Dove sono finiti tutti i voti della Lega in Veneto? Erano 916mila per la sola lista Zaia presidente alle Regionali del 2020 a cui andavano aggiunti altri 347mila per il partito. Sono passati appena due anni e sembrano evaporati. Nel 2018, alle precedenti politiche, furono 920mila. Adesso sono stati ingoiati dalla lista di Fratelli d’Italia che già a giugno, con le comunali di Padova e Verona (sonora sconfitta del centrodestra) aveva fatto capire a Salvini e Zaia che era pronta a fare il sorpasso. Ha fatto di più, ha praticamente raso al suolo le roccaforti leghiste, non solo in Veneto, ma anche in Friuli Venezia Giulia, dove c’è un altro dei governatori leghisti, Massimiliano Fedriga. Zaia e Fedriga sembravano destinati ad insidiare la leadership del segretario sonoramente sconfitto. Eppure anche loro sono usciti con le ossa rotte da questo voto. Fratelli d’Italia che ha abbondantemente doppiato la Lega era un fatto impensabile fino a un anno fa.

Il crollo delle roccaforti
Il Veneto era una terra leghista. Non lo è più. Basta leggere i dati dei risultati del Senato, dove il centrodestra supera il 50 per cento e fa il pieno dei 5 collegi uninominali (idem per i 12 della Camera). Per i raffronti con il passato, si veda più sotto. Nel presente il partito della Meloni ha ottenuto un 32 per cento abbondante, mentre la Lega è rimasta al 14 per cento. Meno della metà. Sono cadute le città e i paesi, le campagne e le montagne, dove il Carroccio era più forte. A San Vendemiano, il paese dove abita Zaia in provincia di Treviso, Fdi ha ottenuto 1.683 voti, la Lega solo 904. A Treviso cambiano i numeri (26 per cento contro 12 per cento), non il rapporto. A Belluno finisce 26 per cento a 10,5 per cento. Sembrano risultati fotocopia: a Venezia 24 per cento ai Fratelli d’Italia e solo il 10 per cento alla Lega, a Chioggia 34 per cento contro 18. A Padova, dove governò il presidente della Lega Veneta Massimo Bitonci, Meloni prende il 32 per cento, Salvini solo il 13. A Vicenza, dove era candidata Mara Bizzotto, fortissimamente voluta da Salvini, il centrodestra arriva al 55 per cento, ma i Fratelli d’Italia superano il 32, mentre la Lega si ferma al 15,5 per cento. A Verona, pur avendo incassato la sconfitta del sindaco uscente Federico Sboarina solo tre mesi fa, il partito della destra triplica la Lega con il 35 per cento contro 13 per cento.

Camera con vista Meloni
Per la Camera la musica non cambia. Fratelli d’Italia nella circoscrizione Veneto 1 (Venezia-Treviso-Belluno) è al 33 per cento, la Lega solo al 15 per cento. In Veneto 2 (Verona, Padova, Vicenza e Rovigo) le variazioni sono solo di qualche decimo di punto. La Lega difende i suoi seggi grazie a una ripartizione dei collegi uninominali con gli alleati di centrodestra, che teneva conto di un rapporto di forza sbilanciato a favore del Carroccio. Il centrodestra ha fatto il pieno con 5 seggi al Senato e 12 alla Camera. Soltanto grazie a un accordo preelettorale favorevole la Lega ha potuto ottenere 2 seggi uninominali al Senato, gli stessi del partito della Meloni, che invece ha il doppio dei voti (mentre il quinto seggio è appannaggio di Forza Italia con Anna Maria Bernini). Alla Camera, addirittura la Lega ha visto eletti 6 propri deputati, Fratelli d’Italia solo 5, mentre l’ultimo posto è andato alla candidata di Coraggio Italia, Martina Semenzato, dirigente locale di Confindustria a Venezia proposta dal sindaco Luigi Brugnaro.

Lega: confronto choc con il 2018…
La batosta elettorale di Salvini si misura in modo particolare se si confrontano i dati odierni con quelli del marzo 2018. In Veneto, per il Senato, la Lega aveva il 31,78 per cento. Una maggioranza schiacciante anche all’interno del centrodestra vincente ovunque con il 48,18 per cento. Allora mentre Forza Italia era al 10,86 per cento, Fdi era solo al 4,28 per cento, praticamente un ottavo della Lega. Per la Camera dei deputati, nella circoscrizione Veneto 1 il centrodestra era al 46,70 per cento e la Lega da sola aveva il 31,95 per cento, mentre i Fratelli d’Italia erano al 3,73 per cento, nove volte in meno. Non era molto dissimile la situazione nella circoscrizione Veneto 2 con il centrodestra al 48,97 per cento, la Lega al 32,39 per cento e i Fratelli d’Italia al 4,5 per cento. Quattro anni e mezzo fa alla Camera il partito di Salvini ebbe 11 deputati e 5 senatori, la Meloni solo 2 deputati e un senatore.

In Friuli Venezia Giulia il centrodestra nel 2018 aveva prevalso al Senato con il 43,76 per cento dei voti e la Lega aveva ottenuto il 25,49 per cento, ottenendo due seggi, mentre il partito di Meloni si era fermato al 5,44 per cento senza avere alcun seggio. Alla Camera, invece, il centrodestra arrivò al 42,98 per cento, con la Lega al 25,86 per cento (due seggi), mentre Fratelli d’Italia prese il 5,31 per cento e un seggio. Adesso la Meloni è al 32,6 per cento, le Lega solo all’11 per cento, tre volte tanto.

…e con le Regionali
Il raffronto è ancora più imbarazzante per la Lega se si guarda alle ultime Regionali. Il 20 settembre 2020 il governatore Luca Zaia aveva ottenuto quasi il 77% dei voti: se la lista Zaia presidente arrivò al 44,57 per cento, la Lega di Salvini raggiunse il 16,92 per cento. Allora Fratelli d’Italia era solo al 9,55. Questo ha comportato i primi due anni della legislatura in Regione Veneto controllata totalmente da Zaia, con solo un assessorato concesso al partito della Meloni. Che cosa cambierà adesso? I Fratelli d’Italia avanzeranno delle richieste, vorranno una maggiore partecipazione al potere a Venezia? In Friuli nel 2018 Massimiliano Fedriga fu eletto governatore con il 57 per cento dei voti e allora la Lega ottenne il 34,91 per cento, mentre Fratelli d’Italia si fermò a un modesto 5,49. Adesso anche nella regione più orientale d’Italia lo scenario è destinato a cambiare, con effetti pratici se si pensa che nei primi mesi del 2023 si andrà al voto e Fedriga è intenzionato a ricandidarsi.

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