Diserbo e sfalcio dell’erba. Non “la causa”, ma le concause. Ci sono i servizi di manutenzione capitolina del verde al centro delle indagini relative ai recenti maxi-incendi che si sono propagati nella Capitale. Oltre all’azione dei piromani, come quella del 29enne arrestato nei giorni scorsi per il rogo scoppiato in zona Tor Cervara e condannato per direttissima a 2 anni. A Roma le attività di diserbo sono ferme da quasi due anni. Da quando dell’estirpazione delle erbacce si occupava l’Ama, la municipalizzata che gestisce il ciclo dei rifiuti. A fine 2020 l’ex sindaca Virginia Raggi decise di affidare questa mansione ai municipi con un bando da 14,5 milioni di euro. Dopo un rinvio della gara nel dicembre 2021, però, i 15 lotti sono stati ora assegnati ma si aspetta ancora la nomina dei responsabili unici dei procedimenti da parte dei municipi. Il Campidoglio, nell’attesa, ha chiesto ai minisindaci di fare degli affidamenti ponte. Nei giorni scorsi, il neo direttore generale di Ama, Andrea Bossola, ha chiuso un accordo con i sindacati per introdurre la domenica nei turni di lavoro ordinari.

La (scarsa) cura del verde – per la Procura di Roma che indaga sui roghi – ha sicuramente avuto un ruolo nell’incendio del 9 luglio al Parco di Centocelle. In quel caso a farne le spese sono stati molti degli autodemolitori presenti sulla Togliatti, nelle adiacenze del parco, che dal 1997 aspettano la delocalizzazione fuori dal raccordo anulare. Delocalizzazione ancora in stallo a causa di un conflitto di attribuzione tra Comune e Regione. Sono circa 40 gli “sfasci”, ma la metà non ha mai avuto la licenza: abusivi senza regolare smaltimento di rifiuti e sistema antincendio. Non solo. Il Parco – ricade all’interno del comprensorio archeologico “Ad duas lauros”, un’area verde di 136 ettari che si estende tra i Municipi V e VII – è da anni invaso da tonnellate di rifiuti di ogni tipo, molti dei quali si sospetta provengano dalla chiusura del campo nomadi Casilino 900 nel 2010.

Il rogo di Centocelle è solo uno dei tanti incendi che da settimane mettono a dura prova anche il Comando dei Vigili del Fuoco della Capitale, alle prese con carenze di organico e di mezzi. L’ultimo, nei giorni scorso, alla pineta di Castel Fusano, sul litorale, che era già bruciata gravemente nel 2017. Sono circa 200 i Vigili del Fuoco che operano all’interno del comune di Roma: uno ogni 28mila persone, la media europea è di uno ogni 1000 abitanti. Il Segretario Regionale della Fp Cgil, Giancarlo Cenciarelli ha indirizzato una lettera al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e al Sindaco Roberto Gualtieri: “Ogni intervento viene affrontato da circa 200 operatori su turni di dodici ore […] Solo cinque autoscale a disposizione, di cui due all’interno del Grande Raccordo Anulare; autopompe sempre al limite delle necessità, mentre le autobotti, che garantiscono il rifornimento idrico, sono ridotte a 2/3, con il personale costretto a saltare da un mezzo all’altro a causa della carenza di operatori […] Il Comando della Capitale ha bisogno di investimenti straordinari a tutela dei cittadini e del patrimonio ambientale”.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

L’ex Ilva dieci anni dopo il sequestro: il nodo salute-lavoro è irrisolto. E i magistrati che indagarono insistono: “È ancora pericolosa”

next
Articolo Successivo

Ilva, dieci anni dal sequestro: quel giorno conquistammo la libertà di dire che inquina

next