di Monica Valendino

La guerra in Ucraina rischia davvero di diventare la terza guerra mondiale? Sì. Ma a chi gioverebbe un conflitto che rischierebbe di diventare nucleare? Qui la risposta si fa più complicata.

Il popolo ucraino è alla disperazione, il suo governo reclama comprensibilmente più aiuti invocando la ‘no Fly zone’ sopra il suo territorio. Una richiesta già respinta dai paesi NATO che devono assolutamente proseguire su questa linea, perché questo è il confine dal quale non si tornerà mai più indietro, il limite da evitare perché il conflitto davvero non diventi una guerra totale. Serve fermezza e serve capire a fondo le mosse di Putin, che anche se la propaganda del momento lo vuole come un nuovo Hitler impazzito, difficilmente rispecchia questa tesi. Anzi, a molti osservatori appare lucido e convinto della sua operazione. Ma dove vorrebbe arrivare? Nelle sue parole c’è tutta la risposta. Lo spauracchio che il suo fine sia arrivare a conquistare altri paesi appare complicato perché a quel punto sarebbe lui ad aprire un fronte che implicherebbe automaticamente un intervento occidentale. Il suo obiettivo è l’Ucraina, vista come pezzo del puzzle mancante per ritornare a un equilibrio mondiale dal punto di vista russo.

La maggior parte delle richieste, alcune oggettivamente logiche, sono state sempre rimandate al mittente dagli Usa (demilitarizzazione e neutralità dell’Ucraina). Questo ha portato all’escalation culminata con il conflitto attuale al quale Putin ha posto un’altra condizione ai suoi interlocutori: la denazificazione del Paese. Cosa significa realmente questo? Per gli occidentali è difficile comprendere come una democrazia seppur embrionale possa essere identificata come un regime nazista. Purtroppo questo aspetto viene sottovalutato, ma forse la risposta alla seconda domanda iniziale sta proprio qui. L’Ucraina ha svoltato col golpe del 2014 dove tra i combattenti ci sono stati parecchi gruppi paramilitari legati all’estrema destra. Gruppi che Putin teme siano stati armati proprio dalla miopia statunitense, che non sarebbe nuova a commettere questo tipo di errori.

Ma c’è anche da considerare un filo nero che unisce l’estrema destra mondiale, l’unica che avrebbe da guadagnarci da un conflitto totale. Come riprendere il sogno di Hitler di un Reich oggi? Impossibile secondo le strategie militari conosciute, possibile se l’idea è mettere contro i colossi attuali per poi cercare di subentrare in un mondo completamente distrutto, almeno economicamente. Una estrema destra che in tutto il mondo ha lauti finanziamenti e che negli ultimi anni ha posto i suoi semi in idee nazionaliste (o populiste come le chiama qualcuno) che imperversano dall’America all’Europa. Qualcuno ha sottostimato l’attacco al Congresso a Washington di due anni fa dove persone comuni sono state fomentate proprio da gruppi legate anche a partiti, o meglio politici, tradizionali. Letta sotto questo aspetto la richiesta di Putin non appare illogica, anzi.

Ma ora che fare? Urge mantenere i nervi saldi, l’emotività delle immagini belliche potrebbe distrarre, poi cercare una nuova Yalta ammettendo tutti i propri errori del recente passato, dagli States che non hanno voluto ascoltare la Russia, all’Europa da sempre complice delle esigenze a stelle e strisce fino ovviamente a Putin che non può pretendere e ottenere un’Ucraina sotto il suo controllo. Possibile? Molto potrebbe dipendere dalla Cina che non ha nessun interesse a farsi invischiare in una guerra con il Pacifico già in fermento da tempo.

Probabilità? Impossibile dirlo, perché se seguiamo quel filo nero non si può sapere se chi lo manovra non voglia assolutamente andare a fondo nel far scontare Usa e Russia, un incubo peggiore di quello attuale e, forse, anche della cristallizzazione dell’attuale guerra.

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