L’ Opec + ha deciso di tagliare la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno (il consumo medio quotidiano globale è di circa 100 milioni di barili, ndr) nella riunione convocata d’urgenza che si è tenuta oggi a Vienna, sede dell’organizzazione. La sforbiciata è stata voluta dal più importante membro del cartello dei paesi produttori e primo esportatore al mondo, l’Arabia Saudita, che spera in questo modo di spingere al rialzo le quotazioni, dopo il calo di circa il 20% accusato negli ultimi 3 mesi. A favore del taglio alla produzione si erano espressi anche gli Emirati Arabi Uniti e la Russia che partecipa all’organizzazione nella sua formula allargata. Si tratta della riduzione più forte dal 2020 ma non necessariamente avrà un impatto significativo sul mercato, diversi paesi membri del cartello già ora stanno producendo al di sotto delle soglie massime consentite. I prezzi di brent (petrolio di riferimento per il mercato europeo) e Wti (per il mercato statunitense) non hanno infatti subito eccessivi scossoni dopo la notizia.

La mossa è però destinata però a inasprire i rapporti di Riyad con gli Stati Uniti e l’Europa. Due mesi fa il presidente statunitense Joe Biden si è recato a Gedda per incontrare il principe ereditario Mohammed bin Salman e aveva poi affermato che l’Arabia Saudita avrebbe “adottato ulteriori misure” per aumentare le forniture di petrolio. Il taglio della produzione “non era necessario”, ha detto Biden secondo quanto riportato dai media americani. “Devo vedere cosa c’è nel dettaglio. Sono preoccupato, non è necessario”, ha affermato. La decisione dell’Opec+ di tagliare i barili di petrolio mostra che c’è “un allineamento” dell’organizzazione con la Russia, ha poi detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, in un briefing con la stampa a bordo dell’Air Force One.

Il taglio alla produzione è anche conseguenza dei malumori tra i paesi produttori per l’ipotesi di introduzione di un tetto ai prezzi del barile di greggio russo. Decisione che potrebbe rappresentare un precedente giudicato pericoloso dai membri dell’Opec. Al vertice dovrebbe prendere parte anche il ministro dell’Energia russo Alexander Novak. Il greggio russo viene già venduto con uno sconto di 10-20 dollari al barili rispetto alle quotazioni ufficiali poiché gli acquirenti occidentali preferiscono rivolgersi ad altri fornitori. Dal prossimo dicembre entrerà progressivamente in vigore l’embargo europeo sul petrolio di Mosca, già bloccato da Stati Uniti e Gran Bretagna che ne consumavano però quantità molto modeste.

Oggi l’Unione Europea ha concordato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia che include il supporto per un tetto massimo alle vendite di petrolio a paesi terzi. “Abbiamo approvato un nuovo pacchetto di sanzioni”, ha detto ai giornalisti Andrzej Sados, l’ambasciatore polacco presso l’UE. “Include un tetto massimo sul prezzo del petrolio russo spedito in paesi terzi e meccanismi per evitare l’elusione delle sanzioni”. Le nuove sanzioni, che dovrebbero entrare in vigore giovedì, vieterebbero il trasporto marittimo di petrolio russo verso paesi terzi al di sopra di un tetto massimo del prezzo, ha scritto in un tweet la presidenza ceca dell’UE. Le nuove misure inoltre estendono il divieto di importazione di beni, compresi i prodotti siderurgici, e il divieto di fornire servizi informatici, ingegneristici e legali a entità russe, ha affermato. “La Russia smetterà di fornire petrolio ai Paesi che stanno imponendo il price cap”, ha annunciato il vice premier russo Aleksandr Novak, secondo quanto riferisce la Tass.

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