“Quando finirà questa maledetta guerra, non deve iniziare il tempo dell’impunità. Amnesty International sta raccogliendo in modo indipendente numerose prove di crimini di guerra che sono a disposizione delle indagini del Tribunale penale internazionale. Prove dalle quali emerge fin dal primo giorno un sistema di crimini di guerra, compiuti dalle forze russe in Ucraina, tra cui bombardamenti di ospedali e scuole, attacchi indiscriminati contro i civili e l’uso di bombe a grappolo, munizioni vietate dal diritto internazionale. E ancora: bombe a caduta libera, esecuzioni extragiudiziali, uccisioni efferate come accaduto a Bucha. Condotte per le quali sono previste indagini, processi e punizioni”. A rivendicarlo, nel corso di un sit in organizzato a Roma, a Bocca della Verità, il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury.

In merito alle reali possibilità di incriminare il leader della Federazione russa – considerato anche come la Russia non abbia ratificato lo Statuto istitutivo e non riconosca la giurisdizione della corte penale internazionale – e ottenere giustizia, Noury sottolinea: “Il Procuratore indaga perché ha la competenza per farlo, tanto che l’indagine è partita. Certo sappiamo che non ha una polizia per eseguire mandati di cattura, ma dal punto di vista della reputazione, il fatto che eventualmente un leader di uno Stato sia considerato un ricercato, un latitante, non è poco. Se Putin fosse incriminato, non potrebbe andare in 123 Paesi perché questi Paesi avrebbero l’obbligo di arrestarlo“.
“Le indagini non dovrebbero iniziare da Putin, evidentemente, ma sul campo da chi ha eseguito e ordinato crimini di guerra, chi li ha politicamente coperti, un capo di Stato maggiore o un ministro della Difesa e poi salire su, nella scala gerarchica, fino ai vertici. Se si dimostrasse che Putin sapeva o non poteva non sapere, e che sapendo non ha impedito, allora è un criminale di guerra. E come tale va giudicato”, ha concluso.
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