Era sempre presente durante tutti gli interrogatori di Antonio Di Pietro. Negli anni di Mani pulite Rocco Stragapede era il poliziotto più vicino all’allora pm di Milano che indagava su corruzione e falsi in bilancio. Un rapporto quasi simbiotico tra l’inquirente e l’investigatore. Audizione dopo audizione, come ha raccontato anche l’investigatore in una intervista televisiva, si resero conto di essere sul punto di scoperchiare qualcosa di veramente grosso.

L’agente, che era finito nella squadra di polizia giudiziari di Di Pietro al rientro in servizio dopo essere stato ferito a un braccio e a una spalla, è morto a 71 anni. Da anni combatteva contro la Sla, una malattia a cui non si era arreso in nessun momento. Tanto che tre anni fa quando ormai era completamente immobilizzato era stato protagonista con il figlio Gabriele di una colletta per potergli consentire di assistere alla laurea.

Il rapporto con Di Pietro non si era interrotto e l’ex pm in diverse interviste ha sempre ricordato l’appuntato con enorme affetto, il primo investigatore con cui aveva iniziato a lavorare. Proprio ricordando gli anni passati insieme l’ex pm aveva rilevato il contenuto di un un messaggio che gli aveva inviato Stragapede: “Antonio, abbiamo intervistato tanta gente. Dovevamo arrestare il tempo che passa”. Stragapede era stato anche sentito come testimone a Brescia nell’ambito dell’inchiesta aperta sull’ex magistrato dopo Mani Pulite e conclusosi con un proscioglimento nel 1999. Quest’anno l’inchiesta iniziata con l’arresto di Mario Chiesa raggiugerà il traguardo dei 30 anni.

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