Un nuovo decreto della ministra dell’università e della ricerca, Maria Cristina Messa, incrementa il valore degli importi minimi delle borse di studio dall’anno accademico 2022/2023. In particolare, per gli studenti fuori sede e per gli studenti indipendenti, cioè quelli slegati dal proprio nucleo familiare, l’attuale importo è incrementato di 900 euro, arrivando a 6.157,74 euro. Per gli studenti pendolari l’aumento è di 700 euro che porta il valore a 3.598,51 euro, mentre per quelli con residenza nello stesso comune del proprio ateneo, quelli definiti in sede, la crescita è di 500 euro, arrivando a 2.481,75 euro. Il decreto dà attuazione all’art. 12 del decreto-legge n. 152 del 6 novembre 2021 che ha incrementato con i 500 milioni di euro totali del Pnrr per le borse di studio il Fondo integrativo statale (FIS) per il periodo 2021-2026.

Particolare attenzione è stata riservata agli studenti economicamente più svantaggiati, a quelli con disabilità e alle studentesse iscritte ai corsi di studio in materie scientifico-matematiche (Stem) con specifiche ulteriori agevolazioni e incrementi, per le quali l’importo della borsa di studio spettante è incrementato del 20%. Incrementi mensili di 600 euro per massimo dieci mesi spettano, inoltre, agli studenti che partecipano a programmi di mobilità internazionale. Il decreto ministeriale poi, alza i limiti massimi dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) e dell’Indicatore della situazione patrimoniale equivalente (Ispe) in modo da consentire a una platea più ampia di studenti, in possesso dei requisiti di merito previsti, di poter fare la domanda per l’accesso alla borsa di studio. In particolare, la soglia Isee è portata a 24.335,11 euro, mentre quella Ispe a 52.902,43 euro.

“Questa misura rappresenta il segno concreto dell’impegno continuo che abbiamo messo in campo nell’agevolare studentesse e studenti che vogliono investire nella propria formazione” spiega la ministra, Maria Cristina Messa. “È un sostegno che consente loro di allargare le possibilità di scelta, che li supporta nella decisione di frequentare l’università lontano da casa e li incentiva a scegliere percorsi Stem. Ai giovani deve arrivare forte il messaggio che il Paese crede in loro e li accompagna, attraverso strumenti importanti, a costruire il proprio futuro”, conclude la ministra.

“Il nuovo decreto è sicuramente un primo passo che, in un paese immobile come l’Italia, fa quasi ben sperare”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Eva Parenti, rappresentante degli studenti nel consiglio di amministrazione del Politecnico di Milano. “Rimangono invece criticità urgenti, legate al diritto allo studio. Basti pensare al criterio della prima immatricolazione assoluta, che non riconosce la borsa di studio a studenti con trascorsi accademici diversi: questo penalizza tutti coloro che cambiano ateneo dopo pochi mesi o che, in attesa di entrare in facoltà a numero chiuso, hanno deciso di tenersi occupati continuando a studiare”. Un’altra questione importane, continua Parenti, è quella riguardante gli affitti per i fuori sede, soprattutto nelle città più grandi: “In una città come Milano gli affitti sono proibitivi anche per i residenti, dove i costi nella città vanno dai 4.000 ai 9.000 € al metro quadro. Altre città come Bologna stanno andando in questa direzione, precludendo l’iscrizione agli atenei delle città più grandi e importanti, dal momento che la borsa di studio non arriva a coprire nemmeno la totalità del costo di un affitto annuale“.

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