Il Molise esiste eccome e non solo perché schiera un candidato di lusso come Claudio Lotito. In questo scorcio di campagna elettorale ormai agli sgoccioli fa certo notizia che il patron della Lazio stia battendo palmo a palmo ogni comune tra Isernia e Campobasso per conquistare un seggio in Senato, tra un ballo liscio e uno scopone, ma a inquietare è un’altra storia: i malati oncologici molisani rischiano di rimanere senza il servizio di radioterapia ché l’unico centro (privato) che lo eroga minaccia di lasciarli a secco se non otterrà più fondi (pubblici). Una vicenda in cui c’entra Palazzo Chigi e il mancato esercizio della golden power in un settore in cui le cure salvavita per i malati di tumore sono affidate oggi in regime di monopolio a un fondo di investimento venuto dalla Svizzera. Fondo che all’inizio dell’anno ha acquistato per oltre 33 milioni il 90 per cento della Gemelli Molise spa, spin off della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, cuore della sanità del Vaticano. Ma che c’entra Zurigo con Campobasso? E soprattutto, chi paga?

Occorre fare un passo indietro. Palazzo Chigi interno giorno: il presidente del consiglio Mario Draghi durante il consiglio dei ministri del 9 dicembre del 2021 decide di accogliere la proposta del ministro della Salute Roberto Speranza di non esercitare i poteri speciali (o golden power che dir si voglia) non ravvedendo nell’operazione di acquisto in questione “una minaccia di grave pregiudizio per l’interesse nazionale”. Ritenendo preminente il business del Fondo con sede a Vaduz in Liechtenstein e a Zurigo in Svizzera che però si è impegnato a garantire la continuità delle prestazioni e ha fornito rassicurazioni sul mantenimento dei livelli occupazionali. Bene, bravi bis. L’acquisto da parte di Capital Responsible del 90 per cento delle quote della società che gestisce le attività di cura, oncologiche e ambulatoriali del Gemelli Molise di Campobasso si perfeziona a marzo 2022. Ma – sorpresa! – dopo sei mesi, a inizio settembre, ecco il colpo di scena. Lo annuncia il nuovo presidente del Molise Gemelli, il finanziere Stefano Petracca messo in sella dal Fondo summenzionato: “Dal 1 ottobre verranno sospese le prestazioni di Radioterapia oncologica e nei mesi successivi sono a rischio anche quelle di Cardiochirurgia”. Sempre che ovviamente non si allarghino i cordoni della borsa, ossia che non venga autorizzato lo sforamento del tetto di spesa aumentando di almeno due milioncini la convenzione con la regione, da 7 a 9 milioni minimo che coprono solo radioterapia e altri servizi ambulatoriali (la convenzione in essere tra la regione e la struttura di cui è oggi è proprietario il Fondo di investimento straniero è pari complessivamente a circa 37 milioni).

Che fare? Per ora il presidente della regione Donato Toma che è pure commissario ad acta della sanità molisana ci ha messo una pezza rimodulando, a spese invariate, i fondi già previsti: la spesa per l’oncologia passerà da 5 a 6 milioni, quelle ambulatoriali caleranno da 2 a 1 milione. In attesa che da Roma arrivi l’ok a splafonare. Ma Gemelli Molise ha impugnato tutto di fronte al tar per l’impatto pregiudizievole sulle attività ambulatoriali, settemila prestazioni già prenotate. E così si torna al punto di partenza e al rischio della sospensione della radioterapia oncologica se i tetti di spesa non verranno sforati come preteso da Gemelli Molise.

“Ho scritto a luglio all’Economia e alla Salute, ossia a ministeri che mi affiancano come commissario per essere autorizzato allo sforamento, ma non ho ricevuto risposta. Qualche giorno fa mi hanno dato l’ok a rideterminare il budget asciugando dalle prestazioni ambulatoriali per reindirizzarle a quelle della radiologia oncologica di cui Gemelli Molise ha minacciato lo stop” spiega Toma al fattoquotidiano.it salvo poi aggiungere. “Non solo da Roma non mi rispondono sul che fare per dare anche una prospettiva futura per le cure ai malati. Ma non mi hanno neppure avvertito del mancato esercizio della golden power rispetto a una vendita di un pezzo di prestazioni sanitarie che in Molise vengono svolte in regime di monopolio privato”. Prego, Prego? Il presidente della regione nulla sapeva della decisione del governo di autorizzare la cessione della Gemelli Molise spa. “Non solo non mi hanno informato, ma gli stessi ministeri che hanno autorizzato l’operazione ora mi rimproverano perché come commissario non ho fornito loro i dettagli di questa vendita. Siamo al teatro dell’assurdo e io non mi posso permettere altro che chiedere altro sforamento perché se oggi do un po’ di più a radiologia oncologica per evitare che venga chiusa, tolgo qualcosa alle prestazioni ambulatoriali fornite dallo stesso privato rischiano di far lievitare le liste di attesa per le prestazioni nel pubblico. In un quadro che inevitabilmente ci inchioda al commissariamento: un cane che si morde la coda ”.

Verrebbe a questo punto da chiedersi: ma come è possibile che in Molise sia un privato ad avere il monopolio della radiologia oncologica e non solo? Prosegue Toma che la storia la conosce bene essendo stato pure lui malato oncologico: “In base al decreto Balduzzi gli ospedali pubblici che hanno un bacino di utenza ridotto come nella nostra regione non possono avere una dea di secondo livello. Per mettere su un servizio per i malati oncologici ma anche una cardiochirurgia ci vogliono ben più di 296 abitanti quanti siamo”. Balduzzi chi? Renato Balduzzi, l’ex ministro della Sanità poi chiamato nel consiglio di amministrazione dell’ospedale della Santa sede Bambino Gesù oggi nel cda della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, la stessa che ha venduto per 33 milioni il 90 per cento di Gemelli Molise al Fondo di investimento svizzero. Che oggi, con buona pace delle rassicurazioni date a Draghi&Co al momento dell’acquisto, vuole rinegoziare tutto, pena lo stop alle cure per i molisani. “Il problema è serio ed esiste da molti anni, ancora prima dell’insediamento dell’attuale Commissario e coinvolge l’intero sistema sanitario regionale”, commenta Stefano Petracca, Presidente del Gemelli Molise, “con la Regione Molise e l’Ente Commissariale è in corso un dialogo, siamo fiduciosi che si possa trovare una soluzione. Allo stesso tempo, vogliamo rassicurare la popolazione molisana ed i nostri pazienti che il Gemelli Molise continuerà ad offrire i propri servizi con la qualità, l’impegno, la professionalità e la dedizione di sempre”.

La soluzione però è solo una: se Toma non sfora il budget scucendo diversi altri milioni alla nuova proprietà venuta dall’estero che nelle more ha fatto anche shopping in altri segmenti sanitari sempre in Molise, i malati oncologici dovranno rivolgersi fuori regione e probabilmente scatterà anche la cassa integrazione per i 400 operatori del complesso ospedaliero. Privato ma costruito con fondi pubblici: la proprietà delle mura del centro di cura e ricerca costruito con oltre 70 milioni sovvenzionati dallo Stato tra il 1990 e il 2002 resta dell’Università Cattolica di Milano. Le prestazioni che vi si svolgono in convenzione invece sono, come detto, diventate il core business del Fondo di investimento venuto dall’estero che ha sborsato 33 milioni di euro per rilevare il 90 per cento delle quote della società Molise Gemelli, già Fondazione Giovanni Paolo II (sciolta in seguito per impossibilità di raggiungere l’obiettivo sociale) poi confluita nella Fondazione Gemelli di Roma. Che infine ha conferito il complesso aziendale a una spa che eroga scure salvavita in regime di monopolio poi messa sul mercato.

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