Lo aveva risparmiato dal primo elenco dei “Putinversteher“, i simpatizzanti della Russia, pubblicato su Repubblica a inizio marzo e basato su un presunto “studio della Columbia university” che tale non era. Un mese dopo, però, Gianni Riotta ha inserito anche Lucio Caracciolo – “colpevole” di scetticismo sull’efficacia delle sanzioni – nella propria personalissima lista dei putiniani d’Italia, intellettuali, politici e giornalisti che hanno espresso punti di vista leggermente dissonanti dal coro dell’atlantismo guerrafondaio. Il fondatore di Limesdiventa ora per Travaglio e il Fatto-Tass portabandiera dei #Putinversteher con il perenne bla bla su peccato originale Occidente. Peccato davvero, ma la deriva era visibile da anni ormai”, twittava l’8 aprile l’ex direttore di Tg1 e Sole 24 Ore, senza apparente aggancio di cronaca (se non il ritorno in voga sui social di una tabella pubblicata su un vecchio numero della rivista, in cui si evidenziavano le “iperboli” nella narrazione occidentale sulla Russia).

Stavolta però la provocazione di Riotta non attecchisce nemmeno nella sua area culturale: a dargli corda è stato solo Bobo Craxi, mentre il segretario del Pd Enrico Letta, il giorno dopo, fa sapere di essere “orgoglioso” di far parte del Comitato scientifico di Limes. A seguirlo – sabato – Ezio Mauro, editorialista ed ex direttore di Repubblica, il quotidiano che ospita gli articoli di Riotta: “Lucio Caracciolo è l’esempio migliore di giornalismo competente e libero“, scrive sullo stesso social, facendo il pieno di like e retweet. E sempre su Repubblica, lo stesso giorno, compare un’intervista di Concetto Vecchio a Gianrico Carofiglio in cui lo scrittore fa un riferimento piuttosto chiaro: “Non mi piace il tono che ha preso il dibattito, sempre più carico di offese alla persona. Si pensi a quello che hanno detto a Lucio Caracciolo. Si può non essere sempre d’accordo con quello che dice, ma mi sembra un’enormità definirlo putiniano“.

Domenica, infine, a calare il carico più pesante è Massimo Giannini, ex vicedirettore di Repubblica e attuale direttore della Stampa, non certo un simpatizzante putiniano. “(…) Le sanzioni quasi mai sono bastate a far finire un conflitto bellico”, scrive nel proprio editoriale. “Lucio Caracciolo ce lo ha opportunamente ricordato, nel fuoco di questa tragica crociata di Santa Madre Russia contro l’Ucraina. E solo nella parallela e patetica guerricciola delle pseudo-intelligenze tricolori questo giudizio storico basta per cucire sulla giacca di uno dei più autorevoli di geopolitica internazionale la “Z” infame della Brigata “Putinversteher” guidata dall’ineffabile professor Orsini. Tant’è: nella lunga notte della ragione italiana, purtroppo, tutte le vacche diventano nere“. Chissà se è russofilo anche lui.

La Repubblica tradita

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