“La guerra è un controsenso della Creazione. Dio crea l’uomo e la donna e li invita a lavorare, fare figli, coltivare la terra: e loro si fanno la guerra tra fratelli. Per questo la guerra è sempre distruzione. Lavorare la terra, curare i figli, portare avanti una famiglia, far crescere la società è costruire: fare la guerra è distruggere”. In collegamento (in differita) con Che tempo che fa dalla residenza di Casa Santa Marta, papa Francesco ribadisce innanzitutto il proprio messaggio di pace. Nella lunga intervista il pontefice parla di migranti, ambiente, rapporto genitori-figli, lavoro, futuro della Chiesa. Ma dal conduttore Fabio Fazio non arrivano domande sui temi più scomodi: pedofilia, corruzione negli ambienti ecclesiatici, nemici interni al Vaticano. Argomenti su cui peraltro il papa ha già mostrato di non essere restio a parlare. La guerra, dice Francesco, è “al primo posto” nel mondo di oggi, dominato dalla “cultura dell’indifferenza”. E fa l’esempio dello Yemen, dilaniato da anni da un conflitto con migliaia di vittime. Se la guerra è al primo posto, al secondo “ci sono i bambini, i migranti, chi non ha da mangiare: certo, c’è chi cerca di aiutarli, ma al primo posto c’è la guerra. Guerra ideologica, di potere, commerciale. E tante fabbriche di armi. È duro da dire, ma è la verità. Le guerre producono bambini che muoiono di freddo, ma anche il bambino siriano morto sulla spiaggia”, il piccolo Aylan, “e tanti altri che non conosciamo”.

“Non sono un campione di peso, sopporto come tutti” – Il papa esordisce definendo la prima domanda di Fazio (“Come fa, come riesce ad abbracciare tutti e sopportare un peso così grande?”) “un po’ forzata, perché vedo tanta gente che sopporta ogni giorno cose brutte, non sarei onesto a dire che io sopporto tanto. Sopporto come sopportano tutti. E poi non sono solo, c’è tanta gente che sopporta insieme a me. Non sono un campione di peso, sopporto le cose come la maggioranza della gente”. E definisce “criminale” la politica dei respingimenti dei migranti, di cui ricorda l’odissea infernale: “Per arrivare al mare soffrono tanto. Ci sono dei filmati sui lager, uso questa parola sul serio, in Libia, su cosa soffrono nelle mani nei trafficanti. Poi rischiano per attraversare il Mediterraneo, e poi a volte vengono respinti. Una cosa è vera: ogni Paese deve dire quanti migranti può accogliere. È un problema di politica interna che dev’essere pensato bene. C’è l’Unione europea, serve mettersi d’accordo per un equilibrio”. Mentre “adesso c’è un’ingiustizia, vengono in Spagna e in Italia, i due Paesi più vicini”.

“Toccare il male, come medici e infermieri” – “Il migrante”, spiega il papa “va accolto, accompagnato, promosso e integrato. Ci sono Paesi, come la Spagna e l’Italia, che con il calo demografico che vivono hanno bisogno di gente, e un migrante integrato aiuta quei Paesi. Il fatto che il Mediterraneo sia oggi il cimitero più grande d’Europa ci deve far pensare”. Poi un altro passaggio sull’indifferenza: “C’è sempre una tentazione molto brutta: guardare da un’altra parte, non guardare. Quando c’è una tragedia, ci lamentiamo un po’ e poi è come se non fosse successo niente. Non basta vedere, è necessario sentire, toccare. Ci manca il toccare le miserie e il toccarle ci porta all’eroicità, penso a medici e infermieri hanno toccato il male durante la pandemia e hanno scelto di stare lì. Il tatto è il senso più pieno”. Invece oggi prevale “la psicologia dell’indifferenza: io vedo, ma non mi sento coinvolto“. “Criminale”, per il capo della Chiesa cattolica, è anche “buttare la plastica in mare: uccide la biodiversità, uccide la terra, uccide tutto. Prendersi cura del creato è la nostra vocazione”. Il conduttore gli chiede della famosa foto che lo immortala mentre esce da un negozio di dischi a Roma: “Che musica ascolta, che dischi ha comprato?” “Non sono andato a comprare”, risponde Francesco, “i titolari del negozio sono miei amici da anni e l’hanno risistemato, sono andato a benedire il nuovo negozio. Proprio lì c’era un giornalista che aspettava un amico per prendere un taxi”.

“Guardare dall’alto in basso solo per tendere la mano” – “Che cosa direbbe a noi genitori, padri e madri di giovani e adolescenti che sembrano non sentire la sofferenza degli altri?”, chiede Fazio. “Dico solo una parola: vicinanza“, risponde il pontefice. “Quando si confessano coppie giovani o parlo con loro chiedo sempre: “Tu giochi con i tuoi figli?” A volte sento risposte dolorose: “Padre, quando esco dormono e quando torno pure”. Questa è la società crudele che allontana genitori dai figli. È importante giocare con i figli, stare coi figli, non spaventarsi delle cose che dicono. Anche quando un figlio fa qualche scivolone, bisogna stargli vicino. I genitori devono essere, mi permetto la parola, complici con i propri figli”. “Quante volte”, dice ancora il papa, “si guardano gli altri dall’alto in basso, per dominarli, sottometterli, e non per aiutarli a rialzarsi? Ci sono impiegate che ogni giorno pagano col corpo stabilità lavorativa. Guardare dall’alto in basso”, spiega tendendo una mano allo schermo, “è lecito solo per tendere la mano, aiutare ad alzarsi”. Fazio chiede se qualcuno non meriti il perdono e la misericordia di Dio. “Dio ci ha fatto buoni, ma liberi. Tra le nostre libertà c’è quella di fare tanto bene, ma anche tanto male. Dirò una cosa per cui forse qualcuno si scandalizzerà: essere perdonati è un diritto umano. Tutti abbiamo diritto di essere perdonati se lo chiediamo. Questo lo abbiamo dimenticato”. E cita la parabola del figliol prodigo, in cui “il papà aspettava il figlio per perdonarlo: il figlio aveva il diritto di essere perdonato, ma non lo sapeva, e per questo dubitava tanto”.

“Il clericalismo è una perversione, l’ideologia prende il posto del Vangelo” – “Una domanda a cui non sono mai riuscito a rispondere“, ammette Francesco, “è quella sul perché i bambini soffrano. Ho fede, cerco di amare Dio, ma non trovo una risposta. Dio è forte e onnipotente nell’amore, mentre il male e la distruzione sono nelle mani di un altro. Con il male non si parla, parlare con il male è pericoloso: Gesù non ha mai parlato con il Diavolo, l’ha cacciato via o gli ha risposto con la Bibbia. Alla sofferenza dei bambini io trovo una sola risposta: soffrire con loro“. Il papa cita un passaggio della propria enciclica Fratelli tutti sulle “ombre” della società: “Tanti leader mondiali hanno buone intenzioni, ma sono impotenti di fronte alle ombre presenti oggi nel mondo”. Come immagina la Chiesa del futuro? “Una Chiesa in pellegrinaggio. Oggi il male più grande della Chiesa è la mondanità spirituale. Un grande teologo diceva che la mondanità è il peggio che può capitare alla Chiesa, peggio dei papi libertini. La mondanità fa crescere una cosa brutta, che è il clericalismo, una perversione della Chiesa. Il clericalismo genera rigidità, e sotto la rigidità c’è putredine. Così l’ideologia prende il posto del Vangelo“.

“Me la cavo, non sono tanto santo” – Si sente mai solo, ha dei veri amici? “Sì, ho degli amici che mi aiutano, che conoscono la mia vita. Ecco perchè abito a Santa Marta, questo hotel dove posso incontrare tante persone, parlare con tutti. Uno dei motivi per cui non sono andato ad abitare nell’appartamento pontificio è che i papi che c’erano prima erano santi: io me la cavo, non sono tanto santo. Cosa voleva fare da grande, chiede Fazio? “La prima cosa che volevo fare è il macellaio, perché quando andavo a fare la spesa lo vedevo con una busta con tanti soldi dentro. Questo – ha ironizzato – è un po’ l’animo genovese che ho ereditato da parte di mia madre. Anche i piemontesi sono un po’ attaccati ai soldi, ma dissimulano. Poi mi piaceva la chimica, ho lavorato in laboratorio, stavo preparando l’ingresso a medicina, poi sono entrato in seminario. Ma la chimica mi ha sedotto tanto”.

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