È arrivato a bordo di una Fiat 500 bianca, seduto vicino al conducente, e ha salutato con la mano i fedeli in festa, in una piazza Duomo gremita di persone. Di fronte alla chiesa, ancora inagibile, è stato accolto dal cardinale Giuseppe Petrocchi e dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. Poi, col caschetto in testa e sulla sedia a rotelle, è entrato nel Duomo. Papa Francesco ha visitato L’Aquila in una giornata che abruzzesi e cittadini hanno definito “storica”. Il Pontefice ha incontrato i parenti delle vittime del terremoto del 6 aprile del 2009, che provocò 294 morti e distrusse la città, e ha sottolineato “la grande capacità di questo popolo di rialzarsi”. Perché “voi, gente aquilana, avete dimostrato un carattere resiliente. Radicato nella vostra tradizione cristiana e civica, ha consentito di reggere l’urto del sisma e di avviare subito il lavoro coraggioso e paziente di ricostruzione”.

Bergoglio ha ricordato che “c’era tutto da ricostruire: le case, le scuole, le chiese. Ma, voi lo sapete bene, questo si fa insieme alla ricostruzione spirituale, culturale e sociale della comunità civica e di quella ecclesiale. La rinascita personale e collettiva – ha proseguito – è dono della Grazia ed è anche frutto dell’impegno di ciascuno e di tutti”. Il Papa ha poi chiesto “al popolo dell’Aquila” di fare “tesoro” delle proprie sofferenze per capire il dolore degli altri: “Voi avete sofferto molto a causa del terremoto, e come popolo state provando a rialzarvi e a rimettervi in piedi. Ma chi ha sofferto deve poter fare tesoro della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dolore degli altri. Voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell’assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l’esperienza della miseria”.

E a proposito della ricostruzione, Papa Francesco ha chiesto “collaborazione”, “sinergia” e “un impegno lungimirante”, spiegando che “è fondamentale attivare e rafforzare la collaborazione organica, in sinergia, delle istituzioni e degli organismi associativi: una concordia laboriosa, un impegno lungimirante perché stiamo lavorando per i figli, per i nipoti, per il futuro”. Serve l’impegno di “tutti, tutti insieme, sottolineare questo, tutti insieme”. Infine il Pontefice, con tre colpi di bastone (il bastone d’ulivo del Getsemani, consegnatogli dal sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi) ha aperto la Porta Santa di Collemaggio: “Apritemi le porte della giustizia” , ha detto il Pontefice prima dell’apertura secondo la preghiera rituale a cui viene risposto: “Voglio entrarvi e rendere grazie al Signore”. “È questa la porta del Signore” ha detto ancora per sentirsi rispondere: “Per essa entrano i giusti”. Dunque, le parole finali: “Entrerò nella tua casa, Signore” a cui è stato replicato: “Mi prostrerò in adorazione del tuo santo tempio”.

“A tutti rinnovo il mio saluto e benedico di cuore voi, le vostre famiglie e l’intera cittadinanza. Jemonnanzi!”: così Papa Francesco ha salutato gli aquilani.

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