, ha deciso di rilasciare un’intervista per spiegare le ragioni di questa sua decisione. Ilfattoquotidiano.it ha deciso di raccoglierle dopo aver raccontato le storie di chi ha deciso di fuggire dalla mobilitazione ordinata dal Cremlino.

Per te l’annuncio dell’operazione speciale il 24 febbraio è stata una sorpresa?
Sì, come per qualsiasi abitante della Russia. Anche se a quel tempo stavo coprendo quello che succedeva a Donetsk già da quattro anni. Ma anche per me è stata una sorpresa.

Qual è per te il senso di questa operazione?
Me lo sono spiegato così: se vieni picchiato, umiliato e insultato per molti anni di seguito, prima o poi ti alzi e rispondi. Io come persona che ha seguito questi eventi sapevo che la propaganda ucraina aveva costruito un racconto falso sulla popolazione russa, anche se io sono di etnia osseta. Ciò che sta accadendo ora è il risultato di otto anni di politiche dell’Ucraina. Nessuno di noi qui in Russia credeva che saremmo entrati in guerra con loro. Sembrava che nessuno avrebbe imbracciato le armi ma, come si è scoperto, non è così. Vedete anche voi il grado di approvazione per l’operazione speciale? Il calcolo secondo cui andare “contro i nostri fratelli” avrebbero demolito l’attuale governo, francamente, non si è concretizzato. Anche la gente comune si rende conto di chi è la colpa.

Pensi che la Russia avesse il diritto di invadere il territorio di uno Stato indipendente?
La maggior parte di coloro che condannano questa operazione militare sono persone che la guardano da casa. E io lavoro a Donetsk dal 2016. Io stesso ho vissuto per diversi mesi in questa città dove ogni giorno arrivano colpi di artiglieria e non su obiettivi militari, ma casualmente in giro per la città. Per queste persone, è la norma. Lo stesso vale per Luhansk e i villaggi intorno a Donetsk. Così, ancora prima dei nostri diplomatici, ci siamo resi conto che era impossibile negoziare con gli ucraini. Dicono che in Russia a tutti è stato fatto il lavaggio del cervello. Ma ora gli scemi non ci sono più, tutti leggono Internet, filtrano le informazioni a modo loro e giungono a conclusioni. Entrambe le parti stanno cercando di mettere la loro lettura della situazione nelle teste delle persone. I nostri avversari sono molto più bravi a farlo.

Ma come valuti il ​​fatto stesso di intervenire negli affari di uno Stato straniero nel 2014?
Il fatto è che un numero enorme di persone sul territorio dell’Ucraina vive e si identifica come “russo”. Quando hanno iniziato a essere divisi in base alla nazionalità, in buoni (gli ucraini) e cattivi (russi), il governo non ha avviato un dialogo tra queste due anime della popolazione, ma ha attaccato i civili disarmati del Donetsk contro i quali è stata utilizzata l’aviazione. Allo stesso tempo, per la prima volta, hanno colpito la città con l’artiglieria. Quando l’esercito spara sui propri cittadini, la reazione di questi cittadini è molto prevedibile. E quando l’intero Donbass, un milione e mezzo di persone, si alza, succede quello che è successo. Credo che siamo in ritardo con l’operazione speciale. I residenti del Donbass la aspettavano da anni.

Dal tuo punto di vista, quali sono gli obiettivi dell’operazione speciale? Non sono mai stati dichiarati chiaramente. Dalle ultime dichiarazioni sembra che si tratti di proteggere gli abitanti del Donbass, ma allora cosa c’entrano le regioni di Kherson, Zaporizhzhia e Kharkiv e perché i carri armati andavano verso Kiev?
Sono convinto che l’attuale entità statale chiamata Ucraina sia stata creata in linea di principio come “progetto anti-Russia”. Questo è chiaro dalla loro propaganda, da ciò che insegnano ai bambini nelle scuole, da come inventano la storia dell’Ucraina. Quando c’è stato un assalto a Mariupol, ho visitato le loro scuole e, aprendo libri, sono rimasto inorridito.

Addirittura.
Il progetto dell’Ucraina è artificiale, è un fantoccio. Vedo anche in cosa sono stati trasformati gli ucraini. Qualsiasi persona russa alla vista di una bandiera fascista o di Stepan Bandera (collaborazionista ucraino della Germania nazista, ndr) innesca una reazione a livello di Dna. Ecco perché quando i battaglioni nazionalisti ucraini sono entrati a Donetsk sono stati accolti con le armi in mano. Tutto è iniziato da lì. E la sporca bomba atomica? Nel caso di una carica nucleare tattica, diciamo, dopo due mesi l’area colpita si pulisce da sola, mentre se esplode una bomba atomica sporca, questa è Chernobyl. L’Ucraina ha i missili per lanciare queste bombe e, se non li avesse, gli sarebbero stati certamente consegnati. Questa è una minaccia diretta che anche io, non essendo un militare, riconosco. E i biolaboratori? Conosco un ragazzo che, con una borsa di studio americana, è andato al confine con l’Ucraina e lì catturava i pipistrelli (questo ancora prima del Covid). Ho visitato personalmente uno dei laboratori di Mariupol, quindi mi sono assicurato che dal 2014 il biomateriale di persone (compresi russi) è stato inviato da questo laboratorio da qualche parte. Non hanno condotto alcuna ricerca lì, raccoglievano semplicemente il biomateriale. Dove è stato inviato? Perché? E quanti attacchi terroristici sono stati organizzati dai servizi speciali ucraini nei territori liberati? Queste sono persone civili? Hanno fatto saltare in aria la mia amica Darya Dugina anche se la sua unica arma era una penna.

Credi che dietro ci fosse l’Ucraina?
Ovvio. Abbiamo anche rintracciato una ex dipendente delle forze armate ucraine che è poi partita per l’Estonia. È questo il colpo di un vero avversario? È come picchiare un bambino. Pertanto, l’obiettivo principale dell’operazione speciale è stato distruggere questa entità statale, questo progetto “anti-Russia”, perché ogni anno il pericolo diventava sempre più reale.

Quattro regioni dell’Ucraina sono state annesse alla Federazione Russa. Come l’hai presa?
Ho pianto. Per i miei amici a Donetsk diventare parte della Russia è stato un sogno per gli ultimi 8 anni.

Hai sempre avuto le stesse opinioni di adesso?
Ci sono arrivato con il tempo. In generale, sono una persona estremamente liberale. Per me non ci sono Nazioni, ho sempre avuto tanti amici di nazionalità diverse. Per me questi limiti non esistono, così come per la maggior parte dei giovani russi. Sono sempre stato orgoglioso del fatto che io e i miei amici siamo abbastanza intelligenti da capirlo. Ma non ho avuto paura di andare a vedere con i miei occhi cosa stava succedendo lì. Lavoravo al canale Zvezda già da due anni quando mi sono chiesto: è vero tutto ciò che faccio vedere? Nel 2016 sono andato lì e l’ho confermato. Dove mi trovo oggi è il risultato di ciò che ho visto e da allora non ho più lasciato questa strada. E anche se il mio lavoro è legato alla guerra, in realtà sono un pacifista assoluto. Odio la guerra, la odio.

E ora ci vai come volontario.
Sì. Capisci dove siamo arrivati? Da pacifista non vedo altra opzione se non quella di andare a finire la guerra. Se sarò io quella goccia che farà traboccare il vaso della giustizia, sono disposto a farlo.

Come hai deciso di partire?
Mio fratello minore ha ricevuto una convocazione e non potevo lasciarlo solo. Entrambi abbiamo prestato servizio militare, entrambi sergenti di riserva, lui ha 27 anni, io 29. Avevamo ipotizzato che saremmo stati chiamati e, naturalmente, abbiamo deciso che non saremmo scappati da nessuna parte. Quando mio fratello è stato convocato, ho capito che l’unico modo per rimanere insieme è fare i volontari nel nostro battaglione nazionale della Repubblica dell’Ossezia del Nord. Siamo stati iscritti e presto andremo in Ucraina. Faremo l’addestramento militare lì.

Cosa pensi di coloro che scappano dalla mobilitazione?
Vengo dalla stessa repubblica attraverso la quale scappano proprio ora questi sani uomini in età militare. Cosa posso dire? Questi sono gli ultimi traditori. Come puoi andartene lasciando tua moglie, i tuoi figli, il tuo cane? Una persona che abbandona il suo cane, non c’è niente di peggio. Queste persone possono veramente amare qualcosa? Si scopre che amano solo se stessi e si preoccupano solo di se stessi.

Hanno paura per la loro vita.
Certo che hanno paura. Anche io ho paura. Ma o vai e combatti per ciò in cui hai sempre creduto o scappi. Sai quanto fa paura? E se sei già stato in guerra, sei ancora più spaventato, perché sai cosa ti aspetta. Spero con tutto il cuore di non dover uccidere nessuno. Ma ho qualcuno da proteggere, vado con mio fratello minore.

Come ti stai preparando per partire? Come sta andando la mobilitazione in generale a Mosca?
In Russia e persino a Mosca ci sono molte persone che, quando arrivano i guai nel Paese, vanno a difenderlo, indipendentemente da chi è al potere. Sono rimasto molto sorpreso dal fatto che ci fossero molte persone nell’ufficio di arruolamento. Ho passato lì un’ora e mezza e ho concluso che se ci sono così tanti volontari a Mosca chissà quanti ce ne sono in tutta la Russia. Soprattutto, sono rimasto sorpreso dalle persone che, ad esempio, hanno sulla mano orologi da 3,5 milioni di rubli. Le persone vengono con Range Rover, con addosso le attrezzature del valore di un milione di rubli e si offrono volontari. È chiaro che sono persone motivate. Si sono semplicemente resi conto che era giunto il momento.

In realtà il ministero della Difesa dice che nel primo giorno dopo l’annuncio della mobilitazione, in tutta la Russia, agli uffici di reclutamento si sono presentati 10mila volontari. In 10 giorni farebbero 100.000. Nel frattempo, secondo i media, almeno 300mila uomini hanno lasciato il Paese.
So che in questo momento più di un milione di persone si sono presentate sia con convocazioni che volontariamente. Perché tutti vogliono che finisca in fretta. A Mosca i negozi militari sono pieni di ragazzi e uomini adulti che fanno acquisti per la guerra. Mosca sta andando a combattere. È davvero surreale.

Il fatto che i negozi siano pieni di reclute che si comprano l’attrezzatura non è una prova di quanto sia mal organizzata questa mobilitazione? Inoltre, le convocazioni arrivano a persone malate e persino morte.
Questi sono problemi che inevitabilmente emergono se per anni a gestire certi dossier ci sono state persone inadatte. In questo momento non sta accadendo nulla di inaspettato. Tutti erano ben consapevoli che ci sarebbero stati problemi. Ora se ne stanno occupando gli addetti alla comunicazione militare.

E qualcuno “si occupa” invece dei crimini di guerra dei soldati russi?
Come giornalista, avevo una funzione che mi sono affidato da solo: chiedevo sempre ai civili di possibili violazioni di qualsiasi parte. Tocco ferro, non mi è mai stato detto niente del genere. I nostri soldati si comportano assolutamente come l’Armata Rossa. Succedono risse, capita che i soldati rubino il cibo dai negozi. Ma so a chi danno questo cibo: alle persone che rimangono nei seminterrati per tre settimane sotto i bombardamenti. L’ho visto io. E io stesso, lavorando in prima linea a Mariupol, portavo pasta e conserve ai civili. Sono assolutamente sicuro che non ci possa essere un solo caso di stupro relativo, ad esempio, ai bambini nell’esercito russo. So cosa ne pensano i militari e quale punizione seguirebbe. Però in generale, la guerra, ovviamente, stimola i crimini contro l’umanità, ed è per questo che è terribile.

Non è proprio per questo che la responsabilità di tutti i crimini di guerra è di chi la guerra la scatena?
Credo che non siamo stati noi a scatenare questa guerra.

Credi negli obiettivi di Putin?
Io e il mio entourage, la mia generazione, ci fidiamo completamente del presidente.

Ora nella società russa è maturato un conflitto senza precedenti tra coloro che sono contrari alla guerra e coloro che la sostengono con zelo.
Questo non è vero. In primo luogo, quella parte che dovrebbe opporsi alla maggioranza come minimo scappa dalla Russia. In secondo luogo, nessuno in Russia vuole che la guerra continui. Tutti ora stanno andando lì per far sì che finisca più velocemente. Come ha detto Vladimir Putin, “la Russia non inizia le guerre, le finisce”.

Ad ogni modo, ci sono due poli inconciliabili nell’opinione pubblica. Pensi che avranno mai più bisogno l’uno dell’altro?
Certo che lo avranno. Non conosci la capacità di perdonare dei russi? Ad esempio, gli inglesi credo siano assolutamente spietati in questo senso. Ma il popolo russo è pronto a perdonare, soprattutto i deboli. È solo attraverso tali sconvolgimenti che emerge una società sana, la storia lo dimostra. Anche se è orribile che sia accaduto alla nostra generazione.

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