Una “difesa” di Ivan Urgant, il noto presentatore televisivo che si era schierato contro l’invasione dell’Ucraina, e l’ammissione di “ingenti perdite” sul terreno da parte dell’esercito. Tanto è bastato a Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin, per finire nel mirino dei falchi di Mosca. Una crepa degli ambienti più alti del Cremlino quando sono ormai trascorsi quasi 50 giorni dall’inizio della guerra. Contro la ‘voce’ del presidente russo si sono esposti personaggi assai noti e altrettanto vicini a Putin.

Ad iniziare da Ramzan Kadyrov passando per il segretario di Russia Unita Andrej Turchak fino a Evgenij Prigozhin, ritenuto l’ideatore della milizia Wagner. Tutti fedelissimi dello zar, tutti convinti che l’Ucraina debba essere spazzata via e non si debba impostare un negoziato per giungere a una conclusione concordata e onorevole della “operazione militare speciale”. Peskov è ritenuto ‘colpevole’ di aver definito Urgant un “grande patriota”, espressione che ha provocato la reazione del presidente ceceno Kadyrov. “Parla di discutibili patrioti che poi scappano all’estero e non dice nulla di me che sono stato promosso generale a due stelle”, ha detto il sanguinario leader delle truppe di Grozny.

Turchak e Prigozhin sono invece insorti dopo che Peskov, giovedì, aveva ammesso che la Russia ha riportato “perdite significative” e questo “per noi è un’enorme tragedia”. Il segretario generale del partito Russia Unita ha subito risposto: “Quali sono queste perdite significative? E quali non lo sono? E gli otto anni di vittime del genocidio nel Donbass? È stata per noi una tragedia semplice e quella di ora è invece una tragedia enorme? Propongo di portare a forza questi tribuni moscoviti nel Donbass. Così avranno un’illuminazione”.

Le “dissonanze”, ha aggiunto Turchak ricordando eventi del passato, portarono a “paese distrutto, milioni di vittime, occupazione, guerra persa e inizio dello scontro civile”. Prigozhin, attraverso il suo canale Telegram, ha bollato come “demoralizzanti” le frasi di Peskov definendole “non rispecchianti il quadro reale” e ha avvertito che le parole del portavoce del Cremlino non verranno più riportate nel suo canale di comunicazione, appellandosi alle “pubblicazioni patriottiche” affinché lo silenzio anche loro.

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