Se in Europa emergono i primi veri contrasti dopo le contrattazioni sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, anche l’amicizia russo-cinese inizia a mostrare le prime crepe. Il conflitto sta durando più di quanto Pechino sperasse e la Repubblica Popolare non vuole che i propri interessi economici vengano messi a rischio dalle aspirazioni espansionistiche di Vladimir Putin. Così, secondo una ricostruzione del Washington Post, sono emerse le prime tensioni sull’asse Mosca-Pechino. Il Paese guidato da Xi Jinping, scrive il quotidiano americano, è “irritato” dalle pressioni di Mosca per un aiuto maggiore, mentre il Cremlino è sempre più frustrato dal fatto che il Dragone non dimostra quell’amicizia “senza limiti” che i leader dei due Paesi si erano giurati alle Olimpiadi invernali prima che iniziasse il conflitto. Questo perché, con le sanzioni alla Russia sempre più stringenti, il gigante asiatico teme ripercussioni economiche e commerciali da parte dei suoi principali partner mondiali, ossia proprio gli Stati Uniti e l’Unione europea.

Joe Biden ha confermato la possibilità di un suo viaggio in Arabia Saudita allo scopo di far aumentare la produzione del petrolio, in modo da ridurre il prezzo anche per i consumatori americani e i ricavi per la Russia, che guarda invece a Pechino per vendere il suo greggio dopo l’embargo occidentale. Se la visita fosse confermata, sarebbe una clamorosa e imbarazzante retromarcia sulla sbandierata priorità dei diritti umani, soprattutto se incontrasse Mohammad bin Salman accusato dall’intelligence Usa di essere il mandante dell’omicidio Khashoggi.

Una mossa che complicherebbe però ulteriormente i rapporti tra Mosca e Pechino. La Federazione ha chiesto in almeno due occasioni alla Repubblica Popolare di offrire non armi o munizioni ma nuove forme di sostegno economico, sia sul fronte commerciale che su quello finanziario e tecnologico, in gran parte sotto sanzioni occidentali. “Noi capiamo la difficile situazione di Mosca ma non possiamo ignorare la nostra situazione in questo dialogo. La Cina agirà sempre nel miglior interesse del popolo cinese”, ha spiegato una fonte a Pechino. Il presidente Xi Jinping, hanno riferito dirigenti americani e cinesi al Washington Post, ha quindi incaricato i suoi più stretti collaboratori di trovare modi per aiutare il Cremlino ma senza violare le sanzioni, sebbene le consideri illegali. Prevale il timore di contraccolpi sull’economia già in difficoltà del Paese, che è strettamente legata al mondo occidentale, per una guerra che si sta protraendo troppo anche agli occhi di Pechino. Del resto Biden aveva lanciato un monito molto chiaro al Dragone minacciando conseguenze gravi se avesse aiutato direttamente o indirettamente Mosca ad eludere le sanzioni. Il leader cinese ha quindi fissato paletti rigidi per paura che gli Usa e i suoi alleati colpiscano il suo sistema finanziario e taglino fuori Pechino dall’accesso a tecnologie chiave, a partire dai semiconduttori e dal materiale aerospaziale. Tutte le società cinesi si sono adeguate, tanto che recentemente il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha evocato un vero e proprio “esodo di compagnie cinesi dalla Russia”, ben 7.800, che avrebbero deciso spontaneamente di lasciare quel mercato “per non mettere a rischio la loro reputazione”. Anche l’export cinese di prodotti ad alta tecnologia, come smartphone, laptop e apparati di telecomunicazione, è crollato dopo l’invasione russa.

Allo stesso tempo, però, Pechino cerca di non mollare il suo principale partner, con cui intende continuare a mettere in discussione l’egemonia Usa nel mondo. Per questo, ad esempio, ha tenuto le prime esercitazioni militari comuni con Mosca dall’inizio della guerra facendo volare i propri bombardieri con quelli russi sul mare del Giappone e il mare Cinese orientale mentre Biden era a Tokyo, ultima tappa del suo viaggio in Asia. Continuano inoltre le joint-venture e i progetti comuni, come l’estensione del gasdotto orientale o la centrale nucleare di Tianwan, mentre le amministrazioni municipali e provinciali sono state sollecitate dal governo centrale a lanciare iniziative per allargare i rapporti commerciali e finanziari con la Russia. Ma nessuno supera la linea rossa delle sanzioni. Un esercizio di equilibrismo tra obiettivi contraddittori da parte di una Cina che tenta di mostrare sostegno alla Russia, segnalare la sua neutralità pubblica sul conflitto ucraino ed evitare di compromettere il suo mondo economico-finanziario.

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