Oggi l’Italia figura tra i Paesi europei che stanno inviando armi all’Ucraina per contrastare l’avanzata dei militari russi in tutto il Paese. Ma tra i mezzi blindati in mano agli uomini di Mosca ce ne sono alcuni spediti all’esercito del Cremlino recentemente. Non si tratta, infatti, solo di vecchie commesse, spiega Giorgio Beretta di Opal Brescia su Osservatorio Diritti: quelle esportazioni sono state autorizzate nel 2015 dal governo guidato da Matteo Renzi, per un valore superiore ai 25 milioni, in pieno embargo europeo dopo l’invasione della Crimea del 2014.

A luglio 2014, infatti, il Consiglio europeo aveva deciso di mettere un embargo sulle esportazioni di armamenti alla Federazione russa, proibendo di “vendere, fornire, trasferire, esportare armi verso la Russia, incluse munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari completi o in parti”. Come ricorda Domani, l’esportazione delle armi dall’Italia alla Russia, iniziata dal 2003, ha raggiunto il suo picco nel 2011, durante il governo Berlusconi: vennero venduti blindati Iveco per un valore di 106 milioni di euro, ma l‘embargo in quell’occasione non era ancora in vigore. È nel 2015 che si è invece concretizzata quella che Beretta definisce una violazione dell’embargo europeo: il governo di Matteo Renzi, con l’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e la ministra della Difesa Roberta Pinotti, ha autorizzato la vendita di 94 blindati, di cui 83 sono stati consegnati nello stesso anno.

La legge italiana 185 del 1990, quella che regola il commercio di armamenti, specifica infatti che le operazioni siano vietate “verso paesi nei cui confronti è stato dichiarato un embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite e dell’Unione europea”. Cosa che, come già scritto, era avvenuta circa sei mesi prima delle autorizzazioni rilasciate da Roma.

Se si osservano i dati ufficiali del Parlamento europeo, si nota che c’è una grande disparità tra le esportazioni di armi all’Ucraina e alla Russia da parte del governo italiano ma anche della federazione europea. Giorgio Beretta scrive che dal 1998 al 2020 è stata autorizzata l’esportazione di materiale bellico dai Paesi Ue all’Ucraina per un valore di quasi 509 milioni di euro, mentre alla Russia ne sono stati autorizzate per 1,9 miliardi di euro.

Ma Beretta sottolinea che, nello specifico, anche l’Italia ha fatto la sua parte: le esportazioni militari dall’Italia all’Ucraina hanno registrato un costante aumento dal 2015, passando dagli 84.278 euro del 2015 ai 3.880.431 euro dell’ultimo anno. Ma i valori dell’export militare verso la Russia sono ancora maggiori: nonostante negli ultimi anni non siano state concesse licenze per le esportazioni di armamenti dall’Italia alla Russia, i dati Istat del commercio segnalano una crescita degli export per il 2021: tra i 21.942.271 di euro di “armi e munizioni” già consegnate tra gennaio e novembre del 2021, oltre ad armi comuni come fucili (13.742.231 euro), pistole (151.074 euro), munizioni (4.093.689 euro) e accessori, figurano 3.118.107 di euro di armi e munizioni destinate, nonostante embarghi e sanzioni, a corpi di polizia o enti governativi russi.

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