Una vecchia fabbrica siderurgica riconvertita e diventata luogo di accoglienza di decine di donne e bambini ucraini fuggiti dalla guerra. La comunità di via Negrotto, nel quartiere di Bovisa a Milano, è nata pochi giorni fa grazie all’idea e all’impegno di Tommaso Secchi Borioli e della sua fidanzata, di origini russe, Nadia Safronova. Tommaso, trentenne imprenditore che possiede gli spazi per eventi Superstudio di via Tortona e via Moncucco, poco meno di un mese fa aveva acquistato i capannoni dell’ex area industriale per convertirli come spazio culturale e uffici della società. Ma proprio mentre era in corso la trattativa per l’acquisto è iniziata l’invasione russa in Ucraina. È stato lì che Tommaso e Nadia hanno cominciato a pensare a come dare un loro contributo per aiutare chi fuggiva dalla guerra.

Nadia, che è architetto, ha così immaginato di riconvertire l’area degli uffici per ospitare 35 profughi. Passa pochissimo tempo e venti operai si mettono subito al lavoro per ristrutturare lo stabile, in disuso dal 2016. “All’inizio – racconta Tommaso – avevamo pensato di dare questo spazio a un’istituzione: noi vi diamo l’immobile finito e poi voi lo gestite. Abbiamo chiesto a tutti ma nessuno poteva prendersi in carico questa struttura. Nonostante questo, con la mia fidanzata abbiamo deciso di andare avanti”. Così, mentre erano in corso i lavori, sono stati pubblicati gli annunci per offrire ospitalità ai profughi e, in contemporanea, sui social è stato chiesto ad altri privati di contribuire per raccogliere i beni necessari (letti, lavatrici, alimenti, sedie, tavoli, stoviglie e tanto altro) per il fabbisogno della comunità.

Immediatamente sono arrivate dall’Ucraina tantissime richieste, mentre alla gara di solidarietà hanno risposto numerosi privati che hanno dato il loro prezioso contributo. Oggi a Bovisa, in quello che sembra un residence più che un luogo di accoglienza, sono ospitati 28 profughi, tra donne e bambini ucraini. Nei prossimi giorni ne arriveranno altri 7. Ma le difficoltà, tra burocrazia e gestione, non mancano. Per fortuna, però, a sostegno di Tommaso e Nadia pochi giorni fa è arrivata Emergency. “Adesso andiamo avanti con Emergency che molto gentilmente ci sta aiutando con dei volontari, facendo fronte a tutte le incombenze come cibo, documenti e gestione ordinaria. Anche se penso che sarebbe stato più compito delle istituzioni supportare i privati in queste iniziative”. L’obiettivo di Tommaso adesso è “fare in modo che la comunità non resti un’isola dei rifugiati ucraini in via Negrotto 59 a Bovisa, ma riuscire a integrarla con le attività comuni della città”.

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