“Vogliamo restituire agibilità politica a un movimento che si chiama da sempre Lega Nord, e non c’entra niente con la Lega di Salvini. Cercano di far credere che la Lega Nord sia diventata la “nuova” Lega, ma sono due cose diversissime. Come la cioccolata e un’altra cosa dello stesso colore. Scegliete voi qual è una e quale l’altra”. Gianluca Pini è un volto storico del Carroccio romagnolo, iscritto dal 1991, segretario regionale per 16 anni e deputato per tre legislature. Imprenditore nel settore alimentare, federalista della vecchia scuola, ha appena raggiunto – all’esito di una battaglia sfociata in tribunale – un risultato che è un potenziale terremoto per Matteo Salvini: far riconvocare, per la prima volta dopo più di cinque anni, il Congresso Federale della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Cioè la Lega “originale“, scomparsa dall’immaginario politico ma ancora esistente sul piano giuridico: di fatto è stata soltanto “congelata” a dicembre 2019, con le dimissioni di Salvini da segretario, la nomina del deputato Igor Iezzi (un suo fedelissimo) a commissario del “vecchio” partito trasformato in bad company e il trasferimento di tutti gli asset alla “Lega per Salvini premier“, pronta a fare il pieno di voti anche al Sud con un programma nazionalista ed euroscettico, depurato dal nordismo e dai riferimenti storici all’autonomia della Padania.

L’obiettivo: schierare il simbolo alle elezioni – Erano tempi in cui il Capitano passava da un bagno di folla all’altro, e aspirava persino a strappare al Pd anche la rossa Emilia-Romagna. Ma Pini e i suoi compagni di militanza (tra cui l’ex presidente del Copasir Giacomo Stucchi e vari ex sindaci del Nord) non hanno mai voluto fare la tessera del nuovo partito personale (“La polisportiva Salvini? Non scherziamo”), mentre hanno rinnovato, anno dopo anno fino a oggi, quella con il vecchio simbolo. E ora, con il segretario in crisi di consensi e credibilità, puntano sul Congresso per riportare in vita la Lega Nord di un tempo: un soggetto politico vero e non più commissariato, con organi capaci di portare avanti una linea autonoma e – soprattutto – di schierare il simbolo alle elezioni e fare concorrenza “in casa” alla Lega salviniana, riconquistando i simpatizzanti delusi, tutte cose ora precluse dal commissariamento. Un progetto, questo, che non nasce oggi, ma più di due anni fa. L’ex deputato riavvolge il nastro: “A fine 2019 Salvini si dimette da segretario della Lega Nord e fa la furbata di svuotarla, mettendo Iezzi come commissario a non far nulla”, ricorda. “Il partito però esiste ancora, e raccoglie, ogni anno, tra i 600 e gli 800mila euro di finanziamenti pubblici tramite il due per mille. Soldi che i cittadini versano perché siano investiti a fare politica. Invece finiscono in una scatola vuota che li usa per pagare le rate dei 49 milioni (il debito con lo Stato per la vicenda dei rimborsi elettorali trafugati, ndr)”.

Il ricorso in Tribunale – “Dopo le dimissioni di Salvini – spiega ancora Pini – lo statuto imponeva al Commissario, entro 180 giorni, di convocare un Congresso straordinario per eleggere i nuovi organi. Quel termine è scaduto a giugno 2020, ma fino a oggi la convocazione non era mai arrivata”. Tuttora infatti l’ultimo Congresso della Lega Nord risale al maggio del 2017, quando la “nuova” Lega non esisteva ancora: subito prima si erano tenute le primarie, che avevano confermato Salvini segretario con un plebiscito dell’82,7%. Una volta scaduto il termine, Pini e i suoi chiedono per oltre un anno al commissario Iezzi di ottemperare allo statuto, senza mai ottenere risposte. Finché, nel giugno scorso, l’imprenditore sceglie la via giudiziaria e si rivolge al Tribunale di Milano con un ricorso urgente, chiedendo di “disporre la convocazione del Congresso Federale della Lega Nord per l’indipendenza della Padania al fine di deliberare la nomina del nuovo Consiglio Federale e del nuovo Segretario Federale”. L’udienza di comparizione è fissata a giovedì prossimo, 14 luglio. Ma domenica 9 luglio, a sopresa, Iezzi gioca d’anticipo e firma di sua iniziativa una convocazione del Consiglio per il prossimo 20 settembre (due giorni dopo la kermesse di Pontida, ormai appannaggio della Lega salviniana) che all’ordine del giorno ha per secondo punto proprio “Congresso Federale“.

Il nodo degli iscritti – Se le cose andranno come sperano i reduci, dunque, dal Consiglio di settembre uscirà la data del primo Congresso della Lega Nord dopo lo svuotamento. E lì, con il voto dei militanti, si proverà a gettare le basi per la rifondazione. Ma ecco spuntare un’altra questione: chi e quanti sono, in questo momento, gli iscritti alla vecchia Lega? “Non lo sappiamo, non ce l’hanno mai detto”, denuncia Pini. “Sappiamo solo che negli ultimi due anni i commissari scelti da Salvini hanno regalato tessere random a tutti i militanti storici: quelle sono iscrizioni illegittime, perché non garantiscono la volontarietà dell’adesione e sono state fatte oltre i termini previsti dallo statuto per il rinnovo. Sui numeri e sui nomi però non ci hanno dato mai nulla, nemmeno quando a chiederli è stato un consigliere federale, Gianni Fava (lo sfidante di Salvini alle primarie 2017, ndr). Come rispetto delle minoranze, Salvini è peggio di Erdogan“, attacca. Quindi, chi potrà eleggere i delegati al futuro congresso? “Se vuole sapere la mia, solo i militanti che, come noi, tutti gli anni entro il 31 marzo hanno fatto un bonifico dichiarando di continuare a voler essere iscritti alla Lega Nord. Vuole che le dica quanti sono? Non più di venti“.

“Salvini? Una macchietta, è bulimico di potere” – Se riusciranno nell’impresa di far risorgere il Carroccio autonomista dal mondo dei morti, Pini e i suoi hanno ben chiara la direzione in cui andare. “La Lega Nord, con i suoi pregi e difetti, è stata la prima vera esperienza post-ideologica all’interno della politica italiana. E ha svolto un ruolo, che Salvini ha buttato nel cesso: quello di rappresentare le istanze di una parte del Paese, il Nord”. Secondo l’imprenditore, infatti, decine di migliaia di antichi elettori della Lega hanno abbandonato le urne dopo la svolta “meridionalista”: “Salvini ha rinnegato la storica politica di sostegno alle imprese per buttarsi sui sussidi, su Reddito di cittadinanza e Quota 100. E per espandersi al Sud ha tentato di coprire il vuoto che c’era a destra. Ma dopo un po’, stanchi di votare la brutta copia, gli elettori di destra hanno iniziato a votare l’originale: da qui il boom di Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. Mentre gli elettori della Lega Nord, me compreso, semplicemente non vanno più a votare. E le sconfitte sonore delle ultime amministrative al Nord lo dimostrano”. Qual è, insomme, il peccato originale? “Essersi snaturati. Ha sacrificato tutto quello che era stato creato con fatica dalla Lega Nord solo per arrivare al potere, perché lui è bulimico di potere. Solo che poi non lo sa gestire: rincorre ogni giorno chi gli garantisce una sopravvivenza politica. Ma la gente se n’è accorta e non ci crede più”.

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