Fermi tutti, ci ho ripensato. I mesi della pandemia sono passati alla storia anche come quelli della “Great Resignaton”, le dimissioni di massa. Solo negli Stati Uniti 20 milioni di persone hanno lasciato il posto di lavoro, spesso per necessità (badare ai figli a casa), a volte per scelta. Ripensamento di stili di vita, nuove opportunità professionali, vere o presunte che fossero. Il numero di chi ha dato le dimissioni è risultato doppio rispetto a dieci anni prima. Un fenomeno che, in maniera molto attenuata, ha interessato anche i paesi europei. Secondo una nuovo sondaggio condotta dalla piattaforma di lavoro on line statunitense Joblist sono però in molti ad essersi ora pentiti della scelta e circa un (ex) lavoratore su quattro non la rifarebbe.

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Inoltre, tra coloro che hanno trovato un nuovo lavoro dopo aver lasciato, il 42% afferma che non è stato all’altezza delle proprie aspettative. Altri hanno anche scoperto di sentire la mancanza dei colleghi. “Le relazioni e le interazioni sociali legate al lavoro spesso vengono sottovalutate”, ha commentato Kevin Harrington, amministratore delegato di Joblist. Il 40% del campione lamenta di essersi trovato alle prese con un mercato del lavoro più difficile di quanto si aspettasse. Il livello di rimpianto variava a seconda della professione. Gli operatori sanitari, messi a dura prova dalla pandemia, sono i meno inclini a ritenere di aver sbagliato, solo il 14% di coloro che hanno lasciato il lavoro si dice pentito dell’addio. Tra gli impiegati si scende addirittura all’8%. Viceversa i dipendenti degli alberghi e gli insegnanti sono quelli che mostrano il più alto tasso di pentimento, rispettivamente 34% e 33%. Dubbi anche per il 30% dei rivenditori al dettaglio.

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Carenza di manodopera, la Germania vara il “pacchetto immigrazione” per garantirsi lavoratori qualificati da Paesi extra-Ue

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