“Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha ben fatto a “indossare” la veste classica: Giovanni Pascoli e Giovanni Verga fanno contenti tutti. Anche noi”. A promuovere a pieni voti le proposte della tipologia “A” (analisi e interpretazione di un testo letterario) è l’intero direttivo dell’Accademia della Crusca. Contattati da Ilfattoquotidiano.it, il presidente Claudio Marazzini, in diretta online con il vice Paolo D’Achille, Annalisa Nesi, Giuseppe Patota e Federigo Bambi, non hanno dubbi: “Si tratta di autori che vengono affrontati da tutti a scuola. È un ritorno alla maturità vecchio stampo decisamente morbido che evita critiche al ministro”.

I professori della “Crusca” sono certi che gli studenti non avranno problemi ad affrontare la traccia che riguarda Verga: un brano tratto da Nedda. Bozzetto siciliano, pubblicato il 15 giugno del 1874 sulla Rivista Italiana e nello stesso anno dall’editore Brigola a Milano. Mettendo in luce la cattiveria, l’aridità d’animo e l’incomprensione di coloro che vivono nell’agiatezza di soldi, oro e argento, in Nedda, Verga confronta l’umiltà, la timidezza e la rassegnazione delle sue creature umili come gli animali. “È un testo alla portata dei ragazzi. Tutti dovrebbero averlo letto alle superiori. Gli studenti possono prendere spunto dalle parole del Verga – dicono gli accademici della “Crusca” – per parlare dell’uso della lingua, dell’ambiente, di un’Italia popolare che non è quella descritta nella letteratura precedente”. Un omaggio allo scrittore catanese poco celebrato in Italia per il suo centenario della morte: “C’è stato uno scarso interesse – sottolinea il presidente Claudio Marazzini – da parte della stampa e dell’opinione pubblica per Verga. Mi sono più volte interrogato sul perché ci si fosse dimenticati di questo grande scrittore che segna il rapporto nuovo tra l’italiano antico e le innovazioni regionali. Per fortuna è stato proposto all’esame di Stato: una traccia prevedibile ma auspicabile”.

Positivo il parere della “Crusca” anche sulla proposta di Giovanni Pascoli. Il ministero ha dato nelle mani dei ragazzi “La via ferrata” tratto da Myriace. La lirica si apre con un paesaggio campestre dominato dalla figura di mucche al pascolo, spettatrici indifferenti del passaggio del treno evocato dall’immagine della via ferrata che si estende in linea retta, “si difila”, brillando in lontananza. Nella seconda terzina compare un’altra moderna invenzione, il telegrafo; non a caso la poesia, in una prima stesura, aveva il titolo “Il telegrafo”. I pali del telegrafo si stagliano nel cielo grigio con l’insieme dei loro fili sospesi e digradano a mano a mano che si allontanano dalla vista. La quartina si arricchisce di immagini sonore che superano la realtà per assumere un significato simbolico, “Sono versi che si possono agevolmente parafrasare. I giovani – specificano gli esperti – possono con la loro sensibilità interpretare in chiave moderna il messaggio del poeta. Forse “La strada ferrata” non è tra le più conosciute e potrebbe un po’ spiazzare ma si presta bene a mostrare la lingua come innovatrice”. Soddisfatto il presidente: “Pascoli è uno scrittore che, a volte, è stato inteso in maniera banalizzata. Gli studiosi hanno sempre visto in Pascoli uno snodo di passaggio. È uno dei pilastri che stanno alla base della poetica italiana del Novecento. Entrambi sono classici dell’Italia Unita, della nostra tradizione illustre che qualche volta si tende a mettere da parte. È stata fatta una scelta ben ponderata”.

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