“Alleluia”, esulta il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, dopo che il sindaco Pd di Roma, Roberto Gualtieri ha annunciato la realizzazione di un termovalorizzatore: “Quando lo dicevamo noi era una mostruosità – ha aggiunto Musumeci – la sinistra poneva mille problemi”. Un vero e proprio sollievo per il governatore siciliano che, sulla scia del primo cittadino di Roma, rilancia gli inceneritori anche per la Sicilia. Due in tutto, uno per la Sicilia occidentale (a Gela) del costo di 647 milioni e uno per quella orientale (nel Catanese), per poco meno di 400 milioni: “Adesso predisponiamo il bando, con procedura di project financing, chiediamo il coinvolgimento del privato”. Lo annuncia così il presidente siciliano, con un video sul suo profilo Facebook, postato alle 14 di venerdì 22 aprile, quando ancora il suo nome è sulla graticola per le imminenti elezioni Regionali. Cioè mentre il centrodestra va in frantumi, spaccandosi proprio sulla sua ricandidatura, lui lancia la realizzazione di due termovalorizzatori in Sicilia: “Andiamo avanti con la buona pace di tutti”, conclude nell’annuncio social. Di pace però, al momento, non se ne vede l’ombra. A salire, anzi, subito sulle barricate è tutta l’opposizione, Pd compreso. Tutti contro gli inceneritori: “Parliamo solo di una mossa elettorale, una strizzatina d’occhio agli industriali e ai siciliani. Ma sta prendendo in giro tutti: se avesse voluto costruirli non ci avrebbe pensato agli sgoccioli della legislatura, quando sa bene di poterli promettere solo a voce”, denuncia Giampiero Trizzino, deputato e responsabile Ambiente dei grillini siciliani. L’esponente 5 stelle, che da anni studia la questione, spiega: “Il Piano regionale dei rifiuti, che lui stesso ha approvato neppure un anno fa, non li contempla minimamente e in ogni caso se mai volesse adesso realizzarli dovrebbe prima modificare il Piano, ricominciando daccapo l’iter, compresi i passaggi all’Assemblea regionale siciliana e Musumeci sa bene che i tempi non ci sono”.

Non sono una soluzione neanche per il deputato dell’Ars Claudio Fava, che attacca il presidente: “Non risolveranno nessun problema nell’immediato, visti i tempi di realizzazione e saranno tecnologicamente superati quando, e se, vedranno mai la luce”. E perfino il Pd, chiamato direttamente in causa dalla questione Gualtieri ribatte al presidente: “Una scelta che arriva, ormai fuori tempo massimo e senza alcun confronto”, sottolinea Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd. Che continua: “A proposito di concertazione e di improponibili paragoni con Gualtieri, avanzate da Musumeci: il confronto su un tema delicato come questo avrebbe dovuto suggerire a Musumeci cautela e dialogo. E non l’ennesimo annuncio a pochi mesi dalle elezioni regionali”.

In prima fila contro gli inceneritori anche gli ambientalisti: “Invece di essere così celeri per una cosa vetusta, perché non agire subito su impianti veramente innovativi? Dal 21 marzo c’è un impianto che aspetta solo l’ultima autorizzazione, per dirne una”, dichiara Gianfranco Zanna di Legambiente Sicilia. Che spiega: “Parliamo di un impianto pubblico, di un progetto di gestione anaerobica, nella discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, che al momento è una vera e propria bomba ecologica, dove una montagna di rifiuti accatastati produce – come è ovvio – percolato che adesso viene raccolto e trasferito in Calabria. Il progetto permetterebbe di gestire il percolato, senza doverlo più portare altrove e di realizzare un impianto di gestione anaerobica. Cos’è? Un sistema eccezionale che permette di prendere l’umido, senza puzza, perché senza aria (anaerobico appunto) e trattandolo produrre sia biometano che il compost per le campagne. Questo progetto aspetta da più di un anno ed è solo uno dei tanti esempi”.

Ma perché gli inceneritori non sarebbero la giusta soluzione al problema rifiuti? “Forse alcuni pensano che l’inceneritore vaporizzi i rifiuti –continua il 5 stelle Trizzino – ma non è così, in realtà semplicemente li riduce: entrano rifiuti urbani non pericolosi ed escono rifiuti pericolosi sotto forma di ceneri che vanno necessariamente smaltite in discarica, per una quantità che supera il 20% di quella immessa, ciò vuol dire che gli inceneritori non sono un’alternativa alle discariche, perché accanto all’inceneritore quel che rimane dei rifiuti dovrà comunque andare sottoterra”, indica l’esperto d’Ambiente del M5s. Secondo il quale esiste pure un rischio “molto alto: che tra qualche anno – ovvero il tempo che ci vorrà per realizzarli – gran parte dei comuni siciliani avrà raggiunto le percentuali di raccolta differenziata imposte dall’Europa”. Negli inceneritori va infatti solo l’immondizia indifferenziata. A che punto è però la raccolta differenziata in Sicilia? Male nelle città più grandi. Va meglio, però nei piccoli centri: al momento quasi un terzo dei comuni siciliani raggiunge in differenziata il 70 per cento: “Tutto questo fa pensare che tra qualche anno molti più comuni saranno oltre quella soglia – sottolinea Trizzino – se così dovesse essere non ci saranno rifiuti a sufficienza per i due inceneritori e per farli funzionare si dovranno acquistare i rifiuti da altre regioni o, peggio ancora, si dovrà disincentivare la raccolta differenziata, un vero e proprio paradosso”. E gli fa eco anche Zanna: “Perché non commissaria città che hanno una differenziata bassissima, come Catania, per esempio, che non raggiunge il 10 per cento invece di fare solo propaganda elettorale?”.

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