L’Istat rivede al ribasso la prima stima sull’inflazione dello scorso marzo. Inizialmente indicata al 6,7% viene ora fissata dall’Istat al 6,5%, questo l’incremento medio dei prezzi rispetto al marzo 2021. In un solo mese, da febbraio a marzo, i prezzi sono saliti dell’1%- L’ “inflazione di fondo”, depurata dalle componenti più volatili come prezzi energetici e alimentari, accelera da +1,7% a +1,9% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,1% a +2,5%. Il tasso acquisito per il 2022, vale a dire l’inflazione che si registrerebbe a fine anno in caso di variazioni nulle da qui a dicembre, è pari a +5,2% per l’indice generale e a +1,5% per la componente di fondo. Si conferma che a spingere con vigore l’indice sono i bene energetici, in un mese che incorpora già gli effetti della guerra in Ucraina. L’incremento della voce energia è stata di ben + 50,9% rispetto ad un anno fa. In particolare le bollette sono raddoppiate nel giro di un anno.

Forti incrementi anche per gli alimentari, in particolare i “non lavorati” (+ 8%). Il cosiddetto carrello della spesa, sotto indice che include i beni a più alta frequenza di acquisto come appunto alimentari oltre a prodotti per la casa e la cura della persona, che passa da 5,3 a 6,5%. Secondo Coldiretti la metà della famiglie italiane sta cambiando le sue abitudini di acquisti alimentare per fare fronte ai rincari. Catania è la città italiana che registra il tasso di inflazione più elevato raggiungendo l’8,1%. Seguono Bolzano (7,8%) e Messina (7,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano a Torino (5,6%) e Reggio Emilia (5,3%). A Roma l‘inflazione si colloca al 6%, a Milano all 6,1%, a Napoli al 6,5%. In generale la crescita dei prezzi accelera in tutte le ripartizioni geografiche ed è al di sopra del dato nazionale nelle Isole (da +6,8% di febbraio a +7,5%), nel Sud (da +6,0% a +6,7%) e nel Nord-Est (da +5,9% a +6,7%). Sono al di sotto della media nel Centro (da +5,6% a +6,1%) e nel Nord-Ovest (da +5,3% a +6,0%).

Confcommercio fa sapere che il su indicatore dei consumi ha registrato in marzo una risalita del 4,8% rispetto a marzo 2021, “frutto di una crescita del 44,8% per i servizi e di un calo del 3,9% per i beni. Rispetto allo stesso mese del 2019, però, la domanda, nel complesso, è ancora mediamente inferiore dell’11,8%, con i servizi legati al turismo che pagano una distanza percentuale rispetto ai livelli pre-crisi di oltre il 30%”. “I tempi per il completo recupero si dilatano: il traguardo deve essere posticipato a fine 2023”, si legge nella nota dell’azzociazione La tendenza al ridimensionamento della domanda è “confermata anche dai dati destagionalizzati, che segnalano, nel complesso del primo trimestre del 2022, una riduzione dello 0,9% rispetto all’ultimo quarto del ’21”.

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