Un solo comandante per coordinare l’invasione dell’Ucraina. Dopo 44 giorni, la Russia ha deciso di scegliere un generale che tenga insieme tutti i fronti e supervisioni quella che per Mosca è un “operazione militare speciale”. Il prescelto, racconta la Bbc, è il generale Aleksandr Dvornikov, già a capo della spedizione in Siria. La scelta è ricaduta su di lui nei giorni in cui si fanno sempre più insistenti le voci di un “attacco finale” nel sud e nell’est del Paese per ‘riunire’ Crimea e Donbass e poter dichiarare di aver raggiunto un obiettivo militare, se non proprio la vittoria.

“Ci aspettiamo che il comando e il controllo complessivo delle operazioni migliorino”, ha affermato la fonte interpellata dalla tv pubblica inglese. La riorganizzazione è stata fatta appunto nel tentativo di migliorare il coordinamento tra le varie unità, poiché i gruppi russi erano stati precedentemente organizzati e comandati separatamente, ha affermato il funzionario. “Una persona deve avere la responsabilità di tutto: deve coordinare il fuoco, dirigere la logistica, adoperare le forze di riserva, misurare i successi e gli insuccessi delle differenti ali del fronte e, in base a quello che vede, modificare la strategia”, ha spiegato il funzionario alla Bbc.

Tutto questo finora non è avvenuto in Ucraina, anzi – secondo la fonte – le truppe impegnate sui fronti diversi si sono contese mezzi, equipaggiamenti e uomini. E diversi generali sono scesi “on the ground”, alcuni dei quali perdendo anche la vita. Sono sei – secondo gli ucraini – quelli uccisi dall’inizio della guerra. Un numero enorme per gli standard di guerra. Dvornikov ha 60 anni e finora era a capo del Distretto militare del sud. Formatosi nell’accademia Frunze di Mosca, Dvornikov è un “Eroe della Russia” grazie proprio al successo dell’operazione in Siria. La scelta ricaduta su di lui riporta alla mente la strategia già portata avanti in quel conflitto, ovvero la “tecnica Grozny”, precedentemente usata anche nella capitale cecena. Raid a tappeto, senza distinguere obiettivi civili e militari, così da aprire la strada all’esercito affinché possa prendere possesso delle città.

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