Aveva scelto la sedazione profonda per non dover più sopportare il forte dolore causato da una grave forma di tumore scoperto oltre un anno fa. Oggi, a due giorni di distanza dall’annuncio della moglie, Mariachiara Risoldi, l’ex deputato ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna, Antonio La Forgia, è morto all’età di 78 anni.

Il suo caso era stato raccontato proprio dopo il post su Facebook in cui la moglie annunciava la decisione del marito e denunciava “l’ipocrisia” di un Paese che permette a una persona di interrompere le cure ed essere completamente sedata ma non di ricorrere all’eutanasia. “Dopo colloquio con il paziente e la moglie, sulla linea della DAT si inizia sedazione palliativa con morfina ogni 4 ore. Viene dato il consenso”, aveva scritto la moglie incollando sulla sua pagina social l’approvazione del percorso di sedazione profonda scelto dalla famiglia. “Antonio ha iniziato un viaggio alle 00.07 di sola andata, con serenità, con la sua grande famiglia allargata attorno – aveva poi continuato – Per la legge il suo corpo è costretto ad essere ancora qui, mentre la sua mente è già arrivata in un luogo leggero. Siamo un paese veramente ipocrita”.

Nato a Forlì nel 1944, La Forgia è stato un protagonista della politica bolognese a partire dagli anni Ottanta: iscritto al Pci, fu assessore e poi segretario del Pds. Nel 1996, quando Prodi chiamò Pier Luigi Bersani a fare il ministro dell’Industria nel suo primo governo, La Forgia gli subentrò alla presidenza, dove restò fino al 1999, quando si dimise in seguito alla sua uscita dal partito per aderire al progetto prodiano de I Democratici. Da allora è sempre stato politicamente molto vicino a Prodi e per due legislature, dal 2006 al 2013, è stato deputato, partecipando attivamente anche alla nascita del Partito Democratico. Anche negli ultimi anni aveva sempre continuato a seguire da vicino le vicende della politica bolognese e nazionale, non mancando di far sentire la propria voce.

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