“A volte arriviamo a fare turni fino a 13 ore senza un minuto di pausa. Così capita di dover mangiare mentre siamo in volo tra una salita e un atterraggio”. Federico (nome di fantasia) è uno dei comandanti di volo della Ryanair che oggi 8 giugno ha aderito allo sciopero nazionale indetto dalla Filt Cgil e dalla Uiltrasporti. Una protesta di quattro ore alla quale ha aderito il “90% dei lavoratori” secondo i sindacati. “La questione principale è quella dei ritmi di lavoro e della fatica – racconta il pilota al ilfattoquotidiano.it – entriamo in aereo la mattina e non scendiamo fino a quando non completiamo l’ultimo volo. Si va da un minimo di due a un massimo di sei voli al giorno con turni che possono arrivare fino a 14 ore per cinque giorni consecutivi”. I venticinque minuti di pausa tra un volo e l’altro “difficilmente si riescono a fare perché si è impegnati in altre operazioni” e la compagnia non fornisce né acqua, né cibo. Così i lavoratori si devono arrangiare. “O la compriamo a bordo al prezzo di vendita per i passeggeri o ci portiamo la borraccia e la riempiamo nei bagni dell’aeroporto”. Un altro tema è la questione contrattuale. “Non vengono applicati i minimi salariali così come previsto dalla legge – spiega Luigi Liguori della Filt Cgil di Varese – e poi c’è stata una decurtazione di circa il 30% degli stipendi durante la pandemia e oggi siamo ancora al 20% in meno nonostante il numero dei voli sia tornato a crescere”.

A maggio Ryanair ha festeggiato il record di 3000 voli effettuati in un solo giorno. “Nel 2019 avevamo circa 70 aerei in Italia, oggi sono più di 90 dunque voliamo più di prima della pandemia – precisa il pilota – ma da poco la compagnia ha portato a casa un rinnovo del contratto che per altri due anni prevede dei tagli per fronteggiare la crisi. Ma per Ryanair la crisi non c’è stata”. Secondo le stime, la compagnia ha un bacino in Italia di circa 800 piloti. “Non tutti sono assunti dalla compagnia – spiega Federico – ci sono anche lavoratori autonomi a partita Iva che lavorano fianco a fianco a chi ha un contratto”. E poi ci sono circa 2000 assistenti di volo. Marco (nome di fantasia) era uno di loro fino al 2018 quando ha scelto di lasciare compagnia dopo due anni e mezzo stufo “di essere trattato solo come un numero”. Oggi lavora per un’altra azienda e non ricorda con piacere la precedente esperienza. “Turni massacranti e pressione costante anche nelle vendite a bordo. Avevamo dei target di vendita, un tot di euro per ogni passeggero e se non li raggiungevamo, venivamo penalizzati”. E così si faceva di tutto pur di vendere ai passeggeri un biglietto della lotteria, uno snack o un profumo. “C’era anche chi faceva l’atterraggio praticamente in cabina pur di completare la vendita”. Una circostanza confermata anche dal pilota. “Lo vediamo spesso perché prima di atterrare dobbiamo attendere l’ok dai colleghi assistenti in cabina – conclude Federico – ma spesso siamo costretti ad attendere perché i colleghi sono ancora impegnati nelle vendite per raggiungere il target. E così ci troviamo ad avere il loro ok all’ultimo istante o addirittura dobbiamo prendere tempo e annullare la manovra di avvicinamento per temporeggiare. Ovviamente non dovrebbe essere così”.

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