“Non esiste una sceneggiatura per le first lady in tempo di guerra, quindi Olena Zelenska sta scrivendo la sua”. Così il magazine americano Vogue apre il suo ritratto-intervista a Olena Zelenska, “prima signora” e moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, un servizio che sta facendo discutere sui suoi reali obiettivi e sulle sue sincere finalità. “Essere sulla copertina di Vogue è un grande onore e il sogno di molte persone di successo e di spicco nel mondo. L’unica cosa che auguro a tutti loro è che non sia a causa della guerra nei loro Paesi”, spiega la first lady in un post su Instagram e conclude: “Ora vorrei che voi vedeste ogni donna ucraina qui, al mio posto. Chi combatte, si offre volontaria” e “resiste sotto l’occupazione. Ha il diritto e merita di essere sulle copertine di tutto il mondo. Ognuna di voi, colleghe ucraine, è ora il volto del nostro Paese”.

Sicuramente la signora Zelenska sta scrivendo la sua sceneggiatura, con tanto di riprese fotografiche che fanno invidia ai poster dei film hollywoodiani più gettonati al cinema. L’intervista è infatti accompagnata nientemeno che dalle fotografie di Annie Leibovitz, una delle più importanti ritrattiste al mondo, che ha immortalato leggende dello spettacolo, da John Lennon a Leonardo Di Caprio, da Meryl Streep ad Angelina Jolie. Ma qui lo spettacolo non c’entra e l’unico teatro che viene immortalato è quello di una guerra sanguinosa nella quale, ad oggi, sono morti più di 20mila civili. L’intervistatrice Rachel Donadio parla di “dissonanza cognitiva” per descrivere la situazione nella quale si è trovata a fare l’intervista in Ucraina, spiegando che è “strano parlare di sterminio ucraino e moda ucraina nella stessa conversazione”.

Secondo Sergio Splendore, professore associato di Sociologia dei media all’Università Statale di Milano, il ritratto-intervista di Vogue alla first lady ucraina ha generato un cortocircuito capace di favorire la propaganda anti-ucraina e il fronte russo in un’altra “guerra parallela” che Kiev e Mosca stanno combattendo da mesi, quella mediatica.

Professore, quale pensa sia il motivo dietro al servizio di Vogue a Olena Zelenska?
Io penso che il presidente Zelensky, e il suo entourage ovviamente, vogliano arrivare a un pubblico che difficilmente riescono a intercettare nelle piattaforme delle altre testate internazionali: quello del mondo della moda. Sappiamo bene che il settore della moda è immenso, con un network internazionale vastissimo e nel quale soprattutto girano un sacco di soldi. Zelenska è quindi il volto perfetto che può parlare a questo pubblico benestante che può aiutare la causa ucraina in modo non indifferente.

Molti hanno però criticato il fatto che, mentre i civili stanno morendo sotto le bombe russe, la first lady ucraina abbia trovato tempo per fare un servizio fotografico e un’intervista esclusiva con uno dei magazine di moda più importanti del mondo. Lei cosa ne pensa?
La scelta da parte dell’amministrazione ucraina non è stata casuale. Zelensky prima di essere presidente è stato un comico e attore, ha fondato una casa di produzione, sa come parlare al pubblico e sa come farlo in modo efficace. Il grande errore che è stato però commesso è quello di non aver calcolato che immagini di questo tipo possano essere riprese, maneggiate e condivise in modo tale da distorcerne il messaggio. Non tutti leggono Vogue e quelle immagini, grazie ad internet, possono arrivare ovunque. Noi non sappiamo cosa succede nelle cosiddette “bolle” – ad esempio i gruppi Telegram chiusi – in cui appunto la percezione nel vedere queste immagini può essere distorta e portare gli utenti a legittimare una critica nei confronti delle scelte della famiglia Zelensky e del fronte ucraino in generale. Inoltre non sappiamo cosa ne pensano le persone in Ucraina e come potrebbero reagire gli ucraini nel vedere la loro “prima signora” posare per una rivista patinata americana, mentre loro soffrono l’invasione militare della Russia, con la paura costante di morire da un giorno all’altro.

Quale effetto può avere quindi un episodio di questo tipo sull’opinione pubblica?
L’effetto più immediato è quello di un cortocircuito mediatico. Il messaggio può essere ripreso e manipolato e, secondo me, questo non è stato calcolato né da Vogue né da Zelensky: non si può fare un servizio su una delle riviste di moda più importanti del mondo e pensare che le fotografie scattate non facciano il giro del web, generando polemiche sui social.

La macchina della propaganda russa ha già iniziato il suo lavoro e ha commentato lo scatto della coppia presidenziale ucraina dicendo che l’immagine del presidente “è totalmente marcia” e che ora ha bisogno della moglie per legittimarsi agli occhi della comunità internazionale. La cosa può rappresentare un pericolo per l’Ucraina?
Guardi, sicuramente non giova a Kiev. E sappiamo che la propaganda russa usa qualsiasi mezzo e materiale a sua disposizione per cercare di mostrare un’immagine negativa dell’Ucraina. A me sembra difficile che riescano nel loro intento, c’è una visione trasversale e unanime nel condannare uno Stato che invade e nell’empatizzare con chi è invaso. Ma Zelensky deve fare più attenzione alla comunicazione e soprattutto alla veicolazione del messaggio se non vuole che accadano nuovamente episodi di questo tipo, che in qualche modo possono deviare dal messaggio che ha voluto trasmettere.

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