Una serie di post tra il 2014 e il 2016 – tra giovani balilla, frasi come “W i camerati“, Adolf Hitler definito “grande statista” e apprezzamenti per Vladimir Putin – gli sono costati la sospensione immediata da Fratelli d’Italia. Calogero Pisano è stato così “sollevato da ogni incarico di partito, a partire da quello di coordinatore provinciale di Agrigento e di componente della Direzione nazionale“, si sono affrettati a dichiarare dal partito di Giorgia Meloni dopo che Repubblica aveva pubblicato i post contestati: “Da questo momento in poi Pisano – si legge in una nota – non rappresenta più FdI a ogni livello e a lui viene inibito anche l’utilizzo del simbolo”. Sospeso dunque, anche se ovviamente rimane candidato al collegio uninominale di Agrigento per il centrodestra: un seggio che, stando ai sondaggi, dovrebbe garantirgli l’elezione alla Camera. Lo stesso Pisano, con una nota, ha chiesto scusa “a chiunque si sia sentito offeso da quei post che a distanza di anni giudico indegni”: “Anni fa – ha aggiunto – ho scritto cose profondamente sbagliate. Avevo cancellato il mio profilo personale su Facebook perché mi vergognavo delle cose che erroneamente avevo pubblicato”.

Scuse pubbliche quindi, mentre in privato il candidato usava tutto un altro tono. Con un audio inviato su WhatsApp ai suoi sostenitori, infatti, Pisano ha cercato di ridimensionare la vicenda: “Questa, tra virgolette, sospensione – dice – è dovuta solo al fatto di questo post e quindi abbiamo dovuto prendere le distanze e anche io mi sono dovuto sospendere solo per questi due-tre giorni, fino a quando non arriviamo alle elezioni. Quindi state tranquilli che resta in carica (la candidatura ndr) e siamo sempre più forti di prima“. Sospensione temporanea, quindi. Almeno da quello che lo stesso Pisano sostiene nell’audio inviato ai suoi. Ilfattoquotidiano.it ha contattato il diretto interessato per chiedere una replica sul contenuto della nota audio, senza però ottenere alcuna risposta. Però deve averci ripensato visto che, nel tardo pomeriggio, ha infine annunciato le sue dimissioni volontarie dal partito sostenendo di “non voler trascinare Fratelli d’Italia in situazioni imbarazzanti”, dopo la conferma del deferimento ai Probiviri per provvedimento disciplinare. Adesso bisognerà capire se, in caso di elezione, il candidato che definiva Hitler un “grande statista” sarà ammesso al gruppo parlamentare del partito di Giorgia Meloni. O se queste dimissioni annunciate oggi dureranno anche dopo il voto di domenica.

I giovani Meloni (in piedi) e Pisano (in basso)

Pisano non è un esponente di seconda fascia in Fratelli d’Italia. Militante sin da giovanissimo nei movimenti giovanili di destra e poi in Alleanza nazionale e Fratelli d’Italia, ha sempre avuto un forte legame con Giorgia Meloni. Sono tante le foto che li ritraggono insieme, da giovani militanti a eventi e riunioni di partito. In questo senso Pisano è un vero e proprio fedelissimo della leader di Fdi. La stessa Meloni lo ha voluto candidato sempre all’uninominale ad Agrigento anche alle politiche del 4 marzo del 2018. In quel caso Pisano non fu eletto, visto l’exploit siciliano del Movimento 5 stelle. In uno spot di quella competizione elettorale Meloni descriveva Pisano come una persona “affidabile, coerente, seria e concreta”. Insieme hanno condiviso militanza e percorso politico.

Quella del candidato agrigentino è solo l’ultima delle polemiche scoppiate su esponenti di Fratelli d’Italia, accusati di simpatie neo fasciste o neo naziste. Nel 2018 fece scalpore la foto di Galeazzo Bignami (in quegli anni in Forza Italia), oggi capolista FdI in Emilia-Romagna, ritratto anni prima mentre indossava una divisa nazista (“Era un addio al celibato”, si era difeso). Nel 2019 Giovanni Berrino, oggi in corsa all’uninominale per il Senato in Liguria, finì tra le polemiche perché girava con una croce celtica al collo. Senza dimenticare Tommaso Foti, candidato in Emilia Romagna tra uninominale e listino proporzionale, che nel 2020 ha postato e poi rimosso una sua foto con mascherina personalizzata dal motto fascista “boia chi molla“. O Helenia Barban candidata al plurinominale per il Senato in Veneto che nel 2014 pubblicava la foto della nazionale di calcio degli anni ’30 mentre i giocatori facevano il saluto romano. “Questo post non richiamava assolutamente al fascismo”, aveva risposto intervistata da Piazza pulita. Nessuno di loro è stato sospeso dal partito. Neanche temporaneamente.

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