Il vaiolo delle scimmie mette in allerta l’Europa che ha registrato 85 casi in otto stati dal 15 al 23 maggio. “Se si verifica la trasmissione da uomo ad animale e il virus” “si diffonde in una popolazione animale, c’è il rischio che la malattia possa diventare endemica in Europa” fa sapere l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), che oggi pubblica una valutazione rapida del rischio dopo l’aumento dei casi rilevati nell’area. L’Ecdc evidenzia l’importanza di evitare che il contagio dall’uomo passi e si diffonda in popolazione animali in Ue e chiede vigilanza su questo fronte: “È necessaria una stretta collaborazione intersettoriale tra le autorità sanitarie pubbliche dei settori umano e veterinario – avvertono gli esperti – per gestire gli animali domestici esposti” al virus “e prevenire la trasmissione della malattia alla fauna selvatica”.

Le persone colpite dal monkeypox e ricoverate sono in condizioni non preoccupanti, ma “il virus del vaiolo delle scimmie può causare malattie gravi in alcuni gruppi di popolazione, come bambini piccoli, donne in gravidanza e persone immunosoppresse“. Relativamente ai casi che si stanno diffondendo a livello europeo e internazionale, “sono necessarie ulteriori indagini per stimare con precisione il livello di morbilità e mortalità in questo focolaio”, puntualizzano gli esperti. “Le persone infette” “dovrebbero rimanere isolate fino alla caduta delle croste” che si creano a seguito dell’eruzione cutanea causata dalla malattia, “e in particolare dovrebbero evitare contatti ravvicinati con persone immunosoppresse e animali domestici”. Quanto ai contatti stretti dei casi di vaiolo delle scimmie questi “dovrebbero auto-monitorarsi per verificare l’eventuale sviluppo di sintomi per 21 giorni dopo l’ultima esposizione”, aggiunge l’Ecdc. L’agenzia Ue continuerà a “monitorare da vicino gli sviluppi e aggiornerà la valutazione del rischio non appena saranno disponibili nuovi dati e informazioni”.

I casi sono stati segnalati in Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia. “La maggior parte dei casi attuali” di vaiolo delle scimmie “si è presentata con sintomi lievi e per la popolazione più ampia la probabilità di diffusione è molto bassa. Tuttavia, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante le attività sessuali tra persone con più partner sessuali, è considerata alta” spiega Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc. I casi di vaiolo delle scimmie, precisa l’Ecdc, attualmente “sono stati diagnosticati principalmente tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, il che suggerisce che la trasmissione potrebbe aver luogo durante le relazioni intime”. Il contagio, ricordano gli esperti, può avvenire attraverso il contatto ravvicinato della mucosa o della pelle non integra con materiale infettivo di lesioni, o attraverso grandi goccioline respiratorie durante il contatto prolungato faccia a faccia.

“Sono preoccupata per l’aumento del numero di casi di vaiolo delle scimmie segnalati nell’Ue e nel mondo. Stiamo monitorando da vicino la situazione e, sebbene attualmente la probabilità di diffusione” della malattia “nella popolazione più ampia sia bassa, il quadro è in evoluzione – sottolinea Stella Kyriakides, commissaria europea per la Salute e la Sicurezza alimentare – Dobbiamo restare tutti vigili”, esorta Kyriakides che invita a “garantire la disponibilità di tracciamento dei contatti e un’adeguata capacità diagnostica; garantire la disponibilità di vaccini, farmaci antivirali e dispositivi di protezione individuale” Dpi, “necessari per gli operatori sanitari”.
“Siamo stati in stretto contatto con gli Stati membri fin dalle prime segnalazioni di casi di virus del vaiolo delle scimmie nell’Ue, e siamo pronti a sostenere e coordinare attivamente la risposta dell’Unione europea con tutte le risorse a disposizione”. “Il Comitato per la sicurezza sanitaria dell’Unione europea discuterà domani del vaiolo delle scimmie, e la nostra Autorità di risposta e preparazione alle emergenze sanitarie (Hera), l’Ecdc”, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, e l’Agenzia europea del farmaco “Ema stanno lavorando a stretto contatto per garantire che le informazioni sulla situazione epidemiologica e la disponibilità di vaccini e trattamenti siano assicurate”.

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