Dmitry Muratov, direttore del quotidiano russo Novaya Gazeta, ha deciso di donare la medaglia simbolo del Nobel per la Pace, ricevuta nel 2021, ai rifugiati ucraini. Lo rende noto la stessa testata: “Cosa possiamo fare: smettere di sparare, scambiare prigionieri, restituire i corpi dei morti, fornire corridoi umanitari e assistenza”, si legge. Ma soprattutto, prosegue, “Condividere con i rifugiati pacifici, i bambini feriti e malati che necessitano di cure urgenti, ciò che è caro e prezioso per gli altri. Novaja Gazeta ed io abbiamo deciso di donare la medaglia del Premio Nobel per la Pace 2021 al Fondo ucraino per l’aiuto ai rifugiati. Sono già più di 10 milioni“, si legge nel pezzo. “Chiedo di rispondere alle case d’asta che batteranno il premio di fama mondiale”.

L’anno scorso Muratov aveva già annunciato che avrebbe devoluto la sua quota del premio Nobel in denaro a cause come l’indipendenza dei media, a un ospedale di Mosca per malati terminali e alle cure per bambini con problemi alla spina dorsale, mentre non avrebbe tenuto nulla per sé. Nei giorni scorsi, a causa della legge bavaglio imposta da Putin sui media, il giornale aveva dovuto eliminare dal suo sito il materiale sulla guerra. Non ha però rinunciato a scrivere delle sue conseguenze, anche economiche, e della persecuzione dei dissidenti. Muratov aveva ricevuto il premio (condiviso con la giornalista Maria Ressa) perché “ha difeso per decenni la libertà di parola in Russia in condizioni sempre più difficili”. Oggi, scrivevano da Oslo, il suo giornale “è il più indipendente in Russia, con un atteggiamento fondamentalmente critico nei confronti del potere” e il suo giornalismo “basato sui fatti” e l’”integrità professionale” della testata, lo hanno reso “un’importante fonte di informazioni su aspetti censurabili della società russa raramente menzionati da altri media”. Muratov ha fondato Novaja Gazeta nel 1993: lo stesso su cui scriveva Anna Politkovskaja, autrice di inchieste sulla guerra in Cecenia uccisa nel 2006.

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