La Lega sceglie di infrangere in modo macroscopico il silenzio elettorale, l’interruzione della campagna che la legge impone nel giorno del voto e in quello precedente per incoraggiare la riflessione serena degli elettori (la cui violazione, in teoria, è punita con una multa da cento a mille euro). Mentre i profili social degli altri partiti si attengono (chi più chi meno) alle regole, gli account Twitter e Facebook di via Bellerio sfornano un post ogni mezz’ora, ignorando del tutto il divieto. E in mattinata la pagina Instagram ha pubblicato una foto di una bandiera dell’Unione sovietica nella piazza di chiusura della campagna elettorale del Pd, con questo commento: “Il Pd ha aperto questa campagna elettorale con un suo alto dirigente che grida per strada “in ginocchio, vi ammazzo, vi sparo”, è proseguita con le candidature di odiatori di Israele, si è caratterizzata per il fango, le falsità, la voglia di nuove tasse e più sbarchi, la scelta di evitare il confronto con la Lega. Ieri Letta ha chiuso con un flop in piazza del Popolo davanti a una bandiera dell’Unione sovietica. Il vessillo comunista è finalmente una piccola grande verità: ricorda a tutti qual è stato l’unico partito ad aver incassato dei rubli insanguinati, altro che ingerenze russe nel 2022. Domani decideranno gli italiani. #credo nella Lega!”.

La polemica sulla bandiera: “Chi l’ha autorizzata?” – Un post che mischia presente e passato in modo piuttosto approssimativo: a essere finanziato dall’Unione sovietica non è ovviamente mai stato il Partito democratico ma il Partito comunista italiano disciolto nel 1991, di cui il Pd è ormai lontanissimo erede. Sulla polemica però si avventa il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Francesco Lollobrigida, che chiede a Bruno Astorre, coordinatore del Pd laziale, di smentire “di aver autorizzato a portare in piazza i simboli di una dittatura cruenta e sanguinaria che ha prodotto milioni di morti nel mondo”. “Bandiere rosse con la falce e martello nella piazza del Popolo di Letta, autorizzate dai vertici del Partito democratico per ammissione degli stessi militanti che le sventolano festanti. Conoscendo la tradizione democratica del collega Astorre, siamo certi che smentirà prontamente di aver permesso un tale sfregio e vorrà ribadire la sua posizione che lo ha visto storicamente e culturalmente agli antipodi delle posizioni che quelle bandiere rappresentano ed esprimono”, scrive.

Gli account della Lega – Ma sui profili ufficiali Twitter e Facebook della Lega – Salvini premier e di Noi con Salvini i post di propaganda sono tantissimi e si accavallano al ritmo di uno ogni mezz’ora, tanto da far pensare che i social media manager di via Bellerio li abbiano programmati scegliendo consapevolmente di non rispettare il silenzio elettorale (o ignorino la sua esistenza). Ecco qualche esempio: “Difesa degli animali, nessuna pietà per chi maltratta” (ore 15:06), “Letta stava bene a Parigi, in questa campagna non ne ha azzeccata una” (ore 14:39), “Mentre gli italiani erano costretti al lockdown, mezza Africa sbarcava in Italia” (ore 14:06), “#Credo nell’Italia sicura” (ore 13:39), “Il programma di Letta per l’Italia: ius soli e nuove tasse” (ore 13:19) e così via. Intorno alle 15:30 su Twitter e Facebook compaiono addirittura tre post in tre minuti: alle 15:32 leggiamo “++ Maratona Salvini, numeri da record per la diretta social ++”, alle 15:31 “#Credo negli italiani, fermiamo insieme la sinistra delle tasse”, alle 15.30 “Il reddito di cittadinanza solo a chi non può lavorare, non a chi non vuole”.

L’account di Salvini – Non è solo l’account del partito, però, a non rispettare il silenzio. Salvini ha anche pubblicato un post su Facebook e Twitter in cui se la prende con l’ex governatore toscano Enrico Rossi, che commentando la proposta leghista di una flat tax al 15% durante un comizio ha detto che “La demenza andrebbe abolita per legge“: “Vergognati, ignorante. Non hai mancato di rispetto a me, ma a milioni di famiglie e di persone che convivono con questi problemi. #domanivotolega e diciamo “Ciaone” anche a lui”, scrive, approfittandone per un po’ di campagna elettorale fuori tempo massimo. Come approfitta di una foto con la prima pagina di Libero che apre con una sua intervista (“Bollette bloccate e autonomia, ecco le cose da fare subito”): “Vi aspetto in edicola“, scrive. Poi pubblica un video in cui, con la scusa di spiegare le modalità di voto, fa un altro pezzettino di campagna: invita al “voto per un’Italia più forte, più libera e con più spazio per i giovani” e al “voto che salva l’Italia”, concludendo “da domani finalmente tocca a noi”.

L’account di Calenda – Micro-violazione di legge anche per Carlo Calenda, che non tiene a freno Twitter e due minuti dopo la mezzanotte posta un video-spot motivazionale con musica epica: “Noi saremo quelli che faranno diventare popolari le scelte giuste. La campagna non è finita, ora tocca a voi. Il 25 settembre (ma avrebbe potuto anche scrivere “domani”, ndr) vota l’#ItaliaSulSerio. E nelle ore successive rilancia le sue interviste ai giornali di questa mattina (Repubblica e Corriere), e al telegiornale de La7, pur stando attento a non commentarle. Poi ritwitta, soddisfatto, quello che definisce un “grande lavoro investigativo” di Domani che ha ricostruito storia e precedenti penali di Lodovica Mairè Rogati, la donna presunta accusatrice di molestie nei confronti di Matteo Richetti. E nelle ore successive ritwitta vari endorsement in suo favore, convinto evidentemente di poterlo fare. Tutto a beneficio della serena riflessione pre-elettorale.

Chi rispetta le regole (e chi meno) – Allergico alle regole sembra anche chi gestisce l’account Twitter di Italia viva: anche qui ci si è limitati a ritwittare interviste degli esponenti renziani e post che rinviano al sito ufficiale, ma lo si è fatto a un ritmo forsennato, ai limiti del “social bombing” (ben 22 post tra le 10:30 e le 11). Diligente, per ora, il Partito democratico, che non twitta dalla mezzanotte esatta, così come Sinistra italiana e Unione Popolare, mentre Europa verde si lascia scappare un appello alla legalizzazione della cannabis. E il resto del centrodestra? L’ultimo tweet dell’account ufficiale di FdI risale alle 23:33 di venerdì, quello di Forza Italia alle 23:49 (se si esclude il “buon voto” di Tajani e il “gioco degli aggettivi” con Barbara d’Urso riproposto da Berlusconi). Matteo Renzi si è fermato alle 23:54 con l’ultimo tweet di ringraziamento, cinque minuti prima di Enrico Letta (23:59). Fuorilegge, invece, Gianluigi Paragone, che posta contenuti su Facebook per tutto il giorno e alle 17 lancia addirittura una diretta, chiedendo di votare Italexit come “vendeta democratica contro chi ci sta svendendo”.

SALVIMAIO

di Andrea Scanzi 12€ Acquista
Articolo Successivo

Elezioni, Letta a La7: “In piazza del Popolo eravamo tantissimi, più degli altri”. Ma le foto dall’alto mostrano un’altra realtà

next