A tre giorni dalla decisione di Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp) di ammorbidire la policy dei social, permettendo per esempio di incitare alla morte del presidente russo, Vladimir Putin, da oggi è diventato inaccessibile Instagram. Mosca ha accusato il social network di diffondere appelli alla violenza contro i russi in merito alla guerra in Ucraina. “Consentiremo in via temporanea alcune forme di espressione politica che altrimenti violerebbero le nostre politiche” aveva fatto sapere Meta, precisando che fra le espressione consentite c’è la “morte degli invasori russi”, ma anche di Putin e del presidente Lukashenko. “Si tratta di misure temporanee per difendere la libertà di espressione delle persone che stanno affrontando questa situazione – ha precisato Meta – Come di consueto, stiamo vietando gli appelli alla violenza contro i russi al di fuori dello stretto contesto dell’invasione in corso”. L’aggiornamento dell’app è diventato impossibile da questa mattina, mentre il sito è inaccessibile senza una Virtual Private Network (Vpn) come hanno constatato i giornalisti dell’Afp. Anche Instagram, come Facebook e Twitter, è ora nell’elenco dei siti ad “accesso limitato” pubblicato dal responsabile delle telecomunicazioni Roskomnadzor.

Il blocco della piattaforma ha avuto come immediata conseguenza nell’esponenziale utilizzo di Vpn (come del resto già accaduto poco prima e subito dopo l’invasione), strumento che maschera il reale indirizzo internet dell’utente consentendo di scavalcare la censura. Secondo dati forniti dalla società di analisi SensorTower a Cnbc, tra il 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina, e l’8 marzo sono stati infatti ben 6 milioni i download di queste app tra Play Store e App Store, con un aumento del 1.500% rispetto alla finestra di 13 giorni precedente l’attacco. La società di servizi Vpn SurfShark ha inoltre riferito che le vendite in Russia, sempre a partire dal 24 febbraio, si sono impennate del ben 3.500%.

Le Vpn, oltre a mascherare il reale indirizzo Ip dell’utente simulano anche una posizione geografica differente rispetto a quella effettiva. In questo modo chi naviga dalla Russia può accedere a siti e servizi altrimenti bloccati o rallentati. L’utilizzo di questo strumento consente di poter usufruire dei servizi da un lato aggirando la censura del governo – dalla mezzanotte in Russia è bloccato Instagram, da giorni sono bloccati Facebook e Twitter – ma anche le limitazioni imposte dalle aziende tecnologiche occidentali dopo lo scoppio della guerra. In risposta alle restrizioni di Mosca, l’8 marzo Twitter ha lanciato una versione Tor della piattaforma, che ne garantisce la fruizione anche in caso di censura.

Nei giorni scorsi la Duma aveva chiuso i suoi account su Instagram, Facebook e Twitter per volere del presidente Vyacheslav Volodin. Una decisione arrivata a seguito appunto della modifica della policy di Meta. Telegram è rimasto l’unico canale per la comunicazione ufficiale. “La nostra linea è proteggere la libertà di espressione in quanto manifestazione di autodifesa in reazione a un’invasione militare del proprio Paese” aveva scritto su Twitter Nick Clegg, ex vicepremier britannico ed ex leader del partito Liberaldemocratico che è al momento responsabile di Global Affairs per Meta rispondendo all’intenzione di Mosca di inserire Facebook e Instagram nella lista di “organizzazioni estremiste”. Nel suo intervento, Clegg spiegava che Meta “non è in lite con il popolo russo” e che nessun cambiamento è stato apportato in tema di linguaggio di odio “per quanto riguarda il popolo russo”. Quindi aveva aggiunto che tali cambiamenti sono temporanei e saranno sottoposti a costante verifica.

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