Un attacco all’ipotesi di introdurre in Veneto l’addizionale Irpef è arrivato, per il governatore leghista Luca Zaia, nientedimeno che da un esponente di primo piano del suo partito. Il deputato Massimo Bitonci, già sottosegretario all’economia nel primo governo Conte, nonché ex sindaco di Padova, ha preso posizione pubblicamente contro l’imposizione di nuove tasse. Lo ha fatto, con un post su Facebook, che non poteva passare inosservato, perché la Lega in Veneto sta facendo i conti con una batosta elettorale pesantissima e perché la dichiarazione arriva pochi giorni dopo che la proposta di introdurre la tassa regionale è stata posta al Tavolo di partenariato, ovvero alle forze imprenditoriali e sindacali, presenti gli assessori al bilancio Francesco Calzavara e allo sviluppo economico Roberto Marcato.

“Durante una stagnazione economica le tasse si tagliano, non si aumentano!”. Bitonci ha titolato così un suo breve intervento, che ha raccolto numerosi commenti. Il riferimento alle tasse non può essere una coincidenza, visto che Zaia vorrebbe introdurre l’addizionale per la prima volta da quando è governatore, ovvero dal 2010. Un viraggio su un tema per lui sensibile (“Non metto le mani in tasca ai veneti”, si è sempre vantato) motivato dal fatto che i 300 milioni di euro sarebbero destinati a spese con finalità sociali, per aiutare cittadini, enti e imprese in difficoltà, soprattutto a causa del caro-bollette.

La presa di posizione di Bitonci, uomo di fiducia di Matteo Salvini in Veneto, è netta. “Ora diventa fondamentale, oltre agli aiuti ad imprese e famiglie, la riduzione delle tasse (sul lavoro ed impresa), misure che devono essere accompagnate da parallele riduzioni della spesa corrente. L’effetto combinato netto deve essere positivo, cancellare le aspettative di aumento delle tasse future e incentivare l’utilizzo della liquidità con aiuti verso famiglie che hanno maggiore propensione marginale al consumo, il tutto accompagnato da misure espansive Keynesiane sulle infrastrutture anche digitali!”. L’uscita sembra avere come obiettivo polemico (seppur non citandolo) proprio il passo che il governatore Zaia starebbe per compiere, dopo che nel 2017 era arrivato ad un passo dall’introduzione dell’Irpef regionale, accanto a quella già prevista dallo Stato, per far fronte a un maxi-finanziamento che ha sbloccato la realizzazione della Pedemontana Veneta (superstrada a pagamento peraltro non ancora conclusa). Due mesi dopo ci aveva ripensato ed era riuscito a trovare nel bilancio i 300 milioni di euro che servivano.

L’attacco di Bitonci non può essere estraneo alla discussione che sta lacerando al Lega in Veneto dopo il calo vistosissimo del 25 settembre, che l’ha vista passare dal primo al terzo posto nel gradimento degli elettori (14,6 per cento), più che doppiata dai Fratelli d’Italia (32,6 per cento) e superata anche dal Pd. Una parte dei leghisti veneti (a cominciare dall’eurodeputato Gianantonio Da Re e dall’assessore regionale Roberto Marcato) ha cominciato a chiedere la testa del segretario Matteo Salvini, attribuendogli la responsabilità della sconfitta. Le colpe? Il pugno di ferro sul partito, la scelta delle candidature calata dall’alto e un sostegno mai troppo convinto alla richiesta di autonomia del Veneto. I fedeli al segretario hanno ricordato come anche i governatori del Nordest, Massimiliano Fedriga in Friuli e Luca Zaia in Veneto, non abbiano ottenuto un successo, anzi abbiano perso centinaia di migliaia di elettori.

Ufficialmente Zaia non ha alzato la voce contro Salvini, anche se nel direttivo federale ha sostenuto la richiesta di assemblee provinciali e regionali per una verifica delle cause della perdita clamorosa di consensi. L’impressione è che per il momento non vi sarà una resa dei conti, anche perché il partito è impegnato nella difficile trattativa di governo. Eppure l’uscita di Bitonci appare come un invito a Zaia a non aprire fronti caldi interni. Già l’ipotesi di introdurre l’addizionale Irpef è stata commentata con freddezza dai Fratelli d’Italia: “Non ne eravamo informati”. Finora il presidente del Veneto ha regnato indisturbato, forte del 76 per cento dei voti raccolti nel settembre 2020, quando è stato riconfermato per la terza volta, ma ora dovrà fare i conti con il partito della Meloni. Laura Puppato, ex senatrice ed ex capogruppo Pd in consiglio regionale, ha avvertito: “La minoranza di centrosinistra guardi con moltissima attenzione al bilancio che si creerà grazie ai nuovi presunti introiti. Non vorrei che il gettito si sovrapponesse, o quasi, al debito determinato dalla superstrada Pedemontana. Prima di aggravare le famiglie di nuove tasse in Veneto meglio vederci chiaro”.

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