Papa Francesco approva la nuova costituzione apostolica della Curia romana. Si intitola Praedicate Evangelium ed entrerà in vigore il 5 giugno 2022, solennità di Pentecoste. Dopo nove anni di lavoro, Bergoglio ha voluto che fosse pubblicata nel giorno in cui la Chiesa celebra san Giuseppe perché proprio il 19 marzo 2013 si tenne in piazza San Pietro la messa di inizio del suo pontificato. Il segnale eloquente, da parte di Francesco, del compimento di un mandato che gli era stato affidato dai cardinali durante le congregazioni generali che precedettero il conclave. È la terza costituzione della Curia romana a essere emanata dopo il Concilio ecumenico Vaticano II. Nel 1967 san Paolo VI promulgò la Regimini Ecclesiae universae e nel 1988 san Giovanni Paolo II emanò la Pastor bonus che ora, come ha precisato la Sala Stampa della Santa Sede, “viene integralmente abrogata e sostituita”. “In tal modo – ha aggiunto il Vaticano – l’azione di riforma circa la Curia romana trova la sua forma compiuta”.

“Ogni istituzione curiale – si legge nella costituzione – compie la propria missione in virtù della potestà ricevuta dal Romano Pontefice in nome del quale opera con potestà vicaria nell’esercizio del suo munus primaziale. Per tale ragione qualunque fedele può presiedere un dicastero o un organismo, attesa la peculiare competenza, potestà di governo e funzione di quest’ultimi”. E ancora: “Ogni cristiano, in virtù del battesimo, è un discepolo-missionario nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù. Non si può non tenerne conto nell’aggiornamento della Curia, la cui riforma, pertanto, deve prevedere il coinvolgimento di laiche e laici, anche in ruoli di governo e di responsabilità. La loro presenza e partecipazione è, inoltre, imprescindibile, perché essi cooperano al bene di tutta la Chiesa e, per la loro vita familiare, per la loro conoscenza delle realtà sociali e per la loro fede che li porta a scoprire i cammini di Dio nel mondo, possono apportare validi contributi, soprattutto quando si tratta della promozione della famiglia e del rispetto dei valori della vita e del creato, del Vangelo come fermento delle realtà temporali e del discernimento dei segni dei tempi”.

La struttura della Curia rimane sostanzialmente la stessa con la Segreteria di Stato, le congregazioni e i pontifici consigli che diventano dicasteri, gli organismi di giustizia e quelli economici, gli altri uffici e le istituzioni collegate con la Santa Sede. Le modifiche principali riguardano il nuovo assetto dei dicasteri che diventano 16. Il primo è quello per l’evangelizzazione (con l’accorpamento della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione) “costituito da due sezioni: quella per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e quella per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari nei territori di sua competenza”. Esso è presieduto direttamente dal Papa in qualità di prefetto, mentre ciascuna delle due sezioni è guidata da un pro-prefetto. A seguire c’è il Dicastero per la dottrina della fede con le due sezioni, quella dottrinale e quella disciplinare, istituite recentemente da Francesco. All’interno di questo organismo, come si legge nella costituzione, “è istituita la Pontificia Commissione per la tutela dei minori il cui compito è fornire al Romano Pontefice consiglio e consulenza ed altresì proporre le più opportune iniziative per la salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili”.

L’Elemosineria Apostolica diventa, invece, Dicastero per il servizio della carità: “È un’espressione speciale della misericordia e, partendo dall’opzione per i poveri, i vulnerabili e gli esclusi, esercita in qualsiasi parte del mondo l’opera di assistenza e di aiuto verso di loro a nome del Romano Pontefice, il quale nei casi di particolare indigenza o di altra necessità, dispone personalmente gli aiuti da destinare”. Proprio come sta avvenendo con la guerra in Ucraina. Gli altri dicasteri sono: per le Chiese orientali, per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, delle cause dei santi, per i vescovi, per il clero, per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, per i laici, la famiglia e la vita, per la promozione dell’unità dei cristiani, per il dialogo interreligioso, per la cultura e l’educazione (con l’accorpamento della Congregazione per l’educazione cattolica e del Pontificio Consiglio della cultura), per il servizio dello sviluppo umano integrale, per i testi legislativi, e per la comunicazione. Si stabilisce, infine, un mandato a tempo: “Di regola dopo un quinquennio, gli officiali chierici e membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica che hanno prestato servizio nelle istituzioni curiali e negli uffici fanno ritorno alla cura pastorale nella loro diocesi/eparchia, o negli istituti o società d’appartenenza. Qualora i superiori della Curia romana lo ritengano opportuno il servizio può essere prorogato per un altro periodo di cinque anni”.

Twitter: @FrancescoGrana

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