Fine vita? È una materia delicatissima, anche dal punto di vista del principio, ed è tutto molto complicato. Poi mettiamoci la qualità di questo Parlamento, che ha affrontato nel modo che sappiamo questioni infinitamente meno complesse: ti vengono i brividi all’idea che determinate persone affrontino temi che fanno tremare i polsi all’intera tradizione europea culturale, filosofica, teologica, etica”. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus), il filosofo Massimo Cacciari si pronuncia sulla bocciatura del referendum sull’eutanasia legale, sottolineando: “Sul fine vita la mia posizione è molto ‘pagana’: io penso che ognuno vada lasciato libero di decidere se, come e quando intende finire la propria esistenza. Non possiamo pensare che l’esistere sia sempre e comunque un bene per tutti. Non è così e non lo è mai stato. È un tema sul quale bisogna che ognuno di noi taccia rispetto all’altro. Nessuno di noi ha la possibilità di guardare nell’anima di un altro e nessuno di noi può decidere della vita di un altro”.

Cacciari evidenzia: “È un po’ paradossale che venga accettato l’aborto e non il fine vita. Dal mio punto di vista, l’aborto mi pare una questione infinitamente più delicata di quella relativa all’eutanasia, perché nel primo caso ci va di mezzo un’altra potenziale esistenza e intervengo su qualcosa che non è mio. Con l’eutanasia decido per me e di fatto non si tratta di un intervento violento, perché c’è poco da fare: l’aborto è un atto violento e non riguarda soltanto la persona che decide di farlo. Quindi, una civiltà che è passata attraverso una decisione favorevole all’aborto come fa a tirarsi indietro sul fine vita? Mi sfugge. Credo che ci sia una conseguenzialità logica tra le due questioni, anche se il fine vita per me, dal punto di vista dell’atto, è infinitamente meno grave dell’aborto”.

Circa le parole di Papa Francesco sulla necessità di custodire sempre la vita, il filosofo si sofferma su una lunga analisi, citando anche il dialogo sul suicidio tra Plotino e Porfirio nelle “Operette morali” di Giacomo Leopardi: “Io credo che si possa declinare l’affermazione del pontefice in un modo totalmente laico e razionale. Io sono assolutamente contro il suicidio, come lo erano anche Platone, Plotino e tutti i filosofi. Certo, bisogna vivere, avere volontà di vita – continua – fare in modo che la vita raggiunga il suo acme che è volontà di conoscere, di sapere, di comprendere, di confrontarsi con l’altro, di intendersi. Sicuramente devi dare questo senso alla tua vita e su questo devi convincere il tuo prossimo. Ma come fai a costringerlo a vivere? È in totale contraddizione, perché se io non posso costringere uno che non può vivere nei termini che ho appena detto, che vita può fare? E ciò vale a prescindere dal suo stato di salute, perché questo non è un tema che riguarda i medici, ma l’anima”.

Meno conciliante è la posizione di Cacciari sulla bocciatura del referendum sulla cannabis legale: “Francamente non ne capisco la motivazione. Ma perché dobbiamo ‘clandestinizzare’ queste cose? È più dannoso, perché ogni meccanismo di proibizione su questi prodotti crea clandestinità e circuiti criminali. Il proibizionismo non ha mai funzionato sulla faccia della Terra. Si fa la lotta contro la cannabis e poi ogni anno ci sono migliaia e migliaia di persone che crepano perché fumano. Vi pare sensato? Abbiamo uno Stato che fa il pater familias, però gli va bene che fumiamo. Ma un minimo di coerenza e di razionalità esiste in questo mondo? – conclude – Io non dico mica di proibire il fumo, ma sostengo che certi prodotti non possano essere vietati perché c’è troppa gente che li vuole e che ne è dipendente. In quale film i ragazzi che si fanno di canne diventano tutti tossicodipendenti che si bucano? Smettiamola con questo paternalismo sanitario che è intollerabile, insostenibile e del tutto incoerente. Bisogna andare all’università per capire queste puttanate?”.

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