Lo smart working nella Pubblica amministrazione resta l’incubo di Renato Brunetta. Il ministro lo ha voluto tenere a freno anche quando l’ondata di Omicron galoppava e gli altri Paesi Ue ne facevano un utilizzo quasi totalizzante. Ora è tornato ad attaccarlo, bollando implicitamente come fannulloni tutti i dipendenti pubblici che scelgono il telelavoro e con una descrizione per lo meno bizzarra: “Vaccini e presenza – ha detto giovedì Brunetta ai microfoni di Skytg24 – piuttosto che chiusi a casa, con il telefonino sulla bottiglia del latte a fare finta di fare smart working, perché diciamocelo far finta di lavorare da remoto, a parte le eccezioni che ci sono sempre”. Parole che hanno provocato la reazione indignata dei sindacati, che hanno voluto ricordare al ministro come proprio grazie al lavoro agile dei dipendenti pubblici “l’Italia ha potuto affrontare la pandemia e tenere in piedi il Paese”. Ma è arrivata anche la reazione del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che seppur senza citare Brunetta, ha invitato a non demonizzare uno strumento che “può aiutare, è una grande occasione che può essere colta anche dal Mezzogiorno”. Mentre i primi a intervenire sono stati gli stessi lavoratori, che sui social network hanno preferito puntare sull’ironia, tra le foto di Brunetta addormentato sul posto di lavoro e quelle del latte vicino al pc. Con una domanda più che legittima: “Cosa devo fare con la bottiglia?“.

Dopo le polemiche e le dure prese di posizione dei sindacati, Brunetta ha deciso di rispondere con un post su Facebook: “Da una parte sola: dalla parte delle famiglie e dalla parte delle imprese. Dalla parte di tutti i cittadini che hanno diritto a servizi pubblici efficienti, con tempestività, gentilezza e cortesia. Ho voluto uno smart working finalmente regolato e strutturato, che tutela i diritti dei lavoratori e quelli dei cittadini. Senza pregiudizi, guardiamo al futuro. Siamo tutti dalla stessa parte”, ha scritto il ministro. Che però sul tema è recidivo: già a settembre, ad esempio, aveva definito lo smart working nato durante la pandemia “un lavoro a domicilio all’italiana perché “è senza contrato, senza obiettivi, senza tecnologia e senza sicurezza”.

“Un po’ di demonizzazione fatta va rivista, lo dicono le grandi Company: è un modo per ripensare le nostre città, il rapporto tra lavoro e tempo libero, tra periferie e centro”, dice invece il Orlando, intervenendo all’evento ‘Italia domani” organizzato a Palermo dalla Presidenza del Consiglio. “Siamo il primo Paese ad avere fatto un accordo sullo smart working, stabilendo le regole del gioco – ha detto il ministro – Dopo la pandemia ci sarà più smart working rispetto al periodo pre-pandemia. Questo modello pone nuove questioni legate alla socialità, al diritto alla disconnessione, alla sicurezza: per questo non ho voluto intervenire normativamente e ho voluto promuovere un accordo con le parti sociali, siglato nel giorno dello sciopero generale. E’ una buona base per accompagnare l’evoluzione che avrà lo smart working”, assicura Orlando

La reazione dei sindacati
“Affermazioni irricevibili. Ancora una volta il ministro Brunetta ha gettato la maschera, con affermazioni che la dicono lunga su come la pensa sul lavoro agile e quale considerazione e rispetto ha nei confronti delle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno servono lo Stato“, commenta Marco Carlomagno, segretario nazionale Flp. Che poi aggiunge: “Nonostante i danni che lui, proprio lui, ha provocato negli anni scorsi bloccando da ministro i contratti di lavoro, tagliando le risorse della contrattazione decentrata destinate a remunerare la produttività, negando il diritto alla carriera e alla valorizzazione del personale, impoverendo l’efficienza delle Amministrazioni con il blocco delle assunzioni, l’aumento della precarizzazione del lavoro, la scellerata politica delle esternalizzazioni e delle consulenze superpagate”.

“Il ministro Brunetta continua a puntare il dito contro i dipendenti della pubblica amministrazione. Le sue dichiarazioni indignano e screditano il lavoro di tutti coloro che, in questi mesi di emergenza sanitaria, proprio grazie al lavoro agile e affrontando le difficoltà legate alla infrastrutturazione digitale, sono riusciti a garantire la continuità dei servizi, preservando al contempo la salute dei cittadini e dei lavoratori. A loro andrebbe detto grazie“, ha commentato la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti. “Crediamo – ha aggiunto la dirigente sindacale – che si debba scommettere sullo smart working, investire in questa nuova forma di organizzazione del lavoro anche attraverso i rinnovi dei contratti”. “L’innovazione della PA, a cui il ministro dice giustamente di tenere, non si raggiunge attraverso il controllo o il lavoro solo in presenza, ma – ha concluso Scacchetti – valorizzando le professionalità e responsabilizzando così lavoratrici e lavoratori nelle proprie attività”.

Ancora più dura la replica della Uilpa, affidata a una nota pubblicata in mattinata: “Con regolare continuità il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, occupa la scena mediatica grazie a dichiarazioni sopra le righe: i lavoratori pubblici da ‘volti della Repubblica’ tornano a essere i vituperati fannulloni“. Se le cose non vanno per il verso giusto, sottolinea il sindacato, “il ministro dovrebbe interrogarsi sul suo operato. Brunetta è in carica da un anno. Cosa ha fatto per risolvere i problemi reali della Pubblica Amministrazione? A parte roboanti dichiarazioni, nel concreto operare degli uffici pubblici ben poco è cambiato. Non è cambiato il digital divide che taglia in due l’Italia. In tanti uffici non ci sono ancora postazioni e connessioni internet al passo con l’evoluzione tecnologica. Altri gli spazi sono angusti e inadatti a ospitare il personale se non rischiando il contagio. La politica per l’informatizzazione della Pubblica Amministrazione è un ginepraio impenetrabile. Allo stesso tempo i lavoratori pubblici in smart working lavorano spesso in ambienti inadatti a trasformarsi in uffici, ben oltre l’orario previsto, continuando a utilizzare i propri dispositivi digitali e a vedere aumentate le bollette per le utenze domestiche (luce, gas ecc.). Di tutto questo il ministro non parla“. Per questo, il sindacato rivolge un invito a Brunetta: “Esca dal palazzo Signor ministro e se ne renderà conto. Oppure rassegni le dimissioni“.

È intervenuta anche l’associazione sindacale dei professionisti della Pa, Flepar: “Il presidente della Repubblica ha indicato per il dopo pandemia la strada di una ‘nuova normalità‘. Per noi la nuova normalità è l’opposto della vecchia normalità. Confidiamo, pertanto, che il ministro Brunetta sappia rivalutare attentamente lo snodo ricostruttivo della PA che passa proprio da Lavoro Agile e digitalizzazione“, afferma la segretaria generale Tiziana Cignarelli. Che poi sottolinea “i tanti monitoraggi, sondaggi, petizioni, con cui i lavoratori pubblici hanno dimostrato l’importanza e l’utilità dello smart working per tutti: cittadini, lavoratori, utenza e servizi pubblici”. Flepar, inoltre, annuncia che proprio sul tema del lavoro agile promuove per il prossimo 15 febbraio un digital talk dal titolo, “Smart è chi smart fa”, con la partecipazione di personalità, esperti, docenti per riprendere attività e proposte per il rilancio della Pa e operativamente per il Pnrr.

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