Dodici morti per tumore dal 1986 ad oggi, tutti vigili del fuoco e tutti in servizio al distaccamento di Lampedusa. Il dato singolare viene fornito dal segretario provinciale UilPa vigili del fuoco Antonio Di Malta, che in una lettera inviata al prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa, esprime tutta la sua preoccupazione per quanto accade sull’isola delle Pelagie e chiede un’indagine epidemiologica. Oltre a coloro che sono deceduti ci sono anche coloro che, sempre nel reparto dei vigili del fuoco, con la malattia ancora lottano.

“Abbiamo colleghi che hanno ancora oggi il tumore, altri che lo hanno superato e oggi sono in pensione e altri 4 casi di tumori ai reni”. Il segretario vuole che venga fatta chiarezza su quello che secondo lui (e secondo anche gli altri vigili del fuoco che hanno dovuto lottare con il tumore) potrebbe essere la causa scatenante di un numero così elevato di malattie tra i pompieri di Lampedusa: “Dal 1986 al 1998, a circa 400 metri dall’attuale sede di servizio aeroportuale vigili del fuoco di Lampedusa, era attivo un radar installato dopo l’attacco missilistico libico del 1986 – spiega il capo reparto Di Malta – . Nel periodo in cui era operativo il radar, si assisteva ad un elevato numero di eventi anomali: interruzioni telefoniche, improvvisi blackout televisivi. In quel periodo, il personale accusava, spesso, forti emicranie, scomparsi quando il radar è stato smantellato“.

Lo stesso segretario del sindacato dell’isola ha accusato diversi malori durante il suo servizio con il radar attivo: “Poi tutto è svanito dopo lo spegnimento del 1998, ma per tanti anni abbiamo subito queste radiazioni e non sappiamo quali correlazioni ci sono. Quello che sappiamo è che ci sono stati i morti, per molti ci sono stati dei problemi cardiaci. Noi chiediamo soltanto un’indagine epidemiologica, per avere contezza di quello che è successo e quello che ancora continua a succedere. Bisogna accertare eventuali correlazioni fra le patologie dei vigili del fuoco in servizio e in quiescenza e la presenza del radar”. L’appello ad oggi non ha avuto riscontro da parte della prefettura: “Se non riceveremo notizie metteremo in atto tutte le azioni di protesta previste per legge perché vogliamo la verità per coloro che sono morti”.

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