“I funzionari dell’ambasciata russa si sarebbero interessati a sapere se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo”. Il passaggio dell’articolo de La Stampa a firma Jacopo Iacoboni che ieri ha terremotato la politica, non era in realtà uno scoop. Ma era già stato pubblicato da La Verità il 10 giugno scorso, a pochi giorni dai fatti (che risalgono al 28 maggio), all’interno di un articolo sui movimenti del consigliere per i rapporti internazionali di Matteo Salvini, Antonio Capuano, nell’organizzare il viaggio a Mosca – poi sfumato – del segretario del Carroccio. Lo stesso passaggio che, arricchito da virgolettati, il quotidiano di Torino definisce “ombre russe dietro la crisi”, ipotizzando un collegamento con la successiva caduta del governo, citando documenti di intelligence. E questo è un altro punto, perché ieri l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, per bocca del sottosegretario Franco Gabrielli, ha puntualizzato che “le notizie apparse sul quotidiano La Stampa circa l’attribuzione all’intelligence nazionale di asserite interlocuzioni” tra Capuano e rappresentanti dell’ambasciata russa “sono prive di ogni fondamento come già riferito al Copasir in occasione di analoghi articoli apparsi nei mesi scorsi”.

LA REPLICA DE ‘LA VERITÀ’ – Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, nell’articolo in cui oggi rivendica la paternità dello scoop, continua spiegando che “Iacoboni ricorda che Kostyukov, figlio del generale Igor, capo del Gru (i servizi segreti militari russi), ‘è l’uomo che compra materialmente in quei giorni i biglietti aerei per la tentata e poi abortita missione di pace di Salvini a Mosca’. Una notizia, anche questa, che Iacoboni aveva già letto sulla Verità il 10 giugno scorso. Tanto da riportarla, citando correttamente il nostro giornale, il 17 giugno”. Si aggiunge però che nello stesso articolo de La Verità si leggeva anche che “nella serata del 28 maggio Capuano avrebbe spiegato ai suoi interlocutori dell’ambasciata (Kostyukov, ndr) che il leader della Lega sarebbe tornato sui suoi passi anche per evitare di danneggiare con la sua decisione l’esecutivo. I russi, da parte loro, avrebbero negato possibili ripercussioni su Mosca per la fuga di notizie e si sarebbero mostrati interessati a sapere se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo. Cioè esattamente la stessa notizia che ieri ha fatto saltare sulla sedia Enrico Letta e Luigi Di Maio“. Il quotidiano, allora, non aveva però fatto riferimento a documenti di intelligence, non smentendo quindi la versione fornita da Gabrielli secondo cui nessuna indagine dei servizi era stata avviata su Capuano.

Vista la smentita del sottosegretario, La Verità passa poi ad analizzare l’articolo di Iacoboni, ipotizzando che la fuga di notizie sia arrivata non da ambienti dell’intelligence italiana, bensì da quelli che fanno riferimento a Washington: “E allora quali ‘documenti di intelligence’ ha visionato Iacoboni? – si chiedono – Il cronista, in questi giorni, è passato dall’ambasciata Usa in via Veneto? L’inviato, citando il documento, ieri ha scritto: ‘Nella scena di questa spericolata operazione gli americani si accorgono dei movimenti e cercano di marcarli, e depotenziarli’. Quindi è tornato a citare le sue carte segrete: ‘Capuano sarebbe stato contattato da un soggetto dell’ambasciata americana a Roma che si sarebbe detto molto interessato al viaggio del senatore Salvini a Mosca, pur non avendone ancora compreso la reale finalità. Capuano avrebbe risposto di non poter fornire dettagli’ (agli americani) e, prosegue Iacoboni, ‘avrebbe rilanciato la palla chiedendo di vedere eventualmente dopo il viaggio in Russia l’allora incaricato d’affari dell’ambasciata Usa, sollecitandolo a organizzare un incontro del leader leghista con esponenti di altissimo livello a Washington’. Qui il giornalista ci offre un indizio – concludono -: ‘Gli americani, sappiamo da fonti qualificate, ovviamente non daranno mai seguito a questa cosa. Ma continueranno a tenere discretamente d’occhio questa vicenda’. Dunque il cronista sostiene di essere aggiornato sulle iniziative dei diplomatici a stelle e strisce e dei loro apparati di intelligence, ma non cita per nome i funzionari coinvolti nella vicenda”.

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