Cinque morti, 150 feriti. Ma mai come questa volta i numeri non bastano a descrivere il caos e l’anarchia che si stanno vivendo in Sri Lanka. Quella di oggi doveva essere la giornata della svolta, con la notizia delle dimissioni del premier Mahinda Rajapaksa attesa dalla popolazione allo stremo della forza e della pazienza, che da un mese protesta senza violenza. Il passo indietro, invece, ha segnato l’inizio di una spirale di barbarie che rischia di aggravare una situazione già molto compromessa. Il popolo accusa i vertici politici di avere portato il Paese alla bancarotta e causato la più seria crisi economica dall’Indipendenza, nel 1948.

Nel Paese senza governo, dove i 22 milioni di abitanti da settimane non riescono a procurarsi cibo, generi di prima necessità, carburante, farmaci, tutti i poteri sono adesso nelle mani del Presidente Gotabaya Rajapaksa, fratello del premier dimissionario. Oggi l’isola ha visto ovunque disordini, incendi a ogni angolo di strada, autobus rovesciati, e pesanti interventi della polizia che caricava i manifestanti, sparando gas lacrimogeni e cannoni d’acqua: il bilancio della giornata, secondo l’ultimo conteggio della polizia, è di cinque morti, tra cui un politico che si è suicidato mentre era circondato dalla folla, e almeno 150 feriti.

Tutto è cominciato nelle prime ore della mattina a Colombo, la capitale, quando gruppi di sostenitori del governo sono entrati nell’accampamento allestito davanti al Palazzo presidenziale e hanno distrutto tende, cartelli, postazioni. Coincidenza, nelle stesse ore il Premier rassegnava le dimissioni, seguito a poca distanza da tutti i membri del governo. Difficile prevedere gli sviluppi politici: il Paese è ormai una patata bollente che in pochi ambiscono ad ereditare. In aprile il governo ha ammesso di non poter ripagare il debito estero, pari a 52 milioni di dollari, e ha dichiarato un default tecnico con l’Fmi che ha posto condizioni molto rigide per un aiuto finanziario ed una crisi umanitaria alle porte mentre la popolazione è esasperata, contro tutti.

Sajith Premadasa, il leader dell’opposizione, si è dichiarato disposto a mettersi al servizio e a formare un nuovo governo. Ma lui stesso, è stato travolto da una folla antisistema che ha circondato la sua auto e lo ha costretto a fuggire. Molti osservatori prevedono solo anarchia e confusione, con pogrom contro i Rajapaksa e i loro sostenitori, e polizia ed esercito non in grado di difendere tutti. Nonostante il coprifuoco, in serata varie residenze di politici sono state prese d’assalto, mentre le forze di sicurezza hanno dovuto difendere da un attacco anche Temple Tree, la residenza del primo ministro. Il Premier si è dimesso, lo Sri Lanka è insorto.

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