“Le forze britanniche completeranno una serie di esercitazioni pianificate in tutta Europa questo mese, uno dei più grandi dispiegamenti dalla Guerra Fredda”. Calcano un po’ la mano gli inglesi nell’annunciare la partecipazione di migliaia di truppe britanniche alle esercitazioni della Nato che schiera carri armati, cannoni di artiglieria cingolati e veicoli corazzati da combattimento schierarsi in tutta Europa, dalla Finlandia alla Macedonia del Nord. A presentarle così è il ministero della Difesa di Londra che le definisce “esercitazioni difensive”. Difensive rispetto a chi?

A Mosca (e non solo) queste operazioni militari su vasta scala dell’Alleanza vengono viste come provocazioni. Di sicuro senza la polveriera Ucraina anche l’ultima (Exercise Arrow), che coinvolge 2800 militari in arrivo da 11 Paesi, non farebbe neppure notizia. E c’è pure un fondo di verità in questo, perché molte sono state pianificate dalla Nato proprio per rafforzare il fianco est dopo il vertice di Varsavia del 2016, che ha rappresentato la risposta all’invasione della Crimea due anni prima. Ma da qui a spacciarle come una minaccia o una risposta a Mosca, ce ne passa, anche perché la loro pianificazione avviene con almeno un anno di anticipo, e in molti casi si tratta della riedizione di operazioni già fatte. E tante ancora se ne faranno. Il calendario ufficiale solo da maggio a dicembre ne ha in programma sette, di ogni tipo e specialità.

Il rischio che l’esercitazione assuma la valenza di una esibizione di forza va da sé. Aveva già suscitato attenzione e allarme “Cold Response 2022”, quella che tra marzo e aprile ha portato in Norvegia 30mila soldati provenienti da 27 Paesi a testare la loro capacità di collaborazione in condizioni di freddo estremo. Alcuni giornali, analisti e politici lessero l’operazione come una sfida di Washington alla Russia e un viatico per l’ingresso di Finlandia e Svezia nell’Alleanza. Mosca stessa reagì come fosse tale, annunciando contromisure. Dovette intervenire una comunicazione della Nato stessa, a chiarire quel che (in parte) era ovvio: l’operazione era pianificata da tempo e non aveva “alcun collegamento con l’invasione dell’Ucraina”, cui l’Alleanza stava “rispondendo in altro modo”.

Del resto è appena terminata senza incidenti “Crystal Arrow”, ’esercitazione che si è svolta per 10 giorni in Lettonia, al confine con la Russia e non lontano dall’Ucraina, con dispiegamento di carri armati e veicoli blindati, Leopard spagnoli, T92 polacchi, Lav canadesi e blindo Centauro italiani per quanto riguarda la difesa terrestre, Apache americani e F16 per quella area. In Lettonia sono andati anche gli italiani, a rinfoltire uno dei quattro cosiddetti battle group impiegati (gli altri tre sono in Estonia, Lituania e Polonia).

Va anche detto che insieme a comprensibili critiche questi gran movimenti di eserciti si trascinano dietro anche orde di complottisti. Nel 2020 ci fu la riedizione di “Defender Europe”, che dispiegò il maggior concentrato di forze armate statunitensi in territorio europeo dell’ultimo quarto di secolo. L’obiettivo dichiarato era “dimostrare la capacità dei militari statunitensi di schierare rapidamente una grande forza per sostenere la NATO e rispondere a qualsiasi crisi”. Un impegno che ha richiesto il supporto di decine di migliaia di effettivi militari e civili in (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Germania, Paesi Bassi e Belgio). Ebbene, alcuni giornali diedero la notizia collegando l’esercitazione alla diffusione del Covid e ipotizzando una contemporaneità “sospetta” tra Defender Europe 20 e il diffondersi del contagio. C0me dire, siamo già reclusi in casa, arriva l’esercito. Quando bastava fare una verifica per constatare che si tratta di una esercitazione annuale (seguiranno Defender 21, 22 etc) che richiede almeno un anno di programmazione. Ma siccome era la primavera del 2020 l’associazione fu senza appello.

Chi esprime preoccupazione per questi movimenti di truppe nel cuore e ai confini dell’Europa dovrebbe guardare il fitto calendario di esercitazioni programmate dalla Nato da qui a fine anno. Dal 16 maggio al 10 giugno parte Steadfast Cobalt 2022 (STCO22), progettata per “stabilire e testare le reti e i sistemi necessari affinché la NATO Response Force (NRF) si colleghi tra loro e conduca missioni insieme”. Dal 5 al 16 giugno tocca a “Ramstein 2022”, esercitazione di difesa aerea e missilistica integrata (IAMD) e sarà “la più grande esercitazione a terra al mondo”. Sul fronte della guerra sottomarina dal 28 giugno al 9 luglio toccherà a “Dynamic Mongoose”, con un concentrato di mezzi attorno alla Norvegia e al Circolo Polare Artico. A settembre sarà la volta del Mediterraneo con esercitazioni navali, infine Serbia (1 – 14 ottobre) ed Estonia (7-11 novembre) dove convergeranno fanterie di varie nazioni per esercitazioni a terra e per il contrasto alle minacce informatiche . Il calendario raddoppia se si considerano anche le esercitazioni in cui la Nato è partner ma il promotore è un paese alleato.

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