Una base militare nel Parco naturale di San Rossore, con una parte dei soldi e con la corsia preferenziale del Recovery Plan. Per il governo Draghi la costruzione del nuovo presidio dei carabinieri – che dovrebbe ospitare Gis, paracadutisti del Tuscania e centro cinofili – dovrebbe avvenire a Coltano, in un segmento di una riserva naturale che si estende sulla fascia costiera delle province di Pisa e Lucca. Si tratterebbe di 440 metri cubi di nuovi edifici, in un’area recintata di 730mila metri quadrati di area protetta. Cemento tra campagna e pinete, a 13 chilometri dalla Torre di Pisa. Le strutture militari – secondo il Dpcm di Draghi – verranno edificate sopra e intorno al Radar, come lo chiamano i circa 400 abitanti della zona: è un ex edificio militare in disuso con il quale fino al 2006 gli statunitensi controllavano i cieli italiani dalla vicina Camp Darby, una delle basi americane più importanti d’Europa. Il progetto prevede una pista di atterraggio per elicotteri, due poligoni di tiro, caserme, centri di addestramento, laboratori, magazzini, palestre, uffici, piscine, officine, infermeria, mensa, 18 villette a schiera e un autolavaggio. Tutto andrebbe al condizionale in realtà perché nonostante il decreto abbia la firma – oltre che del premier – anche del ministro della Difesa Lorenzo Guerini a protestare c’è anche il Pd nazionale, che come noto è guidato da un segretario pisano, Enrico Letta. “Il Pd, nei suoi organismi del territorio, in verità si è già pronunciato pubblicamente e si espresso contro, definendola una scelta sbagliata” ha fatto sapere il Nazareno.

Il decreto di Draghi e Guerini, due mesi dopo la firma, è arrivato finalmente anche sulla scrivania di Lorenzo Bani, il presidente del Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli (questo il nome integrale). “Una decisione non concordata, ed essendo il decreto già stato firmato, non c’è più margine di discussione” dice Bani, ex assessore all’Ambiente a Pisa che dice di essersi trovato davanti al fatto compiuto. L’iter che ha portato all’approvazione della nuova base militare a Coltano infatti è stato quello di una “procedura semplificata” in quanto “opera destinata alla difesa nazionale”. Questo significa che può essere costruita in una zona sottoposta a vincoli ambientali senza che sia necessaria l’autorizzazione paesaggistica, per la quale sarebbe stato fondamentale l’assenso del parco. Bani ha capito che c’è poco da fare e ora chiede al governo di finanziare almeno delle “opere compensative“: realizzazione di un parco verde in una vecchia caserma non utilizzata e la restaurazione e realizzazione, in un vecchio edificio limitrofo all’area interessata, di un polo dedicato all’agricoltura biologica e al cibo di qualità.

Ma dentro il governo e in particolare dentro al Pd che ne è uno dei principali sostenitori e per giunta esprime proprio il ministro della Difesa i toni sono quelli di una decisione tutt’altro che definitiva. A parlare per primo era stato il capogruppo del Pd in consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli che aveva parlato di un progetto “non sostenibile per il territorio”. “Con tutto il rispetto per la sicurezza nazionale – aggiunge – sono finiti i tempi nei quali si poteva pensare da Roma di realizzare un intervento di queste dimensioni, in un’area di elevato pregio ambientale, derogando a tutte le leggi di tutela dell’ambiente e del territorio in nome della difesa nazionale, scavalcando completamente le istituzioni del territorio e ignorando le criticità evidenziate da tutti gli enti competenti, a cominciare dall’ente Parco”. Il Pd porterà la questione all’attenzione del consiglio con un atto ad hoc per chiedere al presidente Eugenio Giani di “attivare ogni strumento” per un confronto con ministero e vertici militari. Obiettivo: “Scongiurare un intervento così impattante in un luogo protetto”.

E Giani si è fatto sentire oggi, spiegando di aver richiesto tutti i progetti “di cui io allo stato attuale non sono a conoscenza, ma che dovranno essere approfonditi perché gli interventi in questo Paese, soprattutto nella delicatezza di quello di cui si parla, di un’area protetta, devono essere ben considerati“. “Voglio affrontare le cose con grande rispetto verso l’Arma dei carabinieri, perché quello che l’Arma dei carabinieri fa lo fa al servizio del Paese – ha aggiunto – quindi sono convinto che l’approfondimento, e anche l’eventuale rimessa in discussione, dei progetti che sono stati formulati, avverrà in modo concordato, con un approfondimento che troverà sicuramente le autorità dell’Arma a disposizione delle popolazioni attraverso le loro istanze territoriali”.

Il parco di San Rossore, oltre 23mila ettari di verde, è l’area protetta più militarizzata d’Italia. Comprende due poligoni di tiro, la sede del Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari (il Cisam), il centro di addestramento degli incursori Col Moschin e l’insediamento del Comando delle forze speciali dell’esercito (Comfose) che, inaugurato due anni fa, è costato alle casse dello Stato 42 milioni di euro. Inoltre è presente dal 1951 la base militare americana Camp Darby che occupa circa 2mila ettari. Detiene nei suoi 120 bunker il più grande arsenale militare Usa all’estero. Per questo ormai si parla di “Cittadella militare”: eguaglia quasi per metà la grandezza del centro storico di Pisa.

Da parte sua il comando provinciale dei carabinieri di Pisa assicura che la nuova base “avrà un basso impatto ambientale”: “L’area avrà un’estensione complessiva di 72,9 ettari, ma 28 saranno mantenuti a superficie verde e le edificazioni ne copriranno solo 5 (lo 0,02% del parco)”. L’Arma precisa tra l’altro che nell’area che sarà tolta al Parco ma non sarà interessata da nuove costruzioni sarà “valorizzata con un’estesa piantumazione di vegetazione autoctona per incrementare l’assorbimento di anidride carbonica e ben 40 ettari saranno adibiti a viabilità e servizi, con idonee opere di regimazione e di vegetazione: i criteri di progettazione perseguono un bassissimo impatto ambientale e paesaggistico, tutti gli edifici avranno un’altezza massima di tre piani e garantiranno emissioni pressoché nulle grazie al ricorso a sistemi di riscaldamento e condizionamento con impianti fotovoltaici e solare termico“. Il sedime interessato “è in parte già costruito e per il resto è classificato zona agricola di recupero ambientale”. Per valorizzare il territorio sotto il profilo della sicurezza ambientale e della salvaguardia della biodiversità, nella nuova base ci sarà anche “un distaccamento carabinieri per la biodiversità e sarà trasferita la stazione dei carabinieri forestali di Pisa, dotata di unità a cavallo per la vigilanza sul parco”. Infine, nella base “lavoreranno quotidianamente diverse centinaia di carabinieri, dei quali molti vi risiederanno con le loro famiglie e che presso quella base, saranno ospitati corsi e delegazioni, producendo un flusso costante di visitatori presso le strutture ricettive locali, con i conseguenti benefici sull’indotto economico della periferia pisana”. Asilo nido e impianti sportivi della base saranno messi “a disposizione anche della collettività”.

“Si tratta di un intervento all’interno dell’area naturale protetta che, di fatto, annullerebbe anni di lavoro per la conservazione della natura” sottolinea il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri. “I parchi in Italia coprono il 12% del territorio svolgendo una preziosa funzione di tutela della biodiversità – aggiunge – Qui la discussione non riguarda il merito della base, le cui decisioni spettano ad altri, ma il dove; c’è un 88% di territorio fuori dai parchi dove poter scegliere”. Per Sammuri, “non mancano certo alternative e la decisione di intervenire in una zona dedicata alla conservazione della natura è abbastanza incomprensibile, considerando anche la volontà espressa più volte dal governo di dare rilevanza ai temi della sostenibilità ambientale alla luce anche delle politiche europee”. Stupefatto Alessandro Giannì, direttore campagne di GreenPeace Italia che a ilfattoquotidiano.it it dice: “Trovo bizzarro che il ministero delle Transizione Ecologica abbia avviato nel 2021 il processo di definizione della Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, che delinea una visione di futuro e di sviluppo incentrata sulla necessità di invertire a livello globale l’attuale tendenza alla perdita di biodiversità e al collasso degli ecosistemi, e che ad oggi vengano approvati e spesi soldi così“. Legambiente Pisa sottolinea che nello statuto dell’ente parco “si dichiara che sua finalità la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale. Sono questo obiettivi di pace con la natura in un contesto di pace tra le persone e i popoli”. “La ‘ripresa e la resilienza’ – aggiungono gli ambientalisti – dovrebbero essere perseguite con un cambiamento di rotta capace di superare la presente crisi economica, ambientale e sociale. Il sacrificio di un prezioso bene ambientale si muove in direzione opposta”. Increduli anche i pacifisti-ecologisti di Un Ponte per che in un comunicato si domandano: “Com’è possibile che il governo Draghi – mentre aumenta la spesa militare al 2% del Pil – decida senza opposizione di deviare risorse del Pnrr dalla ripresa economica italiana (e dalla transizione ecologica) verso le infrastrutture militari, a scapito dell’ecosistema di un parco che dovrebbe generare turismo sostenibile?”.

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