In meno di due mesi il terzo polo si è capovolto. Era il 14 giugno scorso quando Carlo Calenda tuonava contro Matteo Renzi: “Farà un accordo con il Pd, ma non farà parte di questa nostra area”. Una profezia al contrario: alla fine è stato il leader di Azione a fare il patto con Enrico Letta, salvo poi disfarlo in appena 5 giorni. Nel frattempo l‘ex premier ha invocato il terzo polo, che adesso appare l’unica strada percorribile da Calenda per correre alle elezioni politiche: anzi, per evitare di raccogliere le firme, servirà un listone unico che unisca renziani e calendiani. Così il terzo polo diventa l’ultima spiaggia, sia per Calenda che per Renzi (che deve superare la soglia del 3%). E pazienza se il tira e molla degli ultimi mesi, ma soprattutto le accuse degli ultimi giorni, sembravano averlo reso un progetto ormai fallito. Già, nella selva di tweet e dichiarazioni di Calenda di questa settimana, si trovano infatti anche le critiche a Renzi e a Italia Viva: “Se lui dice ‘fate tutti schifo, vado avanti da solo perché sono il più figo del bigoncio’, che devo fare?”, diceva a Rai Radio1 il 4 agosto. Il giorno prima era ancora più deciso a Skytg24: “Renzi è un signore che dicendo ‘no alle destre’ ha fatto un governo politico col M5s. Dico a Matteo Renzi: amore mio, se quella era una buona ragione per metterti col Movimento 5 stelle perché non puoi farlo con il Pd, di cui sei stato segretario, e con Azione?”.

Italia Viva come il M5s: “Una setta” – A Calenda l’idea di un terzo polo con Renzi sembrava proprio non piacere più: “Quindi saremmo dovuti andare da soli, provocare la vittoria della destra a tavolino e rimanere alla finestra senza poter governare. Tanto peggio tanto meglio. Non fa per me“, scriveva sempre su Twitter il 3 agosto, spiegando le ragioni della sua scelta di allearsi con il Partito democratico. Insomma, le critiche di Italia Viva al patto Calenda-Letta le riteneva inconcepibili, tanto da paragonare i renziani al M5s: “Le sette hanno in comune la capacità di immaginare la realtà a loro uso e consumo”. Un concetto ribadito in più di un tweet: “Per i renziani qualsiasi cosa non è renziana è male e qualsiasi cosa è renziana è bene. È un ragionamento binario”. L’unica strada, per il leader di Azione, era l’alleanza con il Pd. E avrebbe voluto trascinare nella coalizione anche Renzi: ‘”Lo vorrei con noi. Ma mi pare di capire che andrà da solo. Mi dispiace”, diceva a Repubblica il 3 agosto.

“Renzi? Inaccettabile essere pagati da Italia e Arabia Saudita” – Tornando indietro di qualche settimana, a metà giugno, il tono era opposto: “Non ho preclusioni nei confronti di Italia Viva”, ma Renzi “deve decidere se vuole fare un lavoro serio, o se invece, come io credo, tenere le mani libere fino all’ultimo secondo per poi fare gli accordi. Deve sapere che in quel caso non ci troverà“, affermava Calenda. Il leader di Azione era deluso per la decisione di Renzi di non correre con il terzo polo alle amministrative, ma formare alleanze diverse nelle varie città, anche con Fratelli d’Italia. “In tutti i posti dove si è formato un terzo polo – concludeva – Renzi era da un’altra parte“. Ma nei giorni precedenti, nello specifico il 6 giugno parlando all’Ansa, aveva anche duramente criticato il leader di Italia Viva: “Con Renzi, persona che stimo, c’è anche un tema inaccettabile della lobbing internazionale, non si può essere pagati dall’Italia e dall’Arabia Saudita. Senza una linea retta e coerente non andrà mai oltre il 3 per cento”.

L’incontro faccia a faccia e poi il patto col Pd – Eppure, nonostante queste parole, il 25 luglio – quindi pochi giorni dopo la caduta del governo Draghi – Calenda e Renzi si erano incontrati per un colloquio a Roma. Renzi aveva già cominciato da qualche settimana a usare toni affettuosi nei confronti del suo ex ministro e in quell’occasione gli aveva ribadito l’intenzione di Iv da correre da solo alle elezioni, visto il veto del Pd. L’incontro con Calenda è andato “bene, come sempre. Un incontro tra amici, ma l’amicizia non è sufficiente, bisogna vedere se condividiamo le idee”, aveva poi detto Renzi al Tg5. Nel frattempo, però, il leader di Azione stava cominciando a tessere la tela per l’alleanza con il Pd, cercando di tirare dentro anche il suo “amico” Renzi. Dopo il patto siglato il 2 agosto tra Calenda e Letta, con Italia Viva che invece ha rifiutato di sedersi al tavolo, sono partite nuovamente le critiche. Ma sono durati circa 48 ore: dalla firma dell’accordo Pd-Azione al tweet di Fratoianni che ha fatto deflagrare la coalizione ancora in via di formazione. Da quando Calenda ha meditato di tornare sui suoi pazzi, ha smesso di citare Renzi e Italia Viva. Poi, dopo aver annunciato la rottura totale con Letta, a Mezz’ora in più su Rai 3 ha dichiarato: “Matteo Renzi? Non l’ho sentito, ci parlerò“. E dall’altro capo del telefono è stata subito colta la palla al balzo: “Terzo polo opportunità straordinaria”. Soprattutto, ultima spiaggia.

Le critiche via Twitter dal 2 al 4 agosto

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